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 2013  gennaio 30 Mercoledì calendario

ECCO PERCHÉ C’È DA FIDARSI DELLE ISPEZIONI DI VISCO

La priorità è evitare una “catastrofe comunicativa” al riguardo del sistema bancario, cioè l’induzione di una destabilizzazione generata dalla diffusione di notizie imprecise ed emotivizzate al riguardo del caso Mps che poi provochino un contagio sistemico. Come? Facendosi domande razionali.
Principale e prima: è Mps in grado di proseguire l’attività nonostante le perdite? Con l’iniezione di capitali – prestito con interessi molto onerosi e non regalo – erogati dal Tesoro, circa 4 miliardi, certamente sì. Quindi, poiché potrà farcela, non dobbiamo distruggere l’immagine di questa banca affinché possa ripagare i soldi prestati dallo Stato, tornare a remunerare i suoi azionisti, tra cui una massa di piccoli risparmiatori, e, soprattutto, continuare ad erogare credito.
Seconda domanda: l’attuale gestione di Mps merita fiducia? Se Banca d’Italia dichiara che non è prevista l’ipotesi del commissariamento ciò vuol dire che i suoi ispettori non hanno rilevato stress oltre misura – considerando l’iniezione di capitali detta sopra – né il rischio di comportamenti non conformi da parte dei nuovi manager. Possiamo fidarci? Nella mia esperienza di consigliere in società finanziarie regolate da Banca d’Italia posso dire che nei consigli di amministrazione si spende quasi metà del tempo a sentire le valutazioni del risk manager e del collegio dei sindaci, in materia di rispetto delle regole prudenziali e di trasparenza, perché c’è il terrore di sbagliare perfino una virgola, certi che in un’eventuale ispezione di “Bankit” anche un piccolo errore non sfuggirebbe. In analoghe esperienze all’estero, invece, posso testimoniare che la pressione del vigilante- regolatore è percepita come minore. Infatti è noto nel mercato internazionale che le istituzioni finanziarie italiane siano le più controllate al mondo. Per questo motivo se Banca d’Italia dice una cosa su un istituto ci credo ed invito a crederci. Ma non ha “beccato” i fattacci di Mps nel passato? In realtà può succedere che un’operazione ben nascosta da tecnici abili sfugga per un po’, ma le cronache mostrano che i segugi avevano annusato il problema, considerando che non hanno poteri di polizia. Qualora, poi, restassero dubbi residui, va annotato che dal 2008, anzi dal 2007, siamo in una crisi bancaria, ancora non chiusa in Europa, che ha costretto i regolatori a bilanciare la pressione sugli istituti con il rischio che saltassero portando tutti noi alla fame.
Con questo voglio dire che se qualcuno ha agito silenziosamente, non facendo esplodere pubblicamente il problema in un momento di rischio di contagio, ma comunque gestendolo silenziosamente per favorire il risanamento ed evitare disastri, ciò sarebbe perfino lodabile.
Per esempio, tante volte ho avuto la tentazione di approfondire la questione del buco di centinaia di miliardi nelle banche regionali tedesche gestite direttamente dalla politica, qui vi ho spesso accennato, ma mi sono frenato per non compromettere, pur minuscola voce, il silenzioso lavoro di riordinamento in atto in Germania. Per responsabilità. Con Il Prof. Marco Lombardi studiai a fondo, tempo fa, le “catastrofi comunicative” e trovammo che una minuscola voce incontrollata, nel sistema comunicativo odierno, può creare un leggenda di massa presa per vera e così generare una catastrofe reale. Impressionante.
Tale argomento ci porta, terza domanda, a quello di come trattare il caso Mps rispettando il dovere di verità, ma evitando di innescare catastrofi comunicative. Realisticamente, mi sembra che ci sia un confine netto tra passato e futuro nella gestione della banca: quindi è razionale e giusto indagare e svelare senza sconti i fatti del passato, ma senza trainarli al presente ed alle prospettive future. Aprirò un conto presso Mps, non eviterò la battuta, ma sorridendo, che c’è troppa puzza di comunisti, bilanciandola però con il rispetto professionale per le persone che lavorano nell’istituto.