Francesca Basso, Corriee della Sera 31/1/2013, 31 gennaio 2013
MILANO —
Fin dall’inizio la giornata in Borsa, ieri, si è dimostrata complicata. E la conclusione non ha smentito le premesse: chiusura per Milano con una perdita del 3,36%, a differenza degli altri listini europei, che hanno registrato cali più contenuti (Londra -0,25%, Francoforte -0,47%, Parigi -0,54%, Madrid -0,82%).
Se sulle piazze finanziarie del Vecchio Continente il dato preliminare sul Pil Usa del quarto trimestre, inferiore alle attese degli analisti, ha condizionato le sedute, il crollo di Milano è stato determinato dalla pessima performance di Saipem (-34,29%), che ha trascinato anche la controllante Eni (-4,71%). Male anche Monte dei Paschi, nel pieno della bufera per l’inchiesta sullo scandalo derivati: ha perso il 9,46%. Nemmeno il buon risultato delle aste di Btp, con rendimenti in calo rispetto ai collocamenti precedenti, ha avuto effetto sul listino.
Il crollo in Borsa di Saipem, gruppo tra i leader al mondo nell’estrazione e nel trasporto di idrocarburi, è legato al «profit warning», l’annuncio cioè con il quale una società quotata comunica che i suoi risultati saranno inferiori rispetto alle attese degli analisti. Una comunicazione a sorpresa sugli utili 2012 e 2013 notevolmente ridimensionati, fatta l’altra sera dal nuovo amministratore delegato, Umberto Vergine, che ha preso il posto di Pietro Franco Tali indagato dalla Procura di Milano nell’inchiesta su alcuni contratti in Algeria: -6% l’utile operativo 2012 (1,5 miliardi) e utile netto in calo del 10% (900 milioni). A spaventare i mercati sono state le previsioni per quest’anno, con risultati dimezzati rispetto al 2012: margine a 750 milioni e utile a 450 milioni. Il mercato non si è accontentato delle rassicurazioni sulla «forte ripresa» attesa per il 2014, grazie ai contratti che verranno chiusi nei prossimi mesi. Il titolo è crollato. In serata la Consob ha deciso di vietare le vendite allo scoperto di Saipem nella seduta di oggi. Intanto ieri la capitalizzazione è scesa in una sola seduta da 13,5 a 8,8 miliardi. Gli azionisti, in primo luogo l’Eni (con il 42,9%), hanno visto svanire 4,7 miliardi di euro. Ma il Cane a sei zampe sembra fiducioso, parla di un calo che «sarà temporaneo». Il direttore finanziario, Massimo Mondazzi ha tra l’altro sottolineato che «l’impatto per gli azionisti Eni di quanto comunicato da Saipem sarà nel 2013 di circa 200 milioni di euro, circa il 3% dell’ultimo utile annuale pubblicato da Eni».
Saipem ieri è finita sotto osservazione anche per un giallo, ancora irrisolto, legato alla vendita di azioni ventiquattr’ore prima dell’annuncio del «profit warning»: la Consob ha avviato accertamenti sul collocamento del 2,3% di Saipem, un pacchetto di quasi 10 milioni di titoli a 30,65 euro per azione (ieri in chiusura era a 20,01 euro) da parte, come ha scritto Bloomberg, di Bank of America Merrill Lynch. Bofa ha venduto le azioni con una procedura di accelerated book building a controparti non note proprio alla vigilia del crollo del titolo. Gli accertamenti, però, richiederanno tempo. Sul mercato sono girati rumors sul nome dell’investitore che si è liberato di un così ingente pacchetto di azioni. Fidelity, il fondo che ha in portafoglio il 2,6% di Saipem si è subito chiamato fuori: «Normalmente non discutiamo la nostra attività di trading — ha dichiarato Tom Stevenson, investment director e capo della comunicazione corporate di Fidelity in Regno Unito — ma poiché sul mercato c’è stata disinformazione, ci preme chiarire che non abbiamo collocato il 2,3% di Saipem». Allora chi è stato? Tra le ipotesi circolate c’è anche quella secondo la quale qualche operatore o investitore a conoscenza dell’imminente «allarme utili» abbia chiesto e trovato i titoli Saipem a prestito per venderli prima del crollo e poi ricomprarli e restituirli quando il valore era ormai crollato del 30%. La classica operazione allo scoperto, da oggi vietata sui titoli Saipem per decisione della stessa Autorità di mercato. Sull’operazione potrebbe indagare anche la Sec perché la controllante Eni ha i suoi certificati azionari quotati alla Borsa di New York.
Francesca Basso