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 2013  gennaio 30 Mercoledì calendario

BENI CULTURALI MINISTERO AZZECCAGARBUGLI

Al processo contro i predatori della Biblioteca dei Girolamini, una delle più antiche e preziose d’Italia, il ministero per i Beni culturali non è neppure riuscito a costituirsi parte civile. Ha rinunciato, si è perso in un dedalo di uffici, pratiche, procedure al cui confronto la biblioteca di Azzeccagarbugli è lo scaffale di tutte le idee chiare e distinte.
l presidente Napolitano ha provato a reagire, ha passato alcune ore in quel luogo stuprato, ha nominato «Ufficiali al merito della Repubblica» i due dipendenti che avevano denunciato per primi il saccheggio. Ma la sconfitta resta, e proprio per questo l’offesa al nostro patrimonio artistico e culturale è ancora più lacerante. Si poteva far molto, per esempio collaborando attivamente alle indagini, e si poteva fare poco, il minimo indispensabile, presentandosi almeno al processo. Non si è fatto nulla.

Come recita un comunicato del Ministero (del 16 gennaio), «Il Ministro, prof. Lorenzo Ornaghi, ha chiesto all’Avvocatura Generale dello Stato di procedere alla costituzione di parte civile». Bene. Fin qui tutto chiaro. Poi, la deriva: «con nota n. 486431 del 10 dicembre 2012, l’Avvocatura Generale dello Stato ha chiesto all’Ufficio di Gabinetto di trasmettere il decreto di giudizio immediato; con nota n. 22405 del 19 dicembre 2012, è stato trasmesso all’Avvocatura Generale dello Stato il suddetto decreto; con nota del Capo di Gabinetto....». Chi a questo punto non si fosse già irrimediabilmente perso, andando avanti nella lettura avrebbe incontrato nuove e rigogliose foreste di date e numeri, gran copia di lettere maiuscole, decreti, trasmissioni. Pensare che la sostanza era già tutta nel titolo: «Riguardo alla notizia della mancata costituzione di parte civile dell’Amministrazione... il Ministero precisa quanto segue».

In altre parole, il Ministero non si è costituito in giudizio contro Massimo De Caro (ex consigliere del Ministero stesso, ereditato dalla gestione Galan) e la banda che ha depredato la preziosa biblioteca di Napoli. Si è perso, non ce l’ha fatta, anche se costituirsi parte civile non è una faccenda tanto complicata, molto meno che nominare ad esempio il direttore del Maxxi, il museo romano d’arte contemporanea, scegliendo Giovanna Melandri che sarà sì un ex ministro della Cultura, ma è pur sempre un (ex) politico. Ma nonostante le polemiche e le alzate di scudi, quella volta il Ministro in carica, Lorenzo Ornaghi, dette prova di decisionismo ed efficienza. La sproporzione tra i due episodi (e altri se ne potrebbero aggiungere) ha un valore simbolico straordinariamente evocativo.

Non è neppure questione dell’ultimo ministro, o del penultimo, o degli immediati predecessori. Nella cultura (ma certo non solo), resta sempre meno tempo per cambiare finalmente marcia, approccio, mentalità. In altri termini, provare a smetterla una buona volta di considerare il patrimonio culturale un tesoretto da spartire. E’ evidente che è invece un grande tesoro cui dare valore: ma se qualcosa ci insegna la vicenda della biblioteca napoletana, oltre a offrirci l’ennesimo spaccato di miserie e vergogne, è che il conto alla rovescia è già cominciato. E il tempo è poco.