Filippo Ceccarelli, la Repubblica 26/1/2013, 26 gennaio 2013
IL FINTO TELEGIORNALE DEL PD
Quando il gioco si fa duro, i creativi della rete producono video, e la cara vecchia propaganda elettorale all’italiana fa un salto tecnologico e contundente di cui, con mirabile sincronia, si vedono i primi risultati.
Per cui nella stessa giornata di ieri il Pd ha messo in rete un pregevole finto telegiornale, con tanto di sigla studio annunciatrice e collegamenti esterni, però ambientato il 5 giugno del 2013, cento giorni dopo la vittoria di Berlusconi.
Ma mentre sui social network si moltiplicavano i clic, nella manifestazione del Pdl al cinema Capranica veniva proiettato un altro pure ragguardevole prodotto, anch’esso destinato a Internet con il titolo «Le bugie di Monti e le bugie della sinistra», che imita il trailer di un film dell’orrore.
Chi li ha visti e se ne intende come Edoardo Novelli, docente di Comunicazione Politica all’Università Roma3, nonché animatore dell’Archivio degli Spot Politici on line (www. archivispotpolitici. it), sostiene che per quanto preceduta da alcuni video pionieristici la
novità merita senz’altro attenzione e che per la prima volta gli schieramenti si stanno decisamente orientando verso quella formula di pubblicità elettorale che in America, dov’è già in voga dalla fine degli anni 60, ha nome «
negative
».
Anziché promuovere un programma, un partito o un candidato questo tipo di propaganda attacca gli avversari, o meglio prende di petto i nemici con un tipo di campagna che sempre oltroceano è significativamente definita «battaglia del fango». E sebbene non sia consolante dal punto di vista civico, né rechi sollievo il fatto che si spendano quattrini in questo modo, occorre riconoscere che entrambi i filmati sono, oltre che innovativi, almeno per quelli che seguono con malriposta passione questo
genere di faccende, anche abbastanza divertenti. E forse proprio perché non vogliono esserlo.
Lo pseudo tg dura più di tre minuti e quindi, a cercare il pelo nell’uovo, appare un po’ lunghetto. Ma il quadro di un’Italia ormai definitivamente berlusconizzata è molto plausibile e perciò convincente. Lo spread ha raggiunto quota 800, «il miglior risultato dal giorno delle elezioni» fa notare con asettico entusiasmo la giovane annunciatrice. Il Fondo monetario e il Fondo salva-stati sono sul punto di concedere il prestito all’Italia. Ma come per la Grecia chiedono in cambio tagli ai salari e alle pensioni (meno 25 per cento). Il presidente Berlusconi si oppone.
Il ritmo e il linguaggio del notiziario è perfettamente ricalcato su quello del Tg1. L’abolizione dell’Imu è rinviata. Presieduta da Verdini, la commissione
d’inchiesta sulla caduta del governo Berlusconi — e qui si vedono immagini di repertorio — ha cominciato i suoi lavori. Slitta anche il decreto «Tutto al Nord», richiesto dalla Lega nonostante le proteste delle regioni meridionali. Giustizia: collegamento con Palazzo Grazioli, una giovane giornalista riferisce che il ministro Ghedini sta preparando una riforma che alleggerisce le pene per la corruzione, niente più carcere, multe rateizzabili, in ultimo il presidente Berlusconi minaccia manifestazioni e promette la riforma istituzionale.
Se non fosse per l’annunciatrice e la telegiornalista, che chiaramente hanno l’aspetto, le acconciature e ancora di più l’abbigliamento di gente di sinistra, lo spot sarebbe perfetto, là dove la perfezione coincide con il suo essere sorvegliato, verosimile, senza alcun effetto di
facile e sbracata parodia, secondo la lezione del falso documentario o «mockumentary».
Si tratta comunque di un’opera articolata, evocativa, a tratti spassosa. Ecco: il contrario esatto del selvaggio spot
negative
del Cavaliere, che è pura e istintiva sensorialità: appena un minuto di ansia, disagio, panico a livello percettivo ed emotivo. Un attacco in crescendo, come i suoni e la musica, che letteralmente mostrifica Monti, Casini e Bersani, «il trio Sciagura», e non si fa scrupolo di integrare le immagini con autentici messaggi subliminali.
Anche di questa evoluzione tecnologica, scritte, rumori, figure fuori contesto che si affacciano per una frazione di secondo e per un istantaneo fotogramma, si può rendere merito all’indubbio professionismo dei comunicatori berlusconiani. Questi ad esempio hanno piazzato sulla mano di Bersani un gattaccio da cartone animato; e seppure non si è in grado di stabilire gli effetti di tale trovata sugli sviluppi elettorali, beh, il video mette in scena strade buie, sgocciolii, macchie che sembrano allargarsi di sangue, battiti cardiaci, tremolio
d’inquadrature.
Il gioco è chiaro: si trasmette una sensazione di fastidio fisico e la si aggancia ai volti dei nemici. Si cerca di creare angoscia e paura in modo da creare un cortocircuito che al momento del voto potrebbe influenzare le scelte. Quanto tutto questo, e i finti telegionali, riescano poi nei loro intenti è già più difficile dire. E tutto sommato è anche sperabile che al dunque tali artifici contino meno di quanto sperano i loro creatori. Ma questo intanto passa la politica nel tempo delle visioni. E non è mai troppo tardi per pensare che con qualche disincantata freddezza e sereno scetticismo
sia molto più facile difendersi.