Fabio Pavesi, IlSole24Ore 27/01/2013, 27 gennaio 2013
PATRIMONIO DELL’ENTE IN CALO DI 4 MILIARDI
Tutto, o pressochè tutto, bruciato. L’avventura dell’azionista di controllo di Mps non poteva che andare così. Del resto la Fondazione Mps, presieduta da Gabriello Mancini, paga il frutto di quell’esposizione massiccia sulla banca senese. Per anni, unica tra le grandi Fondazioni, ha mantenuto percentuali bulgare sul controllo stando stabilmente sopra il 50%. Ora è stata costretta dai fatti a scendere e la quota è stata limata, secondi i dati Consob, al 34,9%. Ma quella limatura è tardiva e resta un peso ingombrante. La debaclè del principale socio e cioè di fatto la collettività di Siena e provincia è nei numeri impietosi del bilancio 2011, l’anno della grande pulizia contabile per troppo tempo rimandata. Ebbene a fine del 2011 il patrimonio dell’ente di Rocca Salimbeni risultava evaporato. Il capitale netto si ferma a soli 1,3 miliardi dai 5,4 miliardi messi a bilancio solo l’anno prima cioè il 2010. Un buco di 4 miliardi ascrivibile di fatto alla banca. In un solo anno si sommano la perdite d’esercizio per ben 331 milioni con le minusvalenze e le rettifiche per 3,7 miliardi su Mps.
Un bagno di sangue, un disastro, per un ente, la Fondazione che si è dovuta pure indebitare per 600 milioni pur di partecipare all’ultimo aumento di capitale al servizio della banca presieduta da Giuseppe Mussari. Un nuovo sforzo, l’ennesimo per un valore di un miliardo di euro, sui 2,15 miliardi chiesti in totale al mercato. E tutta la vicenda di Mps e della sua Fondazione non è altro che una massiccia distruzione di valore. Per anni infatti il titolo Mps è stato contabilizzato nei bilanci della Fondazione a un valore di carico per azione di 1,3 euro. Ebbene, i veri guai cominciano da lontano. Quel valore di 1,3 euro della banca viene bucato al ribasso la prima volta all’indomani della crisi Lehman. Poi il recupero. Si pensa che tutto sia dovuto alla crisi finanziaria mondiale. E invece è solo l’inizio della fine e la crisi mondiale non c’entra più nulla. Dall’estate del 2009 per Mancini e la città è l’inizio di una via crucis. Il titolo precipita senza soste da 1,3 euro ai minimi di 16 centesimi dell’estate scorsa. E anche oggi a 25 centesimi siamo ben lontani dal ridare fiato alla Fondazione. Che ha pulito buona parte dei bilanci a fine 2011 con il buco da 3,5 miliardi per le rettifiche su Mps. Ma la strada è tutta in salita. Le azioni Mps sono di fatto in pegno alle banche creditrici (Credit Suisse, Mediobanca e un’altra decina di istituti) e ora il vertice della Fondazione deve solo sperare che il titolo abbandoni al più preso (al rialzo) la pericolosissima soglia dei 25 centesimi.