Francesco Spini, La Stampa 29/01/2013, 29 gennaio 2013
SAMORÌ: “IL CENTRODESTRA HA SOTTOVALUTATO LA CRISI UNA PATRIMONIALE SERVE”
Il Cavaliere? «Sì, credo che a un certo punto forse abbia sottovalutato la crisi». Invece Gianpiero Samorì, 55 anni, modenese, avvocato, finanziere, ex candidato alle primarie del Pdl a cui ora è apparentato con la sua lista, Mir (Moderati in rivoluzione), ci andrebbe giù pesante per rilanciare l’economia. Un esempio? «Serve una patrimoniale, un’una tantum tra il 2 e il 5% per chi ha un patrimonio superiore ai 10 milioni».
Chissà come sarà contento Berlusconi della sua idea...
«E perché no? Nella mia impostazione, e nell’ambito di un discorso più generale, non vedo problemi. Non è punitiva, serve al risanamento. Se l’economia non riparte, finiamo tutti in bolletta. Anche i ricchi».
Avvocato, perché anziché creare una lista sua, non si è candidato nel Pdl?
«Primo per un atto di coerenza, visto che nelle primarie avevo avanzato la miacandidatura a premier. Secondo perché il mio programma ha alcune differenze. Io ho una visione più ideologica, più orientata al sociale e più di lungo periodo di Berlusconi».
Può fare degli esempi?
«Nell’edilizia, introdurrei norme che vietano nuove costruzioni e che finanziano solo le riqualificazioni. Vorrei trasformare l’Italia in un museo a cielo aperto. Punterei sull’industria, stimolando però i settori che anticipano i processi evolutivi di lungo termine, sostenendo chi si pone all’avanguardia. E deve essere lo Stato a finanziare lo sviluppo».
E i soldi?
«Dobbiamo abbattere il debito pubblico molto rapidamente con interventi straordinari. Uno è quello di acquisire le riserve auree e valutarie della Banca d’Italia».
È complicatissimo.
«Per l’oro basta una legge, per le valute dobbiamo cercare un accordo con l’Ue visti i vincoli di trattato. Ma non mi fermerei».
Cos’altro andrebbe a pescare?
«Gli enormi patrimoni delle fondazioni di origine bancaria. Poi occorre vendere una piccola parte dei beni dello Stato, dimezzare i costi della macchina statale. E la patrimoniale, appunto».
Cosa direbbe se, in caso di vittoria, Berlusconi indicasse come premier Alfano, quello che la definì impresentabile in quanto indagato?
«Indagato ma nemmeno rinviato a giudizio. E per un reato bagatellare: concorso in accesso abusivo a sistemi informatici. Due giorni dopo le dichiarazioni di Alfano è arrivata l’archiviazione. Se toccasse a lui ne prenderei atto».
Lei è un personaggio molto discusso.
«Nato povero, sono diventato, diciamo così, molto benestante. Ma sempre secondo le regole: mai un accertamento fiscale, mai un procedimento penale».
A parte che per la tentata scalata alla Popolare dell’Emilia Romagna...
«Le ho detto: tutto archiviato».
Ha scatenato una rissa in assemblea.
«Nessun magistrato me l’ha mai contestata. Non ho scatenato nulla: sono stato vittima di un atto del presidente della banca che aveva impedito a 200 soci di parlare, tant’è che la delibera è stata annullata dal tribunale. Quei 200 soci hanno reagito a un sopruso».
Cos’ha pensato quando è saltata la candidatura nel Pdl di Marcello Dell’Utri, suo vecchio sodale nei circoli?
«Non me ne sono interessato. A Berlusconi avevo consigliato di rinnovare tutta la classe politica. Sa quanti parlamentari del Pdl, temendo l’esclusione, mi hanno chiesto un posto in lista? Gentilmente ho detto di no a tutti».