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 2013  gennaio 29 Martedì calendario

SAMORÌ: “IL CENTRODESTRA HA SOTTOVALUTATO LA CRISI UNA PATRIMONIALE SERVE”

Il Cavaliere? «Sì, credo che a un certo punto forse abbia sottovalutato la crisi». Invece Gianpiero Samorì, 55 anni, modenese, avvocato, finanziere, ex candidato alle primarie del Pdl a cui ora è apparentato con la sua lista, Mir (Moderati in rivoluzione), ci andrebbe giù pesante per rilanciare l’economia. Un esempio? «Serve una patrimoniale, un’una tantum tra il 2 e il 5% per chi ha un patrimonio superiore ai 10 milioni».

Chissà come sarà contento Berlusconi della sua idea...

«E perché no? Nella mia impostazione, e nell’ambito di un discorso più generale, non vedo problemi. Non è punitiva, serve al risanamento. Se l’economia non riparte, finiamo tutti in bolletta. Anche i ricchi».

Avvocato, perché anziché creare una lista sua, non si è candidato nel Pdl?

«Primo per un atto di coerenza, visto che nelle primarie avevo avanzato la miacandidatura a premier. Secondo perché il mio programma ha alcune differenze. Io ho una visione più ideologica, più orientata al sociale e più di lungo periodo di Berlusconi».

Può fare degli esempi?

«Nell’edilizia, introdurrei norme che vietano nuove costruzioni e che finanziano solo le riqualificazioni. Vorrei trasformare l’Italia in un museo a cielo aperto. Punterei sull’industria, stimolando però i settori che anticipano i processi evolutivi di lungo termine, sostenendo chi si pone all’avanguardia. E deve essere lo Stato a finanziare lo sviluppo».

E i soldi?

«Dobbiamo abbattere il debito pubblico molto rapidamente con interventi straordinari. Uno è quello di acquisire le riserve auree e valutarie della Banca d’Italia».

È complicatissimo.

«Per l’oro basta una legge, per le valute dobbiamo cercare un accordo con l’Ue visti i vincoli di trattato. Ma non mi fermerei».

Cos’altro andrebbe a pescare?

«Gli enormi patrimoni delle fondazioni di origine bancaria. Poi occorre vendere una piccola parte dei beni dello Stato, dimezzare i costi della macchina statale. E la patrimoniale, appunto».

Cosa direbbe se, in caso di vittoria, Berlusconi indicasse come premier Alfano, quello che la definì impresentabile in quanto indagato?

«Indagato ma nemmeno rinviato a giudizio. E per un reato bagatellare: concorso in accesso abusivo a sistemi informatici. Due giorni dopo le dichiarazioni di Alfano è arrivata l’archiviazione. Se toccasse a lui ne prenderei atto».

Lei è un personaggio molto discusso.

«Nato povero, sono diventato, diciamo così, molto benestante. Ma sempre secondo le regole: mai un accertamento fiscale, mai un procedimento penale».

A parte che per la tentata scalata alla Popolare dell’Emilia Romagna...

«Le ho detto: tutto archiviato».

Ha scatenato una rissa in assemblea.

«Nessun magistrato me l’ha mai contestata. Non ho scatenato nulla: sono stato vittima di un atto del presidente della banca che aveva impedito a 200 soci di parlare, tant’è che la delibera è stata annullata dal tribunale. Quei 200 soci hanno reagito a un sopruso».

Cos’ha pensato quando è saltata la candidatura nel Pdl di Marcello Dell’Utri, suo vecchio sodale nei circoli?

«Non me ne sono interessato. A Berlusconi avevo consigliato di rinnovare tutta la classe politica. Sa quanti parlamentari del Pdl, temendo l’esclusione, mi hanno chiesto un posto in lista? Gentilmente ho detto di no a tutti».