Francesco Viviano, la Repubblica 27/01/2013, 27 gennaio 2013
MONTEPASCHI, NUOVE ACCUSE FALSO IN BILANCIO E TURBATIVA I “NON SO” DI MUSSARI AI PM
[Sequestrato il pc dell’ex presidente, mail cancellate] –
SIENA
— Chi sta vicino a Mussari confida che l’ex presidente della Montepaschi di Siena ed ex presidente dell Abi “divora” ogni riga dei giornali che parlano dell’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta (che complessivamente è costata tra controvalore e debiti 17 miliardi di euro), dei “derivati” e su tante altre operazioni che ora dopo ora, sono sempre di più sotto i riflettori dei magistrati della Procura di Siena e del valutario della Guardia di Finanza. All’accusa sinora mossa all’ex numero uno della banca più antica del mondo — “ostacolo alla vigilanza” — stanno per aggiungersi anche quelle di “falso in bilancio e turbativa di mercato”. Chi indaga insomma avanza l’ipotesi che Giuseppe Mussari abbia ripetutamente truccato i conti della banca senese e, con spericolate operazioni di maquillage finanziario accuratamente mascherate, abbia indotto i risparmiatori a credere che la solidità dell’istituto di credito fosse diversa da quella reale. Accuse particolarmente gravi, che potrebbero segnare una decisa accelerazione dell’intera vicenda giudiziaria che sta radiografando in particolare gli ultimi 5 anni della sua attività e che potrebbero nascondere altri scomodi segreti. E il “segreto” che gli investigatori vorrebbero scoprire dietro l’ufficialità dei conti della banca è puntato soprattutto sull’acquisto dell’Antonveneta che è costata ben 17 miliardi. Segreti che potrebbero essere “svelati” dal personal computer di Mussari sequestrato dagli inquirenti, dal quale sarebbero state cancellate email che i tecnici informatici incaricati dalla Procura stanno tentando di recuperare e che potrebbero nascondere molte sorprese.
Agli atti dell’inchiesta dei pm di Siena Antonino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini, sono finiti anche otto bonifici partiti dal Montepaschi ed effettuati nel periodo compreso tra il 30 maggio del 2008 ed il 30 aprile del 2009. Il primo bonifico, di 9 miliardi e 267 milioni, corrisponde all’acquisto vero e proprio ed è diretto ad Amsterdam, alla Abn Amro (gruppo Santander, che ha venduto Antonveneta). Con gli altri sette Mps si accolla i debiti: cinque vanno direttamente al Banco Santander per un totale di circa 5,1 miliardi di euro. Altri due bonifici sono invece diretti alla Abbey National Treasury Service di Londra (collegata al Banco Santander) per un totale di oltre 2,6 miliardi. Perché questi ultimi due seguono un percorso obliquo? Nell’interrogatorio del giugno scorso, gli investigatori fanno questa
domanda a Mussari e l’ex presidente della banca senese si esibisce in una serie di risposte del tipo “non so, non ricordo”. L’improvvisa perdita di memoria insospettisce ulteriormente la procura, inducendola a sequestrare il suo pc e a cercare nella memoria tracce di quella improvvisamente perduta dal presidente. L’operazione di ricerca riguarda anche l’abitazione di Mussari e quella
di Gabriello Mancini, presidente della Fondazione. Ebbene, setacciando il computer di Mussari, gli inquirenti scoprono che sono state cancellate tutte le email inviate e ricevute nel periodo compreso tra giugno e ottobre del 2007, periodo coincidente con la trattativa per l’acquisto della Antonveneta. Gli stessi investigatori si imbattono infine in un forte afflusso di capitali “scudati” da
Londra. E a questo punto i sospetti si infittiscono ancora di più.
Insomma l’inchiesta si sta allargando. E proprio ieri la procura ha acquisito anche le sette ore di registrazione dell’assemblea Mps di venerdì perché vogliono verificare se dagli interventi dei soci possano venire fuori notizie interessanti per l’indagine.