Varie, 30 gennaio 2013
DELITTI 4 FEBBRAIO (TUTTI ASSIEME PER JES)
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titolo: Gli amanti trovati cadaveri nel bosco. La donna che ha smembrato il padre e poi ha riposto i pezzi in otto scatoloni
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Angelo Michele Capuano, 74 anni, e sua moglie Orsola Leonardi, 67. Originari di Anzano di Puglia (Foggia), due figli, emigrati in Svizzera più di trent’anni fa, vivevano a St. Margrethen in un palazzo dove lui faceva il portiere e dove spesso lo sentivano discutere con l’amministratore di condominio, uno svizzero di anni 41 a suo giudizio fastidioso e maleducato che la sera di lunedì 28 gennaio lo aspettò davanti casa e quando lo vide scendere dall’auto assieme alla consorte, in mano le buste della spesa, sparò più colpi di pistola addosso a entrambi e subito dopo scappò via.
Sera di lunedì 28 gennaio in un quartiere residenziale del piccolo comune di St. Margrethen in Svizzera.
Riccardo Chiurco, 72 anni. Originario di San Demetrio Corone ma residente a Trebisacce (Cosenza), insegnante di lettere in pensione, vedovo da qualche anno di Filomena Mastrota, «riservato», «metodico» (ogni giorno dopo aver comprato il giornale passeggiava sul lungomare). Da qualche mese con lui, nella bella palazzina di famiglia, era tornata a vivere la figlia Stefania, 38 anni, «donnone di stazza notevole», nubile, un po’ strana di testa, con cui litigava di continuo per questioni di soldi ma anche perché lei, iscritta da una vita a Medicina all’Università di Perugia, non si decideva a prendeva la laurea. Giorni fa, durante l’ennesima discussione, la donna in qualche modo lo ammazzò, lo squartò, asportò gli organi interni e li buttò nella spazzatura. Quindi con precisione chirurgica smembrò il resto del corpo, avvolse ogni pezzo nel cellophane, sistemò i tocchi in otto scatoloni da imballaggio, per evitare che la puzza della carne in putrefazione insospettisse i vicini impastò il tutto con borotalco e calce viva e infine chiuse gli scatoloni col nastro adesivo e li appoggiò al muro, in perfetto ordine, vicino alla porta d’ingresso, in attesa del momento buono per caricarli in auto e buttarli via. Un paio di settimane dopo un fratello del Chiurco che abita in un altro paese, non riuscendo a parlare con Riccardo perché Stefania si inventava sempre qualche scusa per non passarglielo al telefono, si decise a chiamare i carabinieri che appena entrati nella palazzina, sentendo un odore nauseabondo, chiesero alla donna cosa ci fosse negli scatoloni. Lei fredda e lucida rispose «roba di casa», loro ne aprirono uno e per prima cosa videro una testa (i capelli impastati di polvere di calce, le palpebre semiaperte, la pelle del viso coperta da uno strato leggero di borotalco, «pareva il cranio di un manichino»). Quindi trovarono il busto (indosso maglietta e cintura dei pantaloni), eccetera.
A metà gennaio in una palazzina borghese di quattro piani al civico 36 di via Gabriele D’Annunzio a Trebisacce, paesone di novemila anime in provincia di Cosenza.
Giuseppe Del Riccio, 59 anni, e Franca Iaciofano, 50 anni. Lui, di Macchia di Isernia, camionista al momento disoccupato, sposato e padre, grande appassionato di caccia. Lei, di Castelromano, titolare di una piccola impresa di pulizie, divorziata e madre di tre figli. Da qualche anno avevano una relazione clandestina che di recente uno dei due, probabilmente il Del Riccio, aveva deciso di troncare. Scomparsi di casa lunedì 28 febbraio, trovati cadaveri due giorni dopo, all’interno di una Rover, il corpo di lui accasciato su quello di lei, in un bosco. La donna con un colpo di fucile a canne mozze nel fianco, l’uomo con un buco nella pancia (secondo la polizia Del Riccio ha sparato alla Iaciofano e poi s’è suicidato).
Tra lunedì 28 e mercoledì 30 febbraio in un bosco in località Valle Soda in provincia di Isernia.