VARIE 29/1/2013, 29 gennaio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - BERLUSCONI NON VA IN TV AL CONFRONTO A SEI
REPUBBLICA.IT
ROMA - Salta il confronto televisivo tra i candidati premier in una rete Rai. A quanto si apprende da fonti Pd, a fronte della disponibilità di Pierluigi Bersani di avere un confronto con tutti e sei i candidati premier e anche con Berlusconi, dal Pdl sarebbe giunta l’obiezione che il regolamento della Commissione di Vigilanza Rai prevede che sia riservato uno spazio ai leader delle coalizioni e dunque non a Beppe Grillo, Antonio Ingroia e Oscar Giannino. Silvio Berlusconi, infatti, è contrario al faccia a faccia a sei, così come Mario Monti, favorevole a una sfida ristretta a tre.
La condizione posta dal Pd era appunto la presenza di tutti i leader. Pronta la replica di Bersani: "Se il confronto tv a 6 fra i candidati alle elezioni non si può fare in Rai vado a Sky". "Per quale diavolo di motivo - continua il segretario Pd - non si può fare il confronto a sei? Escludiamo Grillo, escludiamo Ingroia, escludiamo Giannino?", si è chiesto. "Dite alla Vigilanza Rai che io, quando c’era da fare le primarie, non l’ho fatto fra i favoriti perchè un conto sono i sondaggi e uno sono i voti. Io mi chiamo Partito democratico e partecipo solo a cose dove tutti hanno uguali condizioni. Non intendo partecipare a cose dove ci sono condizioni diverse, questo lo lascio fare a Berlusconi", ha concluso.
A condurre il confronto in Rai sarebbe dovuta essere la coppia Bruno Vespa -
Mario Orfeo, direttore del Tg1. Tutto era pronto negli studi della Dear in via Nomentana a Roma, compreso il cronometro per controllare la durata delle risposte uguale per tutti. Ma, per il momento, non se ne fa niente. Almeno fino a che le posizioni delle segreterie politiche dei leader rimangono così distanti.
(29 gennaio 2013)
CORRIERE.IT
Salta il confronto tv tra i candidati delle varie coalizioni, soluzione che auspicava il Pd. A quanto si apprende infatti , Silvio Berlusconi ha deciso di non accettare il dibattito con tutti e sei gli aspiranti premier.
CONTRARIO IL PDL - Il leader del Pdl obietta che il regolamento della Commissione di Vigilanza Rai prevede che sia riservato uno spazio solo a chi sia leader di una coalizione, e dunque non a Beppe Grillo, Antonio Ingroia e Oscar Giannino. Il Pd, che invece preme per un confronto tra tutti i contendenti, sarebbe disponibile a spostare l’evento in una rete privata, dove non vale il regolamento della vigilanza Rai. Ma il Pdl sarebbe contrario anche a questa ipotesi.
BERSANI: E ALLORA VADO A SKY - Secca la risposta del segretario del Pd Pierluigi Bersani: «Non si può fare? Vado a Sky». Ma la polemica è dietro l’angolo: «Per quale diavolo di motivo non si può fare il confronto a sei? - ha aggiunto Bersani - Escludiamo Grillo, escludiamo Ingroia, escludiamo Giannino. Dite alla vigilanza Rai che io, quando c’era fare le primarie, non l’ho fatto fra i favoriti perché un conto sono i sondaggi e uno sono i voti. Io mi chiamo Partito democratico e partecipo solo a cose dove tutti hanno uguali condizioni. Non intendo partecipare a cose dove ci sono condizioni diverse, questo lo lascio fare a Berlusconi».
Redazione Online
CORRIERE DI STAMATTINA
ROMA - Negli Usa la chiamano l’« October surprise» , cioè l’avvenimento imprevisto che accade nel mese precedente le elezioni del presidente degli Stati Uniti e che è in grado di «cambiare» il voto degli americani, tradizionalmente fissato il primo martedì di novembre (in realtà il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre - ndr). Lo scandalo Mps costituirà la January surprise nostrana? Nel giro di una settimana ha «spostato» più del cinque per cento dell’elettorato in base ai sondaggi svolti venerdì e sabato scorso da Euromemedia Research . Anche se il centrodestra nel suo complesso non se ne è avvantaggiato (solo +0,2, ma +1 il Pdl).
Le vicende del MOntepaschi «tolgono» al centrosinistra (-1,8) e in particolare al Pd (-1,6). Ma proporzionalmente tolgono molto di più alla Lista Monti (-1,0): e questo vuol dire che «il premier in ogni caso viene percepito dagli italiani come l’uomo delle banche e dell’aiuto alle banche», commenta Alessandra Ghisleri, la sondaggista di fiducia di Silvio Berlusconi, che è stata anche l’unica a testare il caso Mps su un campione significativo della popolazione italiana. L’effetto negativo su Monti si spiega anche perché il 47,3 degli italiani, ritiene che l’Imu sulla prima casa sia stata «messa» per finanziare la banca senese.
Il vero «fenomeno» è che la scorsa settimana è aumentato moltissimo Beppe Grillo: +2,5 per cento. E così proprio mentre il Financial Times immortalava il comico italiano in un’enorme foto in prima pagina, sabato scorso il Movimento 5 Stelle ha raggiunto il 13,1 «diventando», sempre per la Ghisleri, il terzo partito italiano (con un incremento del 25 per cento del suo elettorato in una sola settimana, ma è dato ancora in forte crescita).
Aumentano dello 0,3 e dello 0,1 rispettivamente la lista «Giustizia e libertà (Bonino-Pannella)» e «Fermare il declino» di Oscar Giannino. Aumentano infine di un altro 2,1 gli indecisi, un contenitore in cui si travasano i delusi dal Pd.
Ieri, dunque la situazione testata dalla Ghisleri era: totale centrodestra al 32,4 (con Pdl al 22,2). Totale centrosinistra 35 (con il Pd per la prima volta sotto il 30 per cento, a 29,5). Soprattutto, il centro in discesa al 12,9 con la Lista Monti in calo dell’1 per cento. Questi dati divergono parzialmente dal sondaggio SkyTg24 elaborato da Tecnè in cui la coalizione di centrosinistra è sì «valutata» al 34,9, ma quella di centrodestra (Pdl-Lega ed altri) sfiora solo il 28 per cento (27,9) con la conseguenza che Scelta civica-Monti-Udc e Fli si attestano al 14,5 per centro, mentre Grillo la segue, seppure a distanza ravvicinata (14,2). Il «debole» risultato del centrodestra si spiega, nel sondaggio Tecnè, anche con il fatto che secondo questo istituto di ricerca, la Lombardia sarebbe «tornata» al centrosinistra, con una differenza di 1,5 in più rispetto al centrodestra. Anche se gli incerti ed il non-voto sfiorano il 30 per cento dell’elettorato: costituiscono insomma la «terza coalizione». Questo «risultato» in Lombardia, secondo Tecnè, sarebbe comunque insufficiente per permettere alla coalizione del Pd di raggiungere la maggioranza a Palazzo Madama (vista la perdita di Sicilia e Veneto).
Il sondaggio del Tg di La7, anticipato su Twitter da Enrico Mentana, si avvicina un po’ a quello di Euromedia Research : dà un calo dell’1,1 del Pd, una risalita del Pdl al 20 per cento, Monti che torna sotto il 10 e Grillo al 13,7.
Le altre domande del sondaggio di Ghisleri che riguardano lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena permettono di valutare come si potrebbe protrarre nel tempo l’effetto Mps. Solo l’8,3 per cento degli elettori pensa che non vi siano coinvolti i partiti e ben il 41, 4 percento ritiene che vi sia coinvolto il Pd.
Ben il 20,2 per cento degli italiani ritiene che sia una responsabilità di tutti i partiti insieme. In ogni caso il 71,8 per cento degli italiani ritiene che i partiti vi siano coinvolti: al minimo però il Pdl (solo il 2,5 per cento degli italiani lo pensa) e la Lega Nord (lo 0,3 lo pensa). Un dato che di per sé segna la distanza tra i partiti e i cittadini su questo scandalo bancario. Inoltre, ben il 31,2 per cento degli elettori di Pd+Sel ritiene che nello scandalo sia coinvolto il Partito democratico. Quindi, «l’invettiva del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ("li sbraniamo") è stata una scelta obbligata più che altro per uscire dall’angolo», commenta Ghisleri.
M.Antonietta Calabrò