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 2013  gennaio 30 Mercoledì calendario

IL GOL DI BERLUSCONI

[Galliani corona tre anni di inseguimento, da quando Mario lasciò l’Inter Al City vanno 20 milioni più bonus, il giocatore può arrivare a 5 per 4 anni] –
« OOOOOOO Balotelli, he’s a striker, he’s goodat darts, anallergy to grass but when he plays he’s fuc..n class, he drives around moss side with a wallet full of cash! » È il testo della canzone per il bad boy Balotelli creata dai fans del City. Ex fans di SuperMario perchè adesso è un giocatore del Milan, è già qui, visite mediche in mattinata, maglia numero nove, quella di Pato, contratto fino a giugno 2017 a quattro milioni a stagione più bonus. Ma qui siamo nell’ambito dei sussurri, a Manchester guadagnava 5, 5 milioni, difficile che Mino Raiola abbia abbassato le pretese del suo cliente, anche se Mario si era detto pronto a ridursi l’ingaggio pur di vestire rossonero. Con i bonus può arrivare anche a cinque, sono legati alle presenze, al numero delle reti e degli assist, agli obiettivi raggiunti dal Milan. Raiola è di una concretezza fuori range, ha chiuso la trattativa nello stesso hotel Landmark di Londra dove era saltata l’operazione Carlitos Tevez e dove questa volta ha ipnotizzato gli inglesi con i suoi giri di parole. Il City era partito da una richiesta di 37 milioni, ha accettato un compenso di 20, più bonus di tre milioni, solvibile in quattro comode rate annuali. È una operazione da 75 milioni per uno dei migliori attaccanti in circolazione, azzurro e soprattutto tifoso del Milan fin da piccolo, una passione che non l’ha abbandonato neppure durante le sue stagioni con la maglia dell’Inter.
Sembrava un’operazione impossibile ma Adriano Galliani ha pensato di riportare in Italia Balotelli fin dal 13 agosto di tre anni fa, quando l’Inter lo ha ceduto al City. Dopo quella maglia gettata a terra nella semifinale Champions di San Siro con il Barcellona, Balotelli era diventato un capitolo chiuso, il suo urlo: «...Siete tutti dei figli di...» rivolto allo stadio, gli aveva precluso ogni possibile riabilitazione futura e quella clausola che concedeva all’Inter un possibile inserimento non è mai esistita in quanto Balotelli non l’ha mai firmata.
Moratti non ha mosso un dito, è stato avvisato dal City della cessione di Balo al-Milan ma ha messo giù la cornetta senza apparenti sintomi. Ma è inevitabile il confronto, la piazza interista è in subbuglio, lì davanti sono andati via Ibra, Eto’o e Sneijder, la cessione di Coutinho al Liverpool è stata ufficializzata auna tifoseria anestetizzata e preparata a tutto. Però è arrivato Rocchi, dai, nel giro di un mese si è capovolta la città, adesso il Milan è a tre punti e gira a velocità doppia. Moratti ha fatto sapere che quello che sembrava è proprio vero, ci sono i libri da sistemare.
Adesso l’attaccante che gira in macchina come gli pare, con il portafoglio pieno di contanti, è tornato qui, dopo aver incendiato la sua abitazione, preso a freccette i boys del City, strapazzato qualche automobile e una dozzina di femmine, dopo 80 presenze e trenta gol a Manchester. I suoi vecchi fan al City non l’hanno presa benissimo, sul web sono girate foto abbastanza volgarotte, Balo mancherà a tutti, era un buon cestino del ruffo dove scaricare ogni fallimento. Ha lasciato un club che ha portato in tribunale per una mega multa, per atteggiamenti non consoni, di 400mila euro che riteneva ingiusta e non voleva pagare, dopo aver litigato con mezzo spogliatoio e bisticciato forte con Mancini che lo aveva adottato e lo ha difeso fino all’impossibile. Balo che fumava e Mancio che lo rimproverava era un revival da Cuore che metteva il magone. E adesso Roberto Mancini al Milan nella prossima stagione potrebbe non essere impossibile. Dopo il trasferimento di Mario niente è più impossibile. Neppure Robinho alla Juventus.
Pazzini non l’ha presa benissimo, gli avevano assicurato che mai sarebbe arrivato un centravanti. Povero Pazzo che crede alle parole in tempo di mercato, adesso lì davanti il Milan mette giù tre sbarbati con la cresta che non ha nessuno al mondo, Pazzini un’altra volta. Prandelli hagiabenedetto l’operazione: «Ora dipende molto da lui, ha tutte le possibilità per dimostrare il suo valore».
Adriano Galliani è davanti al caminetto della sala bianca e se la gode. Quel masnadiero di Mino Raiola in canotta arancio conta gli euro, anche lui costa molto, un’altra missione impossibile chiusa senza feriti, basta catechizzare il cliente, rateizzare la cifra più impossibile del mondo e ripartire subito per una nuova avventura.


[Il Milan compra Balotelli dal Manchester City per 20 milioni di euro] –
Il grande colpo è arrivato, sui titoli di coda di un calciomercato scandito da qualche scambio e pochi ritocchi di qualità. Balotelli al Milan non è solo una questione che riguarda i rossoneri e la loro rincorsa al terzo posto che da domenica sera (sfida contro l’Udinese) può diventare più competitiva. No, è il rilancio dell’immagine del calcio italiano depressa da una stagione di eccellenti cessioni e da calcoli e rinunce tese a migliorare i bilanci delle società appesantiti da troppi disavanzi. Può essere soddisfatto il ct Prandelli: avrà questo Giamburrasca di Mario sotto gli occhi tutti i giorni e potrà valutarne i comportamenti dentro il collegio di Milanello. Ma dall’operazione (20 milioni la valutazione strappata al City con pagamento in 4 anni, più uno stipendio da 4 milioni netti a stagione, 13 milioni la rata annuale da pagare) può arrivare un messaggio di ottimismo per le sorti del pallone nazionale, già registrato a Firenze con la scommessa, firmata dai Della Valle, legata al recupero fisico di Pepito Rossi. Forse non è un caso che questo scatto d’orgoglio sia arrivato per merito di due imprenditori, Berlusconi e Della Valle, che hanno l’abitudine a confrontarsi col mercato, a cavalcarlo e a seguirne le tendenze anticipandone gli sbocchi.
Il grande colpo è arrivato, Galliani lo ha preparato con una traversata del deserto in pochi giorni (il City è partito da quota 37 milioni prima di scendere a più miti consigli), è stato scandito da molte interviste, frasi in libertà, alcune poi corrette, che hanno segnato l’andamento della trattativa.
Il giudizio più severo, pronunciato da Silvio Berlusconi nella trasmissione di Antenna3, «mela marcia», ha marcato la difficoltà più acuta superata grazie alla diplomazia di Mino Raiola ( nella foto ). Il presidente del Milan, che pure in passato aveva riservato carezze al giovanotto («ha una faccia simpatica da milanista», «Mario non è un sogno»), al momento decisivo ha fatto prevalere l’animo del tifoso sulle ragioni dello scrupoloso azionista. Balotelli, il grande colpo, è arrivato perché qualche mese prima i conti del club sono stati rimessi in ordine grazie alla famosa operazione parigina (170 milioni di risparmio complessivo). E così la lunga «nuttata» dei tifosi milanisti si è forse conclusa ieri con quel sì proveniente da Manchester. È arrivato Balotelli al Milan senza spendere una fortuna, è arrivato un altro dei ragazzi che possono riportare il club agli antichi splendori, è arrivato dove sognava un giorno neanche molto lontano di prendere residenza.
Adesso tocca a lui dimostrare che ne valeva la pena.


DIAVOLO IN CORPO [Il Milan spera di essere il capolinea delle Balotellate E la statua di Rocco proteggerà questo mulo crestato] –
Forse niente accade per caso diceva il leone saggio al più giovane cacciatore. Mario Balotelli leone lo è sempre stato, ragazzo d’agosto che arriva per riscaldare l’inverno di una parte della città, quella milanista, incendiando l’altra, la curva interista che aveva cominciato ad odiarlo anche prima del giorno in cui buttò la maglia sul filo spinato di San Siro. Proprio lui, adesso, ci dirà sul campo, e soltanto su quello speriamo, perché crede nella resurrezione del piede fatato che Roberto Mancini gli pestava volentieri, lasciandolo troppo spesso nell’angolo dei cattivi, dietro una lavagna dove il Mario, nato nel volontariato e cresciuto in una famiglia bresciana che lo aveva adottato, e poi svanito fra bollicine pericolose, scriveva cento volte ’ perché sempre io?’.
Adriano Galliani e il suo pigmalione Mino Raiola, uno che sa come si curano i mal di pancia che poi aumentano il guadagno della ditta, hanno sicuramente fatto preparare a Milanello una stanza vicino al monumento di Nereo Rocco, uno che avrebbe certo parlato a questo mulo crestato, in maniera che potesse capire che oltre quegli alberi avrebbe trovato soltanto gioia se solo si fosse dedicato al pallone, il suo lavoro, la sua arte, il mestiere così ben pagato, dimenticando tutto il resto.
Santuario di Milanello, una chiesa speciale per tanti che soffrivano in altre chiese, per cambiare la superbia e il dispotismo del ragazzo di Borgo Nuovo, per farlo camminare dritto fino al convento azzurro di Prandelli che non vedeva l’ora di ritrovarlo così vicino, che sperava davvero che ci fosse qualcuno disposto a rimandarlo sul campo in pianta stabile, perché se il Milan in rimonta nel campionato ha certo bisogno di lui, la Nazionale che corre verso il mondiale non vedeva l’ora che da Manchester restituissero quello che era diventato, purtroppo, un fantasma.
Il ragazzo che nella sua carta degli arcani maggiori ha quella dell’impiccato ora dovrà liberarsi da solo del cappio. Prima di lui hanno camminato sul ponte dei sospiri che divide il modo di essere calciatore fra Milan e Inter già altri grandi giocatori. Da Angelillo, delizia di Angelo Moratti, goleador del mito, strapazzato e silurato da Herrera, all’Ibrahimovic che secondo le ricette Raiola trova sempre il modo di curarsi un mal di pancia appena vede qualche zero in più sul contratto.
Balotelli che aveva stracciato la maglia neroazzurra sul percorso inverso fatto da Cassano, uno dei pochi che la sua acqua santa l’ha trovata ad Appiano Gentile e non a Carnago, entra nell’inferno travestito da diavolo, negando di essere mai stato serpente. Lo vedremo. Sarà Allegri a cercare in lui quello che Roberto Mancini non è più riuscito a trovare, quello che il Mourinho interista aveva smesso di coccolare quando il ragazzo era diventato uncorpo estraneo dentro la squadra costruita per il triplete, dove lo prendevano a schiaffi come confessa Materazzi.
Baci e abbracci, la gioventù smagliante di El Shaarawy, questa la cura per il primo periodo dove tutto dovrebbe andare bene. Non fatelo avvicinare ai ragazzi della primavera dicono con perfidia quelli del City, ricordando le freccette che lanciava contro i più giovani di lui.
Tenetelo a Milanello e legatelo alla porta sussurrano quelli che hanno già sentito saltare i tappi di champagne nelle discoteche.
Milan e Milano, in un cesto nuovo, dopo aver lasciato la buccia che faceva sembrare marcia, a distanza, quella meraviglia di calciatore dal tiro potente e dal fisico statuario che ricordiamo bene, nella speranza che si spogli soltanto sul campo, come all’Europeo, e non in altri posti, lasciando perdere le danze sui tavoli, le corse in automobile.
Per arrivare a lui in troppi hanno negato di averlo considerato sempre un rovina famiglie calcistiche, chiamiamola strategia, ma certo l’angoscia resta. Per farlo guarire e rifiorire ci vorrà pazienza, dipende dalla squadra che lo accoglierà e nel Milan di oggi c’è abbastanza gioventù per farlo sentire davvero a casa, ma il ragazzo frenetico che non sa cosa sia la consuetudine dovrà lasciare fuori dalla porta i difetti di fondo che sono tipici dei leoni nati in agosto. Guai se anche al Milan dovessero accorgersi subito che la sua pretesa d’infallibilità potrebbe sfasciare i già fragili equilibri di una squadra rifatta, di un gruppo dove non ci sono più i veterani che un tempo accompagnavano i nuovi chierici verso la fontana della purificazione nel lavoro.
Non sarà un rientro semplice nella città ostile di un tempo. Nel calcio, si dice, bastano due belle giocate, un gran gol a far dimenticare tutto, ma camminare per questa strada sarà sempre molto difficile perché non basterà certo il cordone protettivo degli amici ritrovati, quelli allertati col telefonino molto prima che l’accordo milionario con il City facesse cambiare casacca e, si spera, destino, al Mario Barwuah Balotelli diventato italiano a Lumezzane, giocatore all’Inter, stella in nazionale, ragazzo cattivo per la Manchester dello sceicco che ha investito tanto sul City nel regno dello United. Super Mario torna in un convento dove sanno come si fa a vincere e a far convivere tanti campioni, ma dipenderà da lui far capire allagente che niente accade per caso, soprattutto se prenderà a calci la torre d’avorio dove lo avevano chiuso e si mescolerà a quelli che nello spogliatoio portano la sua stessa maglia, rossonera da ieri.