Alessandro Alviani, La Stampa 29/01/2013, 29 gennaio 2013
IL POSTO IN CDA? IN ITALIA RENDE DI PIÙ
[Compenso medio 576 mila euro, il doppio di Berlino] –
Oltre mezzo milione di euro, cioè più del doppio dei loro colleghi tedeschi o francesi e quasi il triplo della media europea: tanto hanno guadagnato in media l’anno scorso i presidenti degli organi di controllo delle maggiori aziende italiane. È quanto emerge da uno studio della società di consulenza Hay Group, che consegna tra l’altro al Bel Paese un primato tutt’altro che invidiabile: in nessuno degli Stati esaminati la percentuale delle donne nei consigli di controllo è tanto bassa quanto in Italia.
L’analisi passa al setaccio la situazione in 390 grandi imprese di 12 Paesi (Italia, Belgio, Germania, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Norvegia, Svezia, Svizzera, Spagna e Austria).
Situazione tutt’altro che omogenea, visto che mentre ad esempio in Germania la governance duale, composta da un consiglio di gestione (responsabile per l’amministrazione della società) e da un consiglio di sorveglianza (dotato tra l’altro di poteri di controllo) rappresenta di fatto la norma, appena il 15% delle aziende italiane analizzate e il 18% di quelle francesi hanno una simile struttura dualistica. Per quanto riguarda l’Italia sono state esaminate le società dell’indice FTSE MIB. Per quelle che non adottano il modello duale sono stati presi in considerazione lo stipendio del presidente non esecutivo (in corrispondenza del presidente del consiglio di sorveglianza nel sistema duale) e dei consiglieri non esecutivi del cda (in corrispondenza dei membri del consiglio di sorveglianza).
Sulla carta a guidare la lista degli Stati più generosi è niente meno che la Spagna, dove, malgrado la crisi, i presidenti dei consigli di controllo hanno guadagnato l’anno scorso ben 1,1 milioni di euro. Dato esorbitante, che si spiega però anche con i doppi incarichi di molti numeri uno dei consigli di controllo, che non di rado sono anche consiglieri d’amministrazione. Messa tra parentesi la Spagna, si scopre che in nessun Paese i controllori delle aziende guadagnano meglio che in Svizzera: in media un milione e rotti per il presidente dell’organismo di vigilanza e 251.200 euro per un semplice membro. A seguire c’è l’Italia, dove l’anno scorso in media il numero uno del consiglio di controllo ha incassato 576.500 euro, contro i 399.500 della Gran Bretagna, i 253.000 della Francia, i 249.000 della Germania e i 51.600 dell’Austria fanalino di coda. In Europa la media è di “appena” 214.800 euro, in calo rispetto ai 237.900 del 2011. In Italia, inoltre, i componenti semplici dei consigli di controllo hanno ottenuto 80.400 euro, più che in Francia (56.400) e Austria (anche qui ultima, con 20.500 euro), ma meno che in Gran Bretagna (89.900 euro), Germania (115.000) e Spagna (147.500). La media europea si è attestata sui 75.200 euro, in aumento rispetto ai 71.500 del 2011. L’Italia fa segnare un record: lo stipendio del capo del consiglio di controllo è pari a oltre cinque volte quello degli altri componenti dell’organismo, la forbice più ampia in Europa; in Olanda equivale ad esempio a 1,3 volte.
Inoltre l’Italia è rimasta l’unico Paese tra quelli esaminati in cui la quota degli uomini negli organismi di vigilanza supera il 90% (nel 2011 erano ancora 7 Stati su 12): sono il 94%, contro il 6% di donne. Rispetto al2011, quando le donne erano il 3%, è stato compiuto un mini passo in avanti, che non basta però a colmare la distanza rispetto all’Europa, dove la percentuale di donne è al 17%. Infine l’Italia è il Paese in cui il gap retributivo tra uomini e donne nei consigli di controllo è più elevato: in media in Europa un consigliere uomo riceve il 9% in più rispetto a una collega donna, in Italia il 22%.