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 2013  gennaio 27 Domenica calendario

IL GORDON GEKKO DI PIAZZA DEL CAMPO CON 30 MILIARDI DI HEDGE IN PORTAFOGLIO

[Chi è Baldassarri, l’ex direttore finanziario regista delle grandi operazioni di investimento della banca] –
SIENA
— É odioso buttare croci addosso ma Gianluca Baldassarri, oggi, appare come l’uomo nero del Monte dei Paschi. Il Gordon Gekko di piazza del Campo, colui che dall’alto della sua competenza finanziaria — riconosciuta dai banchieri più smaliziati di Piazza Affari — per almeno un triennio ha gestito come un hedge fund una trentina di miliardi di euro del portafoglio senese. Talmente bravo che sapeva scavalcare riporti e controlli, e rispondere solo al presidente Giuseppe Mussari e al direttore generale Antonio Vigni. E pascolare al di fuori del perimetro dei direttori finanziari (Cfo), Marco Morelli prima, Marco Massacesi poi. «Se voi giornalisti studiaste di più, vedreste con facilità quel che é sotto gli occhi di tutti», si limita a dire sibillino al telefono. Ma le creazioni dell’ufficio da lui guidato, un piccolo fondo al piano alto della palazzina di via Mazzini — con distaccamento a Milano — hanno messo a dura prova anche gli ispettori di Bankitalia. Mentre il collegio sindacale di Mps (terna ora indagata dai pm, e guidata da Tommaso Di Tanno) come pure l’audit interno e il Controllo rischi (Giovanni Conti) ci hanno sempre capito poco; ammesso che si siano sforzati di farlo.
Baldassarri é un cinquantenne di maniere gentili imbarcato al Monte nel 2001. Veniva da Banca nazionale dell’Agricoltura. Lo volle Vincenzo De Bustis, capoazienda dell’epoca, poi disarcionato dall’ostilità del sindacato e dalla cattiva riuscita delle polizze My Way For You. Ma l’orfano é rimasto legato a Lorenzo Gorgoni, azionitro
e consigliere dai tempi dell’incorporazione di Banca del Salento (e sodale di De Bustis, che prima la guidava). Dicono che Gorgoni sia stato suo referente fino all’ultimo, ma Baldassarri trovava buone sponde anche in fondazione, e nel rapporto con Mussari e Vigni. Dei
quali non temeva il carisma né la preparazione tecnica.
Fino al 2004 il suo vice é Alberto Cantarini, che a quel punto si mette in proprio con il fondo Cheyne, che avrà in dotazione da Mps 50 milioni. Ma Cheyne ha vita e salute brevi, così Cantarini passa a Duet, altro hedge in cui l’area finanza senese investirà 50 milioni. L’anno dopo nasce il veicolo Alexandria, strutturato «al quadrato » emesso da Dresdner Bank, e che poi sarà ristrutturato da Nomura con tutti i problemi del caso. Menzione obbligatoria per Santorini e Nota Italia, ma ci sono 17 miliardi di Btp con qualche prodotto montato sopra a Siena. Come l’inedito Anthracite, uno strutturato da un centinaio di milioni che ha per controparte l’investitore Alberto Marolta.
Ha amici nel settore Baldassarri. Anche all’estero, dove ha fatto intermediare alla svizzera Lutifin titoli off shore allertando la procura milanese, nel 2011. O a Londra, dove sembra sia riparato dopo la cacciata di un anno fa — primo di una serie — e dove Fabrizio Cerasani, fondatore e capo di Enigma Securities, per i pm di Milano acquistava titoli non regolamentati «a condizioni predeterminate e diverse da quelle realizzabili sul mercato, al solo fine di conseguire un profitto». Che poi, secondo la pista degli inquirenti che hanno girato le carte a Siena, (con ipotesi di appropriazione indebita e truffa) veniva spartito con i maghi della finanza Mps.
Quel che non si capisce é come mai, se Baldassarri & C erano tanto bravi nei destreggi finanziari, siano riusciti a far rendere una montagna da 25 miliardi di Btp lo 0,3% annuo medio, spostando tutte le cedole dal tasso fisso a variabile quando il rischio Italia decollava. In tre anni, circa un miliardo di lucro cessante per Mps. «Un errore del genere lo può fare solo un bambino — chiosa un operatore milanese incredulo — se è in buona fede».