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 2013  gennaio 27 Domenica calendario

MARIO HA TOLTO LA GARANZIA AI BTP


E chi l’avrebbe detto nove mesi fa? In questi giorni una delle Borse più spumeggianti dell’area euro è quella di Atene. Non solo. Chi ha comprato un bond greco a luglio, quando l’emissione rendeva il 28%. ha fatto il primo grande affare del millennio visto che questa settimana l’emissione (scivolata al 10%) valeva più del doppio.
Eppure, poco più di nove mesi fa, i risparmiatori (e gli speculatori) di mezzo mondo inveivano contro i Cac, ovvero le Clausole di azione collettiva, introdotte con norme retroattive per rendere obbligatorio lo scambio ai possessori tra i vecchi titoli e quelli nuovi, con interessi e scadenze meno vantaggiose, nel caso le adesioni superino una certa soglia. Nel marzo del 2012 lo swap, cioè lo scambio tra i vecchi e i nuovi titoli andò in porto quando, una volta raggiunto l’83,5% delle adesioni, il governo greco impose sulla base dei Cac l’adesione forzata a tutti i sottoscrittori, obbligati ad accettare le nuove condizioni.
DAL 1° GENNAIO
Perché parlarne quando tra Atene e Bruxelles, si canta, (speriamo non troppo presto) vittoria? Perché, nel silenzio quasi generale, dal 1° gennaio le Cac fanno parte della legislazione dei Paesi che aderiscono all’Ems, ovvero il Meccanismo Europeo di Stabilità. Italia inclusa. Il decreto del 18 dicembre scorso prevede che, a partire dal 1° gennaio scorso, le nuove emissioni di titoli di Stato con scadenza superiore ad un anno siano soggette a clausole di azione collettiva. Attenzione, la novità non riguarda i titoli acquistati in queste settimane, anche quelli offerti dal Tesoro. Infatti, il ministero finora si è limitato a riaprire con nuove tranches titoli già in circolazione. Ma è questione di mesi. Dopo di che, così come vuole il trattato, lo Stato italiano potrà emettere in una certa misura Btp, Cct, Ctz e altre emissioni oltre i 12 mesi accompagnate dalle Cac. L’unico vincolo è che i “Btp cum Cac” (scontate le facili battute) non potranno superare il 45% dell’offerta complessiva annua.
Insomma, nel caso di un’emergenza a rischio default (come quella attraversata dalla Grecia) l’Europa, vedi la Germania, ha voluto dotarsi di una polizza in più. Il debitore, in sintesi, non dovrà scontrarsi con i legali dei fondi avvoltoio che hanno contestato fino all’ultimo secondo l’offerta a sconto che l’Unione Europea ha imposto a chi aveva acquistato i titoli di Stato di Atene. In questo modo, infatti, in caso di bancarotta l’Ems potrà tenersi ben stretti i titoli “vergini” dalle clausole mentre i gestori più disattenti potrebbero far la fine di quella banca austriaca, la Ka Finanz, nazionalizzata nel 2008 che si è trovata in saccoccia contratto derivati a fronte di titoli ormai carta straccia.
L’ESEMPIO DI ATENE
È un’ipotesi estrema, oggi del tutto inattuale. Assai più concreta ed attuale è un’altra novità: dal 1° gennaio 2013, con l’introduzione dei Cac che prevedono espressamente la possibilità di rinegoziare al ribasso i diritti dei sottoscrittori, lo Stato italiano non garantisce più a tutti il rimborso al 100% dei quattrini investiti in Btp, in Cct, piuttosto che in altre emissioni pluriennali. È un’ipotesi remota, che per ora verrà limitata a meno della metà elle future emissioni anche perché il Tesoro, alle presse con la necessità di rifinanziare 420 miliardi di debito nel solo 2013, ben si guarderà dall’esagerare in clausole che possono abbassare l’appeal dei titoli. Resta il fatto, però, che un tabù è stato infranto. E come dimostra l’esempio di Atene, nulla vieta che uno Stato sovrano possa prendere provvedimenti a posteriori, ovvero a cambiare le carte in tavola anche dopo l’inizio della partita. Come è successo ad Atene, con il consenso e per iniziativa degli stessi organismi che devono dettare le regole per rendere operativi i nuovi strumenti previsti dall’Ems. In linea puramente teorica, non è escluso che, vista l’impossibilità di imporre nuove tasse ai suoi cittadini, uno Stato che aderisce all’Ems proceda a far scattare i Cac, ovvero ad imporre al possessore di un titolo, rendimento al 10% e durata decennale, un nuovo contratto: durata venti anni, ad esempio, e rendimento al 5%. Una misura estrema, quasi da fantascienza. Ma un fatto è certo: la garanzia assoluta sui titoli italiani (piuttosto che francesi od olandesi, beninteso) da qualche settimana è assai più relativa.