Gabriele Romagnoli, la Repubblica 29/01/2013, 29 gennaio 2013
PAOLO IL NICHILISTA L´AMBIZIONE NASCOSTA DI UN FRATELLO D´ARTE
Quando il tutto appare banale e privo di senso, ecco allora risorgere la tentazione del nichilismo. Da Ivan Turgenev a Friedrich Nietsche, arrivando a Paolo Cannavaro, fin qui ingiustamente considerato un pensatore minore. Invitato alla disputa filosofica del dopopartita e spaventato dalla sua prima considerazione («Il campionato è lungo») con uno slancio heideggeriano va oltre la metafisica, nega il senso dell´essere, degli enti e di ogni assolutezza proclamando: «Non è riaperto, né chiuso, non è mai stato nulla». Un bel niente spalmato su 38 giornate, quaranta curve, centinaia di teste e migliaia di chiacchiere. Uno se l´immagina già la scena finale: il Napoli arriva primo nella classifica fantasma, Piedigrotta esplode, scoperchiano le tombe perché stavolta anche i morti possano festeggiare, Maradona ridefinisce il concetto di striscia pedonale, tornano i Borboni, Cavani papa. E uno svampito straniero di passaggio domanda a capitan Cannavaro: «Che è successo?». Risposta: «Niente».
Ma a questo niente aspira per poter essere finalmente qualcuno. Da sempre Paolo è l´altro Cannavaro, un´ombra o poco più. Come nel "Discorso del re", il sovrano designato perché il fratello maggiore (dopo altri amori) si è invaghito di una Signora e se n´è andato con lei. Di Fabio ha sempre avuto superiore statura (una decina di centimetri) e inferiore portamento. Quello accendeva occhi di tigre; questo, uno sguardo da soriano. Entrambi hanno segnato il primo gol al Milan, entrambi hanno giocato nel Parma, oltreché nel Napoli. Il resto è, fin qui, in scala 1: 10. Fabio ha alzato la Coppa del Mondo come capitano della nazionale, Paolo la Coppa Italia come capitano del Napoli. Per lui le due cose hanno lo stesso valore, ma siamo sempre in filosofia, dalle parti di un relativismo che non sarebbe gioco di parole definire assoluto.
È sempre stata dura la sorte dei fratelli di un campione, anche quando perfino le figurine Panini hanno accettato di chiamarli per nome, anziché posporre un "II" al cognome facendone dei reginetti di scorta. Da Ferruccio Mazzola a Beppe Baresi, all´impensabile Hugo Maradona che non poté mai proiettare a Napoli la sua (contro) figura, limitandosi a tredici presenze e un gol dalle parti di Ascoli. Il "figlio di" è la speranza di una nuova generazione che magari (come con Vieri o Maldini) non ha mai visto giocare il padre. Il "fratello di" è un passaggio alla fotocopiatrice quando il toner è finito e ti vien fuori una pagina sbiadita. Poi la guardi e ti verrebbe da buttarla nel cestino. A Napoli stavano per farlo con il Cannavaro bis, ma lui si è impuntato, ha temperato l´orgoglio, ha portato la fascia in serie B, è caduto e si è rialzato tante volte quante la squadra, finendo per diventarne l´immagine. Cavani è lo stemma, Cannavaro la bandiera. Lo stemma può sparire o cambiare, la bandiera resta. Nel segno si vince, ma con la bandiera si esiste e si muore. Per questo, per esistere e/o morire, Cannavaro non ha mai fatto il gran gesto di Bruscolotti, che mise la fascia di capitano al braccio di Maradona. Dovesse mai esserci uno scudetto l´avrà vinto Cavani, certo (con il mobile supporto di Hamsik e la bollente strategia di Mazzarri), ma non ci sarà immagine ufficiale senza capitan Cannavaro. Che ha scontato giornate di squalifica ma non era colpevole, non è mai stato nulla. Che gioca per esserci quando questa gran bolla di niente arriverà al traguardo e decreterà che qualcuno, infine, è stato. Ed è stato migliore degli altri.
Che potesse essere un dio minore sarebbe una sorpresa. I campionati erano nulla quando la classifica era precompilata e la realtà doveva semplicemente aderire a un´idea. Ora il nichilismo è in fuori gioco. C´è una squadra superiore alle altre, ma si sta incartando nel suo complesso di superiorità, azzoppata dalla presunta difficoltà di essere dei signori. Ma che ci vuole? Basta accettare il destino per quello che è. A volte parti secondo, sembra che non ci sia una sola possibilità, l´ascensore punta verso il seminterrato, non credi più a niente se non al fatto che la vita è lunga, né facile né difficile, mai stata nulla se non quello che ti succederà domani. E se davanti a te c´è Edinson Cavani, magari ti porta in paradiso.