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 2013  gennaio 30 Mercoledì calendario

PEZZI SU BALOTELLI PRESI DA GAZZETTA +

FRASI (DATE DA CONTOLLARE PRESE DA FULMINI)

GIOVANI «Drogba e Balotelli in rossonero? Abbiamo deciso dopo 26 anni di Paradiso dove si cenava a base di caviale e champagne di darci una pausa di tre anni per costruire una squadra di giovani che possa poi andare avanti per una decina d’anni, che poi possa essere migliorata con innesti di anno in anno di qualche grande campione. Siamo tutti tesi a trovare dei giovani di prospettiva sul mercato. I talenti come Drogba sarebbero sicuramente ottimi rinforzi, ma è assolutamente fuori età rispetto al progetto che ci siamo dati» (Silvio Berlusconi). 2/1/2013

UOMO «Non mi convince come uomo» (Berlusconi su Balotelli). 2/1/2013

NEURONE «Se ci sono campioni che non imparano, sarà sicuramente perché hanno un solo neurone e magari questo neurone è anche infortunato» (Così José Mourinho a proposito di Balotelli il 6 febbraio 2010)

«Balotelli costa quanto la gioconda. Nessuna squadra italiana se lo può permettere e poi il City non vuole venderlo» (Mino Raiola, procuratore di Balotelli) 5/12/2012

MINISTRO «Se porto Mario al Milan, stavolta Berlusconi mi deve fare Ministro dello Sport» (Mino Raiola, procuratore di Balotelli) 5/12/2012

OFFERTA «Il City vorrebbe cedere Balotelli per prendere Cavani? Beh, io dico che mi piacerebbe avere Balotelli con Cavani al Napoli... Abbiamo già rifiutato un’offerta di 55 milioni l’estate scorsa, non ci interessano altre proposte per il nostro giocatore» (Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis). 6/1/2013

«Balotelli? L’aspetto umano al Milan è molto importante se metti una mela marcia in un gruppo poi si infettano anche gli altri. Lui è una persona che non accetterei mai nel nostro spogliatoio» (Silvio Berlusconi) (Dovrebbe essere stata detta il 7/1/2013) CONTROLLARE

Ciliegina «Mario non è una mela marcia. È un frutto esotico, una ciliegina» (Mino Raiola, procuratore di Balotelli) 10/1/2013

BENE «Il mio presidente al City mi vuole bene, Moratti mi voleva bene, chi mi conosce mi vuole bene» (Così risponde Balotelli a Berlusconi che nei giorni scorsi gli ha dato della mela marcia). 8/1/2013

CAPITALI «Allo sceicco Mansour piace molto il talento di Mario [Balotelli, ndr] e sa che con il suo nome porta in giro per il mondo il marchio del City. Questa non è una società che getta i propri capitali dalla finestra, penso che il futuro di Balotelli sia qui, ma dipende soprattutto da lui» (Mancini) 1/1/2013

PATROMONIO «Balotelli è un patrimonio del calcio italiano e gli errori che ha fatto sono utili per migliorare» (Balotelli a proposito di sé stesso). 8/1/2013


MELA «Quando ho parlato di mela marcia non mi riferivo a lui. Mi scusa se è stata presa come una frase nei suoi confronti» (Silvio Berlusconi)

PERIODICO «Le trattative per Drogba e Kakàsono chiuse al 101 per cento, quelle per Balotelli al 99,9 periodico» (Adriano Galiani, ad)

«Milan, arrivo» (L’sms con il quale Bolotelli ha annunciato agli amici bresciani il suo ritorno)

MALE «Da nerazzurro, vedere Balotelli al Milan mi farebbe male, ma il calcio italiano ne guadagnerebbe. In questo momento è più povero di talenti rispetto ad altri Paesi, e Mario è fortissimo» (Marco Materazzi) 21/1/2013.

TRATTATIVA «Non c’è nessuna trattativa per Mario con nessuna squadra. Né in settimana ci sarà alcun incontro... Al momento ci sono zero possibilità che si muova, il 31 gennaio chissà...» (Mino Raiola, procuratore di Balotelli, attaccante del Manchester City) 21/1/2013.

MORALE «Tra Kakà, Balotelli e Beckham chi arriva? Mi sa che non arriva nessuno dei tre. Sono giù di morale. Balotelli quanto è quotato alla borsa di Manchester? Sempre troppo» (L’a.d. del Milan Galliani) 21/1/2013.

ITALIANI «Non è stato un investimento da campagna elettorale, ma voluto dalla parte tecnica della società. L’ho comprato perché ho pensato: ha segnato due gol alla Germania e ha fatto piangere i tedeschi, mentre l’altro Mario, Monti, ha segnato due gol anche lui — l’Imu e il redditometro — e ha fatto piangere gli italiani» (Silvio Berlusconi). 30/1/2013

UTILE «Vedo tutto questo come qualcosa di utile a Berlusconi per mille motivi e vedremo come andrà a finire» (Massimo Moratti in merito all’acquisto di Balotelli) 30/1/2013

BETTOLA «Balotelli al Milan? Io tratto Messi per il Bettola FC. Qualcuno mi ha obiettato che a Bettola non c’è squadra, però Messi mi ha detto che gioca da solo...» (Pierluigi Bersani, segretario del Pd) 30/1/2013

SONDAGGI «L’altro giorno Berlusconi ha detto che ha già rimontato 10 punti nei sondaggi, adesso altri due con Balotelli, poi ce ne saranno altri tre con Kakà. La verità è che Berlusconi è fermo nei rilevamenti demoscopici» (Enrico Letta, vicesegretario del Pd, tifo del Milan) 30/1/2013

TESTA «Balotelli oggi ha le visite mediche. Sono curioso di sapere cosa troveranno nella sua testa» (tweet di Gary Lineker, ex calciatore della Nazionale inglese, oggi opinionista) 30/1/2013


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31/1/2013

Pazzi per Mario: «Finalmente Milan» – di MARCO PASOTTO
Scusate il ritardo. Volendo, la prima giornata rossonera di Mario Balotelli si potrebbe condensare in due parole. Un ritardo nel senso più ampio, come è deducibile dalle sue parole; e un ritardo in senso stretto, visto che Mario è atterrato a Milano cinque ore dopo rispetto alla tabella di marcia originaria. Colpa delle lungaggini burocratiche dovute ai documenti per i lavoratori stranieri che lasciano il suolo britannico. Il programma, quindi, è stato modificato: ci hanno «rimesso» il tour a Milanello e la firma sul contratto, slittati a oggi. Perché non appena messo piede a Malpensa, il Balo si è fiondato all’ospedale di Busto Arsizio per le visite mediche, tappa obbligata prima dell’autografo che lo legherà al Milan fino al 2017. E’ tutto pronto. Tanto che ieri Galliani, nel dargli il benvenuto, è salito a bordo dell’aereo privato e gli ha regalato la penna portafortuna con cui oggi Mario firmerà il contratto.
Linate Il primo appuntamento era allo scalo privato di Linate per le 11.30 di ieri mattina. Nessun tifoso, ma tantissime troupe televisive, fra cui alcune emittenti estere. A un certo punto sono arrivate le auto della scorta di Berlusconi, cosa che ha fatto pensare a un possibile incrocio a sorpresa con SuperMario. Ma di lì a poco è stato comunicato il primo rinvio: «Arriva a Malpensa intorno alle 14».
Malpensa L’attesa, invece, si è protratta di altre due ore e mezza, mentre davanti allo scalo privato del Terminal 2 si sono radunati un centinaio di tifosi. Nell’aria, entusiasmo e ottimismo diffuso, con discorsi di semi-beatificazione per Berlusconi e Galliani, passati in 24 ore da artefici di tutte le disgrazie a «dirigenti saggi e capaci di allestire un progetto coraggioso e giusto». Potere dei top player. Mario intanto partiva da Londra, mentre Galliani lasciava la sede per andargli incontro. E’ atterrato alle 16.35, e quando si è aperto il portellone è sbucato subito fuori lui, seguito dall’a.d. rossonero. Cappellino nero calzato al contrario, felpa bianca, jeans piuttosto impegnativi, Mario aveva già la sciarpa rossonera al collo. E di lì a pochi secondi Galliani gli ha consegnato la maglia numero 45. Quella che fino a ieri aveva indossato solo per scherzo, è diventata realtà.
Le prime parole Davanti ai microfoni di Milan Channel è apparso sorridente, e forse anche un po’ teso. «Era molto tempo che volevo giocare nel Milan. Prima ero in altre squadre e non potevo venire. Adesso ho avuto la possibilità e sono corso. Dentro di me lo sapevo che prima o poi sarei arrivato». Come dicevamo: scusate il ritardo. «Spero che i tifosi mi vorranno bene, io cercherò di ripagarli e di diventare grande insieme al Milan. Ho cominciato questa stagione con il City non bene e spero di invertire la rotta». Rispetto agli ultimi due mesi basterà poco. Pur di abbracciare i colori rossoneri Mario si è ridotto lo stipendio di un milione e mezzo. E infatti dice: «Ho fatto delle scelte importanti e spero che possano portare bene sia a me che al Milan». Galliani se lo mangia con gli occhi: «È un sogno che si realizza, che volevano tutti con il presidente Berlusconi in prima linea. Ci abbiamo lavorato tanto, Mario è nei nostri cuori da tempo e, finalmente, ci siamo riusciti».
L’assalto di Busto Poi Mario si è infilato in auto, uscendo da un varco secondario per la delusione dei tifosi. Destinazione: Busto Arsizio per le visite mediche, dove la gente l’ha letteralmente assaltato (e «Striscia» gli ha consegnato l’ennesimo Tapiro dopo che un tifoso dello United gli ha fatto pipì sulla Bentley, ora messa all’asta per beneficenza). Durante le visite, che non hanno riservato sorprese, Mario ha ricevuto una telefonata di Berlusconi, che gli ha dato il benvenuto e l’ha fatto sorridere. Infine, la chiusura serale da «Giannino», dove si è toccato l’apice della Balo-mania: portici di via Pisani invasi, fumogeni, striscioni, cori. Tutti in delirio per Mario. Che cosa prevede ora il programma? Oggi firma sul contratto, test atletici a Milanello, primo allenamento e magari pure qualche minuto nell’amichevole contro il Darfo Boario (Serie D). Venerdì è in programma la presentazione: non è ancora ufficiale, ma sarà a San Siro. Un palcoscenico degno di un top player.
Marco Pasotto; La gazzetta dello sport 31/1/2013

Sì, Balotelli sei del Milan Al City vanno 20 milioni Mario ne prende quattro, firma per 4 anni e mezzo – di CARLO LAUDISA–
La maglia numero 45 è libera per Mario. L’ha voluta proprio lui. Il nuovo centravanti del Milan potrà indossarla oggi dopo l’arrivo a Linate, le visite mediche, un tour a Milanello (senza allenamento) e il prevedibile salto in sede per la firma. Il resto del programma prevede un primo contatto col pallone domani, in occasione dell’amichevole col Darfo Boario (Serie D). La presentazione è prevista per venerdì. Ma il giorno cruciale è stato quello di ieri. Dopo 900 giorni di «esilio» al Manchester City l’attaccante della Nazionale ha avuto la notizia che attendeva con tanta ansia.
L’affare Il Milan l’ha strappato al club dello sceicco Mansour con un investimento degno di un top player. Al club inglese vanno 20 milioni di euro con un pagamento in cinque rate entro il 2017. Ed è premiata così la fermezza dell’a.d. rossonero Adriano Galliani che non s’è mai mosso da quota 20, anche se ieri mattina ha dovuto un po’ venire incontro agli inglesi sui bonus. A seconda dei risultati della squadra di Allegri nelle prossime tre stagioni, infatti, il prezzo può salire a 23. Ma è legato alle vittorie: così in via Turati quasi se lo augurano... Per primo Silvio Berlusconi che ha avallato ieri mattina l’attacco finale.
Lo stipendio E poi c’è l’ingaggio di SuperMario che al City arrivava a guadagnare 5,5 milioni netti a stagione. Con il club rossonero, invece, l’attaccante avrà 4 milioni netti a stagione più i soliti bonus. Una curiosità: il più immediato è di 300 mila euro per la qualificazione in Champions League. Un incentivo in più per questo scorcio di stagione che vede i rossoneri lanciati proprio verso quest’obiettivo.
La trattativa Nella sceneggiatura di questo trasferimento non va dimenticato che 29 mesi fa l’Inter l’aveva venduto agli inglesi per 22 milioni. Ora torna per un prezzo più basso e solo un mese fa Ferran Soriano, Ceo del City, ne chiedeva 37. Poi, il graduale crollo: prima a 28, poi a 25 e nella tarda serata di lunedì sino a 22. Fino al felice epilogo in cui ha avuto un ruolo decisivo, ovviamente, Mino Raiola, l’agente di SuperMario. Come nel 2010 per il passaggio di Ibrahimovic dal Barcellona al Milan, ancora una volta il procuratore italo-olandese ha lavorato ai fianchi la controparte inglese per demolirne le quotazioni. E anche nelle ultime ore, affiancato dagli avvocati Vittorio Rigo e Rafaela Pimienta, ha sorretto alla perfezione la strategia rossonera.
Il tracollo Quando un mese fa Raiola paragonava Balotelli alla Gioconda tutto appariva impossibile, ma sotto traccia il lavoro diplomatico è servito ad evitare strappi con Roberto Mancini, nonostante i rapporti con il tecnico jesino fossero ormai logorati. E Balotelli ha incassato le esclusioni con la forza di chi sa di avere all’orizzonte una chance più importante. La sua passione per i colori rossoneri è ormai nota da tempo e giustifica anche l’entusiasmo con cui viene accolto il suo ritorno in Italia sulla sponda rossonera dopo gli esordi nell’Inter. E, poi, c’è l’aspetto tecnico. Il Milan conta di schierare un attacco verde di grandissima prospettiva, considerando El Shaarawy e Niang. E non va trascurato il feeling con il Faraone. Si sono conosciuti nel team azzurro e hanno subito legato: in campo e fuori.
Il progetto L’arrivo di SuperMario s’incastona nell’ormai noto progetto verde della società di via Turati. In attesa di Saponara, che arriverà a Milano in estate, i monitor rossoneri ora sono puntati su Jorginho del Verona e Baselli del Cittadella, ma sono operazioni da leggere in funzione della sessione di luglio. Intanto Galliani abbassa la saracinesca sulle altre operazioni. Pazzini viene confermato, mentre sono da leggere le prossime mosse per Robinho. Ricordando che Balotelli non può giocare in Champions League, di sicuro il brasiliano tornerà nell’imminente doppia sfida con il Barcellona, valida per gli ottavi di finale. E poi? In Brasile il mercato chiude a fine marzo e il Santos non ha fretta per chiudere adesso. Ma più avanti possono cambiare le carte in tavola. Con il Milan e con Galliani occorre stare sempre in campana. Di sicuro il ringiovanimento è destinato a proseguire. Berlusconi l’ha promesso ed è evidentemente l’unica strada per combinare le ambizioni da vertice con dei bilanci economicamente compatibili. Una via da seguire.
Carlo Laudisa, gazzetta dello sport 30/1/2013

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Un milanista fedele, anche quando era interista – di
FABIANA DELLA VALLE –
Raccontano gli amici più stretti che a 9 anni festeggiò lo scudetto targato Zaccheroni con quezlla maglietta che oggi diventerà sua. Mario Balotelli non ha mai nascosto la fede rossonera, neanche quando segnava ed esultava con i colori dell’altra metà di Milano. Forse anche per questo lo ammise candidamente di fronte a una platea di ragazzi, senza immaginare che quell’outing avrebbe scatenato l’ira dei tifosi nerazzurri.
Io tifo Milan E’ un giorno di novembre del 2009, Balotelli non può sapere che quella sarebbe stata la sua ultima stagione nell’Inter. Un pomeriggio diverso all’istituto Don Gnocchi di Milano, circondato da giovani fra i 14 e i 21 anni affetti da disabilità motoria, cognitiva e relazionale. L’attaccante è coinvolto e partecipe, si sente talmente a suo agio che alla classica domanda «Per quale squadra tifi?» risponde di getto: «Io tengo al Milan. Perché, non lo sapevi?». I milanisti presenti esultano, gli interisti lo scrutano perplessi. Uno di loro si fa coraggio: «Allora perché giochi nell’Inter?». La risposta è una porta aperta sul futuro: «Per quest’anno gioco nell’Inter». Parole profetiche.
Rossonero per Striscia Finché Balotelli fa gol gli interisti perdonano tutto, però ogni volta che perde la testa gli rinfacciano le sue simpatie rossonere. Anche perché lui non fa nulla per nasconderle. Nel 2010, pochi giorni dopo l’episodio della maglia gettata a terra in Inter-Barcellona, finisce in tv con i colori degli odiati cugini addosso. Valerio Staffelli, inviato di «Striscia la notizia», gli consegna il tapiro e una maglia del Milan con numero (45) e cognome. Lui si rifiuta d’indossarla ma poi, a telecamere spente, la prova e si fa sorprendere mentre si guarda allo specchio. Più passano i giorni, più il rapporto con l’Inter si deteriora e più Mario ammicca ai rossoneri. Fino a dichiarare: «Un giorno giocherò nel Milan».
I calzini rossoneri ad Appiano A quel punto la convivenza diventa impossibile. Balotelli lascia l’Inter, la destinazione però non è Milanello ma il Manchester City. Dall’Inghilterra continua a mandare messaggi d’amore al Milan e Galliani. L’ultimo una decina di mesi fa: intervistato sulla Champions League, dichiara: «In Europa tifo Milan», giusto per ribadire il concetto. Adesso Mario non avrà più bisogno dei calzini rossoneri che amava indossare anche ad Appiano: li troverà nella divisa ufficiale. Nell’ultimo derby vissuto a San Siro ha esultato da spettatore per il gol di Ibrahimovic, il prossimo invece lo giocherà con la maglia del cuore. Il sogno è diventato realtà.
Fabiana della Valle, La gazzetta dello sport 30/1/2013

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Sarà centravanti nel tridente delle «creste» – di
MARCO PASOTTO –
A questo punto occorre ripartire dalle ore 17, minuto più minuto meno, di domenica 20 gennaio, quando nello spogliatoio rossonero Galliani celebrò così la doppietta vincente di Pazzini al Bologna: «Non prendiamo un nuovo centravanti, puntiamo su di te». Già. E ora? E ora per il Pazzo arrivano guai seri. Perché il Milan, potenzialmente, può giocare con tre sistemi diversi (4-3-3, 4-3-1-2, 4-2-3-1), ma da qualsiasi angolazione la si osservi, la vittima sacrificale parrebbe lui. Balotelli al Milan farà essenzialmente il centravanti, e questo mette in grande difficoltà Giampaolo. Anche perché c’è un altro fattore a suo sfavore: Mario può giocare anche da esterno sinistro, ma quelle sono le zolle di El Shaarawy. Che a destra — ricordate i primi esperimenti di Allegri? — perde buona parte del potenziale. Dunque, non se ne esce. Per Pazzini esistono un paio di parziali consolazioni: la prima è che Balotelli non può giocare in Champions, la seconda è che Allegri non può ignorare il suo rendimento, fatto di 11 reti stagionali e un’ottima media gol. Insomma, la sua esclusione non si può considerare così automatica. Almeno in prima battuta.
«Benvenuto» Per il resto, dovrà attrezzarsi a fare la guerra contro una specie di supereroe. Per quanto riguarda lo schieramento che prevede l’impiego di Mario, l’idea più suggestiva è il «tridente delle creste»: Niang, Balotelli, El Shaarawy. Esteticamente Berlusconi vivrà una sorta di incubo, ma a livello anagrafico il Cav ha centrato pienamente la missione. Attacco assicurato per i prossimi 10 anni. Altre opzioni: 4-3-1-2, col Faraone e Super Mario di punta. Manca però un trequartista di ruolo: possono adattarsi Bojan, Boateng o Robinho. Infine, c’è il 4-2-3-1, utilizzato qualche volta quest’anno: qui Mario può sistemarsi centravanti oppure esterno sinistro sulla trequarti, come con Mancini. Ma, come detto, c’è il «problema» El Shaarawy. Il sistema con punta unica e triplo trequartista è ben conosciuto da Balotelli, che l’ha vissuto all’Inter nell’anno del triplete e al City. Non resta che scoprire se Allegri adatterà Mario all’attuale sistema di gioco, il 4-3-3 con cui il Milan sta scalando la classifica, oppure cambierà qualcosa in funzione del neo arrivato. Di certo Pazzini non è l’unico a doversi preoccupare: col Balo in rosa addio «falsi nove» (Bojan e Boateng, sempre più mezzala), e ora che le punte sono di nuovo sei, occhio anche alla situazione di Robinho. A meno che gli ultimi due giorni di mercato non producano altre novità.
Marco Pasotto, La gazzetta dello sport 30/1/2013

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Da Milano a Milano Balotelli, l’esilio in Premier tra gol, vittorie e scintille – LUIGI GARLANDO
Mille giorni dopo aver gettato a terra la maglia dell’Inter, Mario Balotelli è pronto a vestire quella del Milan. Il tempo dirà se quei colori, amati da sempre, sono l’approdo a Itaca. Di sicuro raggiungerla gli è costata una perigliosa odissea. Quella maglia gettata rabbiosamente sul prato di San Siro, in coda al glorioso Inter-Barcellona 3-1 del 20 aprile 2010, è stata la fine del periodo nerazzurro. Una comparsata svogliata tra i fischi di San Siro e gli urlacci di Mourinho. Mario rientrò in spogliatoio, Materazzi gli mise le mani addosso. I tifosi forse alla lunga l’avrebbero perdonato addolciti dai gol, i santoni argentini dello spogliatoio: mai. Mou se ne andava dopo il Triplete, il successore Benitez, per prima cosa, gli disse: «Sei la quarta punta dietro a Milito, Eto’o, Pandev». «Mino, leviamo le ancore», ordinò Balotelli a Raiola.
Come Meazza Se ne andava un ragazzo che alla prima in Serie A, a 18 anni, aveva gelidamente aggirato il portiere dell’Atalanta e messo in rete, l’autore precoce di gol-scudetto; se andava il miglior progetto italiano di fuoriclasse, un virgulto del vivaio che avrebbe potuto trasformarsi nella bandiera del club come Peppino Meazza, per dieci anni abbondanti. Una rinuncia dolorosa, al limite dell’assurdo, ma Moratti si era fatto convincere dai suoi consiglieri, in calzoncini o no, dell’irrecuperabilità del tipo. Per Natale il presidente, già a buon punto nel processo di pentimento, gli avrebbe spedito a Manchester un prezioso portachiavi insieme agli auguri.
Milano addio Ma la partenza era ancor più dolorosa per i suoi genitori, Silvia e Franco, che negli anni lo hanno aiutato ad assorbire il trauma di un abbandono, i primi fischi razzisti, l’impatto destabilizzante della fama e della ricchezza improvvise e ora lo vedevano partire per l’Inghilterra. Lo accompagnarono con una lettera pubblica che cominciava: «Come genitori ci sentiamo un po’ tristi, ma anche fiduciosi. Le incognite sono ancora tante, Mario è molto giovane, molto "fragile"». Preoccupati, ma anche speranzosi che Mario, in un altro ambiente, lontano da tanti «Lucignoli» (così nelle lettera), sotto le cure di Mancini che lo aveva lanciato a 17 anni, avrebbe trovato terreno buono per germogliare. In quell’estate 2010 mamma Silvia lo congedò infilandogli al collo una medaglietta, regalo per i 20 anni, con scritto: «Professionalità, impegno, umiltà». La catenina precedente gliel’aveva strappata dal collo Mou durante una lite furiosa, sulla medaglietta c’era una stella a cinque punte coi nomi dei genitori e dei fratelli. Il 17 agosto 2010 si presentò ufficialmente alla stampa inglese di cui sarebbe diventato instancabile rifornitore. Le sue prime parole da giocatore del Manchester City: «I’m not a bad boy», «Non sono cattivo, né troppo buono, solamente vivace». Non gli avrebbero mai creduto.
Luci I due anni e mezzo al City sono stati un impasto spettacolare di promesse e smentite, di perle e «balotellate»: gol e canzoncine affettuose dei tifosi, infortuni e squalifiche a raffica. Non si è fatto mancare niente, nel bene e nel male. Prima partita, 19 agosto, e primo gol: al Timisoara, in Europa League. Va di fretta, ma un menisco lo sgambetta e lo porta da chirurgo. Torna in Premier in ottobre e il 7 novembre segna i primi gol di campionato, al West Bromwich: doppietta con espulsione incorporata. Roba da Mario. La prima stagione inglese finisce in gloria: trionfa a Wembley nella FA Cup col titolo di «man of the match». Entra definitivamente nel cuore dei tifosi con la doppietta a Old Trafford nel leggendario 6-1 agli odiati cugini (23 ottobre). Nell’occasione scopre la scritta: «Why always me?» All’ultima partita di Premier, contro il QPR, serve l’assist del 3-2 che vale un titolo atteso 44 anni.
Ombre Meraviglie diluite in un mare di balotellate che ne hanno corrotto l’immagine e frenato il decollo. I Lucignoli lo hanno braccato anche lì. Citiamo a raffica: 11 giorni dopo la presentazione, sfascia l’AudiA8; si picchia in allenamento con Jerome Boateng (dicembre ’10), ora gli tocca il fratello; espulso con la Dinamo Kiev per un’entrata da kung fu, City eliminato dall’Europa League, Mancini gli dà dello stupido (marzo ’10); tira freccette dalla finestra ai giovani del City (marzo ’11); sbaglia un gol col Galaxi con un clownesco colpo di tacco (luglio ’11); visita a Scampia che finisce in Pretura (settembre ’11); fuochi d’artificio in casa, arrivano i pompieri (ottobre ’11); si picchia con Richards (dicembre ’11); scarpata in faccia a Parker (Tottenham): 4 giornate (gennaio ’12); entrataccia su Song (Arsenal): 3 giornate (aprile ’12). E poi il copioso faldone delle donne: dall’escort Jennifer Thompson, ex di Rooney, a Rafaella Fico che le avrebbe dato un figlio.
Isola azzurra La minaccia di portare il City in tribunale (dicembre ’12) e le mani addosso con Mancini (gennaio ’13) hanno spezzato definitivamente il rapporto col City. Ed è ripartita l’odissea. In questo navigare tempestoso la Nazionale è stata un’isola azzurra. Lì Mario ha dato il meglio, come resa e comportamenti. Impeccabile e trascinante all’ultimo Europeo da cui, di fatto, non è più tornato. L’unica partita buona delle stagione, guarda caso, l’ha disputata in azzurro (Italia-Danimarca) nel «suo» San Siro. Una maglia che ama, la fiducia e l’affetto dell’ambiente: ciò che Mario trova in Nazionale, lo cerca ora al Milan per uscire finalmente dal bozzolo di incompiuto. Con l’aiuto dell’amico ed azzurro El Shaarawy. Dopo Chievo-Milan del marzo 2010 che riportò i rossoneri a -1, Balotelli, nato milanista, prometteva ai compagni della Pinetina: «Vi riprendiamo». Si allenava con calzettoni rossoneri, odiati da Materazzi, e ritirava Tapiri con la maglia del Milan. Tornò a San Siro da giocatore del City per cantare «Ibra, Ibra» che regalò il derby al Milan. Indiscussa ed esposta la fede rossonera. Un rischio: Allegri non ha il carattere morbido di Prandelli, ma l’ottimo Galliani saprà creare attorno al ragazzo le condizioni migliori per farlo rendere e per non farsi male. Se Mario ascolterà la medaglietta (professionalità, impegno, umiltà) facile che Milanello diventi Itaca per davvero. La preghiera con cui mamma Silvia concluse la lettera vale anche per Galliani: «Confidiamo in Colui che su Mario ha avuto un progetto "speciale" fin dalla più tenera età». Speriamo in Dio, insomma. Intanto si è preso la Gioconda per 20 milioni: mica male.
Ciao Milano L’ex «mela marcia» trasmette già entusiasmo contagioso. Un giorno chiedemmo a Balotelli: «Berlusconi considera Cassano il miglior talento italiano. Che pensi?» Rispose: «Capisce poco di calcio. Infatti potrebbe acquistarmi...». Cassano ora è un avversario da derby lontano solo 25 giorni. Ok, anche Meazza passò al Milan, ma a fine carriera e con il «piede freddo» per problemi di circolazione. Balo è in fiore e ha il cuore caldo di chi cerca rivincite.
Luigi Garlando, La gazzetta dello sport 30/1/2013;

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Prandelli: «Volevi il Milan Mario, ora dipende da te»– di
ELISABETTA RUSSO –
Fra i più felici c’è sicuramente lui, Cesare Prandelli, che a Balotelli ha sempre dato una grande fiducia. E, qualche volta, ad esempio nella semifinale dell’Europeo contro la Germania, è stato anche ripagato da SuperMario. Adesso, finalmente, gli dice «bentornato a casa». Il commissario tecnico della Nazionale accoglie con entusiasmo «il figliol prodigo» reduce dall’esperienza in Inghilterra. E sicuramente avrà sempre un occhio di riguardo per il tandem di giovani che Mario forma con El Shaarawy, visto che proprio lui li aveva fatti giocare insieme il 14 novembre a Parma, nell’amichevole persa 2-1 contro la Francia.
Responsabilità e fiducia Ma Prandelli, come spesso usa fare, se da un lato usa la carota, dall’altro chiede con il bastone una prova che sia finalmente definitiva a Balotelli. «Ora dipende molto da lui — ha detto il c.t. —. Ha tutte le possibilità per dimostrare il suo valore. Questo trasferimento era una situazione che Mario cercava. È andato in un club che sa lavorare con i giovani, anche per tutti gli aspetti che vanno oltre il campo». E proprio domenica Prandelli scriverà la lista dei convocati per l’amichevole Olanda-Italia, in programma mercoledì 6 febbraio ad Amsterdam. Balotelli, salvo sorprese, farà parte del gruppo che si radunerà lunedì a Firenze, proprio insieme al Faraone, suo nuovo compagno nel Milan.
Capitolo razzismo Prandelli, intervenuto a Matera al 44° congresso nazionale dell’Ussi (Unione stampa sportiva italiana) ha parlato anche di razzismo, un tema molto caldo che ha toccato recentemente il Milan e i suoi giocatori, e molto spesso durante la sua carriera anche Mario Balotelli. «Dobbiamo cercare di migliorare tutti — ha detto il c.t. - e quindi non dobbiamo far finta di nulla. I problemi vanno affrontati. Sappiamo che non li possiamo risolvere in un giorno, ma con la programmazione, con l’educazione, con un diverso modo di proporsi».
Capitolo polemiche arbitrali Prandelli ha preso posizione anche sul delicato momento degli arbitri, dopo la bufera causata dalle proteste della Juventus sabato scorso e le parole del dopo-gara col Genoa. «Abbiamo sempre detto che noi in Italia abbiamo gli arbitri migliori al mondo - ha aggiunto — e dobbiamo anche dimostrarlo nei momenti un po’ particolari. Bisogna partire dal presupposto che nell’arbitrare sui campi di calcio gli errori ci saranno sempre. Dobbiamo saperli accettare, dobbiamo cercare di trasmettere qualcosa che va al di là dell’aspetto sportivo».
Novità Icardi Prandelli è stato poi stuzzicato sull’attaccante della Sampdoria, Mauro Icardi, di origine argentina, ma che dopo i 4 gol al Pescara non ha escluso di poter accettare una possibile convocazione dall’Italia. «Lo ritengo molto interessante — ha detto —. È un discorso molto semplice: chi vuole indossare la maglia della Nazionale deve avere qualcosa che va al di là delle opportunità. Deve crederci. Ovviamente è una scelta particolarmente impegnativa per questi ragazzi. Non mettiamo pressioni. Io ho risposto a una domanda che mi era stata fatta se ci fossero nomi italiani interessanti all’orizzonte in Italia. Ho fatto il nome di Icardi perché, sinceramente, lo ritengo molto interessante».
Elisabetta Russo, La gazzetta dello sport 30/1/2013;

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Mancini: «Balo, la famiglia ti aiuterà nel grande salto» – di STEFANO BOLDRINI
In Inghilterra qualcuno già lo rimpiange: «Senza Balotelli, Manchester e la Premier perdono qualcosa», era l’analisi, ieri pomeriggio, di un editoriale del sito della Bbc. Anche il City sa che l’addio di Mario è una perdita: «Balotelli è un fuoriclasse. Qualche volta commette fesserie, ma è un fior di giocatore», racconta Pablo Zabaleta, uno dei leader della squadra di Roberto Mancini. I saluti di ieri pomeriggio, in un’anonima sala dell’hotel Landmark, nel cuore di Londra, dimostrano che, nonostante tutto, Mario fosse nel cuore del City: i compagni, anche i compassati inglesi, erano emozionati.
Nuova capigliatura Balotelli, che già lunedì mattina aveva svuotato l’armadietto, avrebbe abbandonato l’albergo con un nuovo colore di capelli: per festeggiare il matrimonio con il Milan, avrebbe scelto la cresta scura. Mario saluta Manchester dopo 900 giorni, 80 presenze, 30 gol, 4 cartellini rossi, 11 mila euro di multa per le infrazioni al codice stradale, una sfilza di «Balotellate», la simpatia del popolo del City, le trovate geniali come quella maglietta «Why always me?», «Perché sempre io?» – vero oggetto di culto e in vendita persino su internet -, fino all’odio sportivo dei tifosi rivali, l’ultimo dei quali può essere considerato quel fan dello United che, domenica sera, ha fatto la pipì addosso alla sua Bentley, camuffata da auto marines.
Mario, che in pochi giorni a Milano è passato dallo status di «mela marcia» a «frutto proibito», saluta anche Roberto Mancini, l’allenatore che lo ha sempre sostenuto.
Mancini, come vi siete lasciati?
«Con affetto, come sempre».
Il suo sentimento a caldo?
«Mi dispiace. Io ho sempre creduto nel talento di Mario Balotelli e lo confermo: se migliora nei comportamenti, può arrivare ai livelli di gente come Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Il Manchester City perde sicuramente qualcosa con il suo addio».
Ora Balotelli non avrà più il paracadute Mancini.
«Io gli auguro di cuore che, riavvicinandosi a casa, possa ritrovare il calore della sua famiglia. Mario ha bisogno delle persone che gli vogliono davvero bene e possono aiutarlo. La presenza della famiglia può aiutarlo a compiere il salto di qualità definitivo».
Il Milan era nel suo destino: è la squadra per la quale Mario ha tifato da quando era bambino.
«Mario ha la fortuna di approdare in un club di valore mondiale come il Milan. Sicuramente per lui giocare nel Milan può essere una carica in più».
Chi arriverà al City al posto di Mario?
«Non arriverà nessuno. Noi restiamo così».

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Ibra lo applaude: «È un vero affare»
PARIGI Un pizzico di ironia, un po’ di nostalgia e forse anche un velo di invidia. Zlatan Ibrahimovic, a margine della presentazione della nuova scarpa Nike «Mercurial», parla a ruota libera di passato, presente e futuro: Milan, Psg e Balotelli.
Affare Mario, appunto, che il Milan ha caricato dopo aver scaricato sei mesi fa lo stesso svedese, per lo stesso prezzo: «Non mi sento tradito, il Milan ha fatto certe scelte per migliorare certe situazioni, per questo io e Thiago Silva ce ne siamo andati. Non possiamo che essere contenti se il Milan adesso sta meglio e sono contento pure per Balotelli, che è un affare. Sono comunque onorato di aver giocato con la maglia del Milan». Però con Galliani, Ibrahimovic non ci parla: «Non ho il suo numero», taglia corto, con un ghigno.
Passato L’Italia manca comunque all’ironico Ibrahimovic: «Si mangia meglio da voi e lo dico rischiando di farmi castigare dai francesi. Comunque qui a Parigi c’è la Tour Eiffel». Che non c’è invece a Milano. Ma a Milano, lo svedese ci torna di sicuro: «Per forza, ho ancora casa lì. Scherzi a parte, l’Italia è la mia seconda casa, ho trascorso anni importanti da voi, per me e per la mia famiglia». Nostalgia canaglia, anche calcistica: «Seguo sempre la Serie A, il vostro calcio mi piace sempre».
Futuro E lo teme pure, in chiave Champions: «Giocare contro Milan, Juve o Barcellona sarebbe lo stesso, sono fortissime. Ma se vuoi vincere la Champions devi sfidare i migliori». Da ex, Ibrahimovic analizza i suoi allenatori: «Con Capello ho fatto il salto di qualità. Mi spiace aver lavorato solo un anno con Mou, ma lui farà ancora grandi cose. Anche Guardiola è un grande, ma avevamo pareri diversi su certe cose». Ora c’è il Psg di Ancelotti: «Ma non è l’ultima fermata. Ho ancora fame, mi restano due anni di contratto, ma al Barcellona firmai per cinque stagioni e me ne andai dopo una. Nel calcio non si sa mai, anche se la Premier League non è il mio sogno».
Alessandro Grandesso, La Gazzetta dello sport 31/1/2013

Barcellona «Balotelli al Real Madrid? Non credo proprio. Lo vedo più un giocatore per il Barcellona. Una squadra mediocre, per un giocatore mediocre» (Così Zlatan Ibrahimovic disse il 12 ottobre 2012).

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Berlusconi gli telefona «E’ un acquisto vero non per le elezioni» – di FABIANA DELLA VALLE
C’è un cane anche questa volta, ma non è Trustor, che due anni e mezzo fa scese dall’aereo insieme a Zlatan Ibrahimovic. Quando Mario Balotelli arriva allo scalo privato di Malpensa ad attenderlo trova un clima poco british (sole e 9 gradi), tanti tifosi e anche un Labrador con la maglia del Milan. Il B-Day è un tripudio di bandiere, di sciarpe e di coretti. La gente del Milan ha ritrovato l’entusiasmo: dopo gli addii di Ibrahimovic, Thiago Silva e tanti senatori finalmente può ricominciare a sognare.
Un investimento mirato «Grazie Berlusconi per questo regalo», cantano alcuni ragazzi. Il patron ha dato il benvenuto a Mario per telefono, E il giocatore in un paio di passaggi della telefonata ha sorriso alle parole del presidente. Berlusconi poi ha commentato l’acquisto al Tg3: «Balotelli una mela marcia? Non è così». Risposta secca. E poi ancora: «Non è stato un investimento da campagna elettorale, ma voluto dalla parte tecnica della società. L’ho comprato perché ho pensato: ha segnato due gol alla Germania e ha fatto piangere i tedeschi, mentre l’altro Mario, Monti, ha segnato due gol anche lui — l’Imu e il redditometro — e ha fatto piangere gli italiani». Barbara Berlusconi ha parlato attraverso il sito del Milan: «Questa operazione dimostra che il Milan può investire cifre importanti per l’acquisto dei giocatori. La nostra società ha, da circa un anno, messo in atto una riorganizzazione dei costi e degli investimenti. Un’opera di razionalizzazione che è costata sacrifici, ma che oggi ci consente di liberare risorse che possono essere investite non solo per l’ingaggio dei giocatori ma anche per il posizionamento del brand e per il miglioramento delle strutture. Il Milan ha scelto di avere conti in ordine e un bilancio sostenibile. Grazie a questa forte programmazione di lungo periodo, noi oggi possiamo non solo far crescere in casa i futuri campioni, ma anche permetterci qualche acquisto mirato importante».
Delirio a Busto Arsizio L’arrivo di Balotelli è il segnale che il Milan vuole al più presto tornare a lottare per lo scudetto. E’ l’uomo che serviva per risvegliare una tifoseria depressa. Allo scalo di Linate, dove era previsto l’atterraggio in mattinata, ci sono tante troupe televisive ma pochi tifosi. A Malpensa invece arrivano più di cento persone, che restano deluse perché l’attaccante esce da un’uscita secondaria. Ma il vero bagno di folla è a Busto Arsizio per le visite mediche: quando la macchina con Balotelli dentro arriva davanti al reparto di radiologia, c’è talmente tanta gente che l’autista è costretto a tornare indietro e a cambiare programma. Così Mario entra dal pronto soccorso, ma non basta: i due agenti non riescono ad arginare la folla e il giocatore viene inseguito fino all’ascensore. Grande folla anche da Giannino, dove si è svolta la classica cena di rito. Quando Ibrahimovic disse sì al Milan ci fu il boom di abbonamenti. L’acquisto di Balotelli di sicuro servirà a riportare i tifosi a San Siro, quasi sempre deserto in questa stagione. Mario B è già diventato un idolo: i tifosi hanno preso in prestito il coretto del Manchester City e non vedono l’ora di cantarlo. Magari il prossimo 24 febbraio, giorno del derby. Per festeggiare un gol di Mario sotto la curva Nord. Come fece Ibrahimovic due anni fa.
Fabiana della Valle, La gazzetta dello sport 31/1/2013

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Moratti: «Utile a Silvio per mille motivi» Bersani: «Tratto Messi per il Bettola...» – di ANDREA SCHIANCHI
Quando, il 5 dicembre 2012, dal centro sportivo di Saint Germain en Laye a pochi chilometri da Parigi, Mino Raiola fece sapere che «Balotelli costa come la Gioconda, quindi in Italia nessuno se lo può permettere», aggiunse pure a mo’ di battuta: «Se porto Mario al Milan, stavolta Berlusconi mi deve fare Ministro dello Sport». In attesa di conoscere l’eventuale destino di Raiola, va registrato un fatto: l’operazione-Balotelli rientra a pieno titolo nella campagna elettorale in corso, e guarda caso cominciò proprio nel momento in cui (inizio di dicembre) Berlusconi decise di togliere l’appoggio al Governo Monti e, quindi, di andare alle urne. Nulla avviene mai per caso, a maggior ragione se c’è di mezzo il Cavaliere.
Sondaggi Massimo Moratti, presidente dell’Inter, commenta così l’acquisto di Balotelli da parte del Milan: «Vedo tutto questo come qualcosa di utile a Berlusconi per mille motivi e vedremo come andrà a finire». L’allusione alle prossime elezioni politiche è puramente voluta. I sondaggisti sono già al lavoro: quanto farà guadagnare, in termini di voti, l’arrivo di Super Mario? C’è chi dice 2 punti percentuali, chi esagera e si spinge fino a 5 e chi, invece, sostiene che è impossibile stabilire una simile connessione tra calcio e politica. Di certo, con quest’affare, Berlusconi si conquista lo spazio che cercava sulle prime pagine dei quotidiani, secondo la regola del «purché se ne parli...». Pierluigi Bersani, segretario del Partito Democratico, sceglie la strada dell’ironia per discutere della faccenda: «Balotelli al Milan? Io tratto Messi per il Bettola FC. Qualcuno mi ha obiettato che a Bettola non c’è squadra, però Messi mi ha detto che gioca da solo...». Lapidario, invece, il commento di Umberto Ambrosoli, candidato del centrosinistra alla Regione Lombardia. A chi gli chiede se Balotelli possa influire sulla corsa al Pirellone, Ambrosoli replica: «Ho fiducia negli italiani».
Rimonta? Il ragionamento più articolato lo fa Enrico Letta, vicesegretario del Partito Democratico e pure tifoso rossonero doc, tanto che nel 2003 venne eletto, con maggioranza trasversale, alla presidenza del Milan Club Montecitorio. «L’altro giorno Berlusconi ha detto che ha già rimontato 10 punti nei sondaggi, adesso altri due con Balotelli, poi ce ne saranno altri tre con Kakà. La verità è che Berlusconi è fermo nei rilevamenti demoscopici». E ancora, a concludere: «Non credo che l’acquisto di Balotelli abbia alcuna influenza sui sondaggi e sulla campagna elettorale». La verità, il 25 febbraio: ovviamente dopo la chiusura delle urne.
Andrea Schianchi, La Gazzetta dello sport 31/1/2013

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I segreti della trattativa - di CARLO LAUDISA
Dietro un grande affare c’è sempre una grande crisi. Soprattutto se alla regìa c’è Mino Raiola. Anche l’approdo di Mario Balotelli al Milan è stato agevolato da un’uscita dal Manchester City tra mille scossoni. E con un prezzo crollato da 37 a 20 milioni. La punta dell’iceberg è la rottura con Roberto Mancini, ma sotto traccia la strategia d’allontanamento era partita molto prima. Nessuno lo ammetterà mai, ma il patto tra Adriano Galliani e l’agente italo-olandese è nato in estate, nel momento in cui Zlatan Ibrahimovic ha dovuto fare le valigie. In quei giorni il Milan ha deciso di accelerare i tempi per SuperMario, nonostante il City lo ritenesse incedibile. E con un’aggravante: l’anno precedente il braccio di ferro di Tevez pro-rossoneri aveva irrigidito lo sceicco Mansour. Così stavolta non era il caso di dichiarare guerra apertamente. E il barricadero Raiola stavolta ha optato per un atteggiamento più soft. Così l’avvocato Vittorio Rigo ha usato più volte il fioretto per arrotondare gli spigoli di mesi d’incomprensioni. Le multe, le esclusioni, i rimbrotti hanno contrassegnato tutto un inizio di stagione tormentato. E in silenzio la vertenza riempie le giornate in cui il legale vicentino fa la spola con l’Inghilterra.
La svolta E si arriva al 19 dicembre, il giorno in cui Balotelli ha la chance di portare in giudizio il suo club. L’asso-calciatori inglese è pronta ad appoggiarlo perché le multe del City non sono ineccepibili. Il rischio di uno scandalo mediatico è dietro l’angolo e il club vuole evitarlo a tutti i costi. Nella notte c’è una trattativa estenuante in cui Rigo fa valere tutte le ragioni del suo assistito. Sono ore delicate. E i rappresentanti di Mario preferiscono la linea del compromesso. Infatti il giorno dopo Balotelli non si presenta in aula, rinuncia ai clamori e chiede scusa a Roberto Mancini, ma ottiene in cambio un sostanziale via libera per la cessione a gennaio. Infatti da quel giorno torna ad allenarsi a intermittenza, ma soprattutto non vede più il campo. Anche perché il 3 gennaio c’è l’alterco con il tecnico jesino. Un’entrata dura induce il Mancio a mandarlo negli spogliatoi. Balo protesta, l’allenatore tenta di aggredirlo. Poi, il giorno dopo chiude l’incidente in fretta. E stranamente Raiola non dice mezza parola. Il suo obiettivo è demolire il costo del trasferimento e accompagna per mano Galliani verso quota 20. Un’impresa. Anche perché, proprio sul filo di lana, la Juve ha provato un clamoroso sorpasso. Lunedì sera Marotta ha pareggiato l’offerta rossonera, ma la volontà di Mario ha prevalso. E non è esagerato dire che ha spento il tentativo del City di creare un’asta. Come un anno fa per Tevez con l’Inter...
I precedenti In passato Raiola aveva usato il bulldozer per spostare i suoi campioni. Già per il trasferimento di Ibrahimovic dall’Ajax alla Juve. Ma soprattutto per l’uscita da Barcellona, guarda caso in direzione Milan. Nell’estate 2010 l’italo-olandese prese di petto Guardiola per indurre Rosell a cedere lo svedese ad un prezzo stracciato. Pagine e pagine sui giornali, polemiche anche spiacevoli. Questa, invece, è stata un’uscita in doppiopetto. Nei giorni cruciali anche l’avvocato Rafaela Pimenta ha dato il suo contributo, a conferma che il rude Mino si sposta sempre con legali preparati per non sbagliare le mosse decisive. Accade anche questo. Il fine giustifica tutti i mezzi.
Carlo Laudisa, La Gazzetta dello sport 31/1/2013

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Ora la casa: Mario cerca in centro – di FRANCESCO VELLUZZI
Una casa ce l’ha già, a Brescia, a pochi chilometri dalla sua Concesio. Da sballo, anzi da «Sbalo». Un attico da 250 metri quadrati pensato e arredato col parere di un’esperta del settore. Ma Super Mario vivrà a Milano, la città che più si addice al suo status di single impenitente. C’è chi sussurra che possa ereditare la casa di Pato, vicina al centro. Oggi Balotelli è cambiato ed è pure diventato papà. Balo, dopo il contratto col City, è molto più ricco di quando stava all’Inter, abitava in periferia tra Niguarda e Bresso, faceva colazione con due brioche alla crema al Silvan da Mario e consumava molti pasti alla Lampara. Lì, la titolare Rosa gli faceva da seconda mamma: penne panna e prosciutto, cotoletta e lui si fiondava alla tv a guardare i cartoni. Ultimamente si è divertito puntando più sui locali che sui ristoranti. Non è proprio un gourmet: Yacout e Old Fashion i più battuti. Divina e Fellini in alternativa, quando vuole sfuggire ai paparazzi che non gli daranno tregua. Allo Yacout, locale marocchino, impazzava Ronaldinho, all’Old Fashion, discoteca che vive una domenica irrefrenabile al ritmo della musica black che Super Mario adora, due pr sono i suoi migliori amici. Quelli dai quali non si separa mai, il fido Antony più di tutti. Con lui organizza le gite a Gardaland.
Francesco Veluzzi, La Gazzetta dello sport 31/1/2013

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Balomachine di SABASTIANO VERNAZZA
Tutti possono discutere del personaggio, nessuno è autorizzato a esprimere giudizi sulla persona (chi è senza peccato sputi la prima sentenza). Quanto al calciatore, c’è poco da obiettare. Tecnica pura, forza spaventosa: chi osa criticare Mario Balotelli giocatore? Gli si può addebitare mancanza di continuità, ma per il resto niente gli fa difetto.
Il tiro Un attaccante non lo giudichi dal coraggio, come dice De Gregori nella nota canzone, ma dal tiro. Il destro di Balotelli va ascoltato. Nel caos di uno stadio è difficile, se non impossibile, afferrare il suono pulito e potente che il piede di SuperMario provoca al contatto con la palla, ma chi ha avuto la possibilità di assistere a una sessione di Balo-tiri alla fine di un allenamento, per esempio nella quiete di Coverciano, può capire di che cosa parliamo. Balotelli, quando calcia, fa cantare il pallone, che è poi una delle espressioni più belle del gergo calcistico. Una prerogativa dei grandi. Stock! No, non ci riferiamo al noto liquore, ma al rumore che più o meno fa un pallone calciato come Dio comanda. Riguardate il video del secondo gol alla Germania nella semifinale dell’Europeo 2012: siamo nei paraggi del tiro perfetto. Coordinazione, potenza, precisione.
Il ruolo «Balo» è universale, può ricoprire tutti i ruoli dell’attacco. Centravanti o seconda punta, dove lo metti sta. Lo ricordiamo sedicenne in un’amichevole dell’estate 2006, col Lumezzane contro il Chievo. Faceva l’ala, sulla destra, e nelle sgroppate, nella capacità di andare via in progressione, aveva qualcosa di Gullit. Cesare Prandelli in Nazionale lo ha trasformato da attaccante esterno a numero nove vero e proprio. Nella sua prima partita in azzurro, l’amichevole di Londra con la Costa d’Avorio nell’agosto del 2010, SuperMario giocò largo a sinistra, nell’economia di un 4-2-3-1, con Amauri pilone centrale. Poi il c.t. lo ha accentrato, gli ha affidato le chiavi del reparto. A Parma, nell’amichevole di novembre contro la Francia, gli ha affiancato El Shaarawy. Tra i due è stata subito intesa e il gol segnato dagli azzurri ai francesi sembra il provino del nuovo Milan. Ripassiamolo: Balotelli viene incontro a centrocampo, si libra in aria e tocca per Montolivo, che innesca El Shaarawy in profondità. Azione di disarmante semplicità e bellezza, che toglie ogni dubbio sulla compatibilità tra «Balo» e il Faraone. I due sembrano disegnati per giocare assieme, uno al centro e l’altro a sinistra, e il fatto che il Milan li abbia riuniti non può che giovare all’Italia in vista del Mondiale 2014.
Gli «strappi» Oltre al tiro, SuperMario ha un’altra dote fondamentale: «spacca» le partite. Accelerazioni terribili, che affettano le difese avversarie. Bruciante velocità sui venti metri. Dribbling secco, inappellabile. Se lo fai girare, sei fritto. Se parte, non lo fermi. Strappi che sfiancano i migliori difensori.
Il colpo di testa Non è il pezzo migliore del suo repertorio, però ne conosce l’arte, come dimostra la prima rete realizzata alla Germania nell’ultimo Europeo. Sul cross di Cassano, scelta di tempo e stacco sono esemplari.
La forza La fotografia è nota, scolpita nella nostra memoria di italiani: «Balo» a torso nudo mostra i muscoli da incredibile Hulk. L’immagine è emblematica di quel che succede in campo: SuperMario non lo sposti con le buone e neppure con le cattive. Una massa di quasi novanta chili di peso su quasi un metro e novanta di altezza. Provate a contenerlo, se ci riuscite.
Le acrobazie Il gol contro l’Irlanda, all’Europeo: semi-rovesciata da fermo, col difensore impossibilitato a intervenire, tenuto a bada dal braccio sinistro di Mario. La rete alla Danimarca, in ottobre: sul lancio di Pirlo, gamba alta ad anticipare il portiere. In certe acrobazie «Balo» mostra di aver rubato qualcosa a Ibrahimovic, specialista dei gol genere taekwondo. Dentro il campo Balotelli è inattaccabile. Fuori dal campo è un altro discorso.
Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello sport 31/1/2013

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«Goodbye Mario Non ci mancherai» – di STEFANO BOLDRINI
La foto e il sottotitolo del Mirror, grande rivale del Sun, rendono bene l’idea sul senso dell’addio di Mario Balotelli: «Puoi amarlo oppure odiarlo, ma non puoi ignorarlo, con la sua personalità unica». I media inglesi hanno accolto in tanti modi la partenza di Mario: dall’austerità del Times («ha fatto vedere solo a tratti le doti che gli vengono riconosciute. Mario resta un mistero») alla severità del Mail con un titolo emblematico: «Why he had to go», tradotto «perché doveva andarsene». Il Telegraph riconosce il suo talento «indubbio, ma troppo indisciplinato». Il Sun fa parlare invece qualche gloria del City che dice: «Bravo, ma è stato un incubo». Immediate le reazioni anche alle prime parole con la maglia del Milan: l’inno d’amore per il nuovo club non è piaciuto. Della serie, lo sapevamo, ma meglio se avessi taciuto.
Amato e odiato Va fatta una considerazione: c’è differenza di giudizio tra i cronisti di Londra e quelli di Manchester. Nella capitale, forse per la lontananza, sono più benevoli. Quelli di Manchester, che hanno vissuto 900 giorni sotto botta, sono più severi e, tutto sommato, contenti della partenza di un personaggio che poteva rivoluzionarti il lavoro a qualsiasi ora. Ma c’è poi la reazione dei compagni come Clichy (che twitta «Triste vedere Mario andare via. Un bravo ragazzo. Nessuno ti dimenticherà») e dei tifosi. Quelli del City sono combattuti: hanno amato Mario, il suo talento e le sue follie, ma sono anche convinti, dopo averlo visto all’Europeo, che non abbia espresso tutte le sue potenzialità. «Magari avessimo avuto sempre il Balotelli dell’Italia». I tifosi della altre sponde, in particolare quelli dello United, brindano. In questi anni lo hanno ricoperto di insulti. L’Inghilterra lo ha amato e odiato, ma non è stata razzista nei suoi confronti: Mario non è mai stato considerato un «nero», ma un italiano. Balo per la prima volta si è sentito davvero italiano. Ed è il miglior regalo che potesse fargli la vecchia Inghilterra.
Stefano Boldrini, La Gazzetta dello sport 31/1/2013