Ilaria Maria Sala, La Stampa 29/01/2013, 29 gennaio 2013
LA CINA MULTA CHI SPUTA IN STRADA
Dal prossimo 1° marzo a Shenzhen (metropoli di 10 milioni di abitanti ai confini con Hong Kong), la civiltà sarà imposta per legge, pena multe salatissime. Con una nuova campagna per diffondere le buone maniere, o «wenming», sono state compilate dieci proibizioni che fanno parte della «Legge per la promozione del comportamento civile» e che vanno dal non sputare al non fumare in luoghi dove è proibito, al non gettare cartacce o gomme da masticare. Vietato anche lasciare i bisogni del proprio cane in strada, abbandonare spazzatura, o incenerirla in luoghi inadatti, danneggiare gabinetti pubblici. L’ordinanza è stata compilata dopo aver chiesto, tramite sondaggi, ai residenti cinesi ed esteri quali fossero i dieci comportamenti locali che trovavano più spiacevoli. Ora però alcuni si lamentano del fatto che, fra le proibizioni, non compare quella di lasciare che i bambini facciano i loro bisogni per strada...
Le multe, da 26 a 1300 euro, saranno imposte dalle forze dell’ordine più invise nelle città cinesi, ovvero i «chengguan», una forza di para-polizia, sottopagata, che ricorre impunemente a multe salate spesso arbitrarie, più simili a estorsioni per finanziarsi che ad altro. Altro problema legato alla decisione di multare chi non si comporta come si deve, la realtà demografica di Shenzhen: una città ricca, dotata di innumerevoli fabbriche che hanno attirato la maggioranza dei suoi abitanti, è anche popolata da lavoratori migranti che di certo non guadagnano abbastanza per far fronte alle multe. Per chi non può pagare, è prevista una corvée di lavori «socialmente utili», che potrebbe dunque vedere i meno abbienti ritrovarsi a servire la comunità gratis per un periodo di tempo determinato di volta in volta dai «chengguan».
Il giro di vite a Shenzhen si ispira a esperimenti riusciti o meno in altre città di cultura cine: il primato per i comportamenti «incivili» censurabili con una multa va a Singapore, amministrata con ampio paternalismo e autoritarismo, con una formula apertamente ammirata dal governo cinese. Anche Hong Kong ha cercato, in particolare dopo lo scoppio della polmonite atipica Sars, di imporre per legge comportamenti più igienici: ma se Singapore è sufficientemente autoritaria da riuscire a imporre diktat governativi, Hong Kong e la Cina sono abitate da persone molto più individualiste e che non vedono nulla di male nel compiere piccole infrazioni.