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 2013  gennaio 29 Martedì calendario

PENSIONI, LA FORNERO CANCELLA 15 ANNI DI CONTRIBUTI

[Salgono a 20 le annualità di versamenti necessarie per ottenere la minima: in milioni rischiano di perdere del tutto l’assegno] –
Già essere catalogati “silenti” non è il massimo dopo aver versato fino a 15 anni di contributi inutilmente. Se poi - fatti i salti mortali per arrivare a versare 15 anni di contributi - si deve incassare la beffa che, con un tratto di penna, se ne devono cacciare altre 60 di rate per poter ambire ad incassare un giorno la pensione minima, ce n’è abbastanza per infuriarsi davvero. E fare causa all’Inps per riavere indietro almeno quanto faticosamente accumulato (più i rendimenti maturati negli anni).
Il merito di quest’ennesima trovata è, come sbagliarsi, della Riforma Fornero. Il ministro del Welfare a caccia di equità (e quattrini) ha pensato bene di aumentare da 15 a 20 anni il minimi di contributi per poter aver diritto alla pensione. Una riga appena, nella monumentale riscrittura della normativa previdenziale, che apre una potenziale voragine nei conti dell’Inps (e di tutti gli altri enti previdenziali).

LA DENUNCIA DEI RADICALI
Dall’Istituto nazionale di previdenza non fanno trapelare numeri sulla platea potenziale degli interessati ma - a dar retta ai Radicali che al tema dei silenti hanno dedicato una lunga quanto inascoltata battaglia - sarebbero milioni i lavoratori che negli ultimi 15 anni hanno versato contributi salvo accorgersi, grazie a madame Fornero, che 15 non bastano più e bisogna rimetter mano al portafoglio. Sborsando un altro 25% in più di contributi. Stando sempre ai Radicali questi signori sfortunati e silenti avrebbero versato nelle casse dell’Inps (già disastrate) ben 10 miliardi tra contributi “sfusi” e versamenti volontari. Se la riforma Fornero offrirà il fianco ad un contenzioso legale per la restituzione di quanto versato - in fondo si tratta di salario differito - l’Inps corre il serio rischio di dover rifondere ai contribuenti silenti un capitale. Appunto gli stimati 10 miliardi. Soldi che non ci sono in cassa visto che il nostro è un sistema a ripartizione, vale a dire quello che un lavoratore versa oggi serve a pagare la pensione di altri ex lavoratori. Una piramide contributiva che - nel caso dei silenti - appare sempre più come una mega presa in giro.
Il problema, adesso, è che la riforma Fornero ha esteso di ben 5 anni la contribuzione minima (da 15 a 20 anni). Tarpando le aspettative pensionistiche di una marea di lavoratori: donne che hanno lasciato l’impiego per accudire figli e genitori, ex dipendenti pubblici o privati che hanno optato per la libera professione (mantenendo però la facoltà di versare i contributi per raggiungere i 15 anni), lavoratori che hanno 3, 10, magari 13 anni di servizio e l’impossibilità di trovare un nuovo impiego o di pagarsi autonomamente i contributi.
La riforma Fornero ha tirato un secchio di bianchetto su questa platea di persone. C’è da far quadrare i bilanci e poco importa se si innesca una bomba ad orologeria nei bilanci dell’Inps, nella vita di milioni di persone e nei conti traballanti dello Stato. In fin dei conti quando esploderà la bomba silenti, la signora Fornero sarà tornata all’amata università di Torino o a ben pagati incarichi nella galassia bancaria.

DIECI MILIARDI DI BUCO
Con questa operazione - stimano sempre i Radicali - si lasciano nella disponibilità dell’Inps oltre 10 miliardi di contributi versati. Soldi che in teoria apparterrebbero ai singoli lavoratori, ma che in pratica il governo scippa a favore della stabilità finanziaria. Sempre che a qualcuno non venga voglia di fare causa. Magari un giudice, constatando l’illegittimità della riforma, potrebbe imporre all’Istituto di restituire al lavoratore beffato almeno il capitale versato. Se questo pronunciamento dovesse arrivare per la Riforma Fornero si aprirebbe l’ennesima falla in una navigazione tutt’altro che serena. Prima il caso esodati (costato interventi frettolosi per alcuni miliardi), poi la bolla dei ricongiungimenti onerosi (e altri miliardi da rintracciare). Ora il buco potenziale sui silenti. Considerando che la Riforma avrebbe dovuto portare a risparmi entro il 2022 per circa 30 miliardi, quasi la metà dei potenziali risparmi se non sono andati per sanare le gaffe regolamentari. Con un rimpallo di responsabilità che sa tanto si asilomariuccia. Il ministero che accusa l’Inps, l’Inps che rinfaccia a via Flavia la fretta, la Ragioneria che tira cifre a piacere. Il Parlamento costretto ad una precipitosa rincorsa consapevole che a fine febbraio si voterà. Milioni di persone oneste che hanno versato contributi e che oggi si ritroveranno (forse) con una pensione da fame.
Ci sarebbe da mettersi a piangere - magari non in conferenza stampa - me per l’approssimazione dell’operazione pensioni. Le riforme epocali andrebbero fatte con attenzione e scrupolo, non solo per stringere il rubinetto delle uscite. Anche perché quello che si tenta di serrare è il rubinetto della sopravvivenza.
Resta il problema di come trovare una soluzione per la platea dei contribuenti silenti. Problema che nessuno in Parlamento si è posto ma che, prima o poi, salterà fuori. Ma quel punto chissà cosa faranno - e come camperanno - i signori che hanno partorito cotanta riforma...