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 2013  gennaio 27 Domenica calendario

VOTO, COME DECIDONO I DEBUTTANTI

Mtv, mercoledì scorso, “Tutti a casa” programma di David Parenzo sui giovani e la politica. Un militante di centro-destra dice di amare Guccini, e che per cantare “La locomotiva” (“Trionfi la giustizia proletaria!”), ci sta anche il pugno chiuso. Il ragazzo sorride perché sa che per la nostra semplice contabilità dell’altro secolo, pugno chiuso e Giovane Italia insieme sono un po’ un pasticcio.
I ragazzi che votano per la prima volta alle politiche 2013 saranno 2.932.000, 1.506.000 maschi, 1.426.000 femmine. Poco meno del 6 per cento degli aventi diritto. Per quasi un milione di loro – 972.000 – è la prima volta in assoluto. Voteranno spinti dalle cose da cui siamo spinti di solito tutti noi a prescindere dall’età: appartenenza famigliare (o di clan), valutazioni generali, difesa degli interessi, qualcuno per precoce (et irrefrenabile) passione per la politica. Dopo cinque anni di crisi finanziaria e un paio di recessione, quanto conta la situazione economica nelle decisioni che prenderanno? Davanti a una scuola, un ragazzo di diciotto anni con le Reebock blu, alto e con gli occhiali neri, dice che la crisi li tocca perché si sente nell’aria, ma che lui personalmente non l’ha sentita perché è figlio di dipendenti statali. Reddito fisso non comprimibile.
Un altro che è figlio di un commerciante e ha comprato un motorino metà con i soldi suoi, metà con quelli del padre, la crisi l’ha sentita anche lui. “Meno soldi in famiglia”. Ma non sceglierà in base alla crisi. Sceglierà sulla base di quello che gli sembra più giusto. Una sera è andato a sentire Grillo e gli è piaciuto, e ne ha parlato a suo padre. Il padre ha 45 anni e viene dalla Fgci.
FAMIGLIA IMPORTANTE
Il rapporto con la famiglia è importante nella scelta. Micro-sondaggio sul portone di un liceo nel centro di Roma. Più importante la scuola o la famiglia per decidere? Alle otto del mattino, le ragazzine che entrano nell’istituto, imbacuccate contro il freddo, qualcuna con simil-Ugg ai piedi e l’immancabile auricolare dell’i-pod che spunta dal collo dei piumini, dicono veloci-veloci: «La famiglia». E la scuola? «Beh, l’altro giorno il professor Taldeitali ce ne ha parlato». Ma è un’eccezione, parrebbe dalle risposte. (Nota a margine: accanto al piccolo capannello che dà una mano al cronista e prova a parlare di politica e bene pubblico, c’è un monovolume parcheggiato così e così; sul cofano un bicchiere di plastica trasparente con mezza birra avanzata dalla notte precedente e lasciata lì da un reduce di Campo de’ Fiori, ma nessuno ci fa caso e a nessuno viene in mente di toglierla di lì).
Dice Andrea, quasi 22 anni, iscritto all’università, giurisprudenza, che ha già votato alle regionali del 2010, ma non dice per chi: «La maggior parte dei miei coetanei non è molto interessato alla politica. Ma secondo me non è una cosa generazionale. Spesso il disinteresse dei figli è il disinteresse dei genitori». Ma non sempre. Racconto di una madre borghese, a cui la politica piace. Ha mandato sua figlia diciannovenne a studiare all’estero. L’altro giorno l’ha sentita al telefono e l’ha interpellata sul tema: «Sai mamma, non sono emozionata di votare! Se fossi stata in America sì. Ma in Italia dovrei votare per il meno peggio». Tra gli amici della ragazza solo uno si sente davvero emozionato, gli altri dicono che non è poi così importante, e che piuttosto bisognerebbe protestare in piazza.
L’IMMIGRATO CHE VOTA
Dimitri è rumeno, ha ventisette anni. Vota in Italia per la prima volta. Lavora in centro. Vive in una casa in affitto sulla Portuense. È sposato, aspettano un figlio. Sul balcone ha la parabola e vede la tv rumena. L’italiano che lo ha colpito di più quest’anno è il conduttore di “Affari vostri”. Non sa se andrà a votare. Se dovesse farlo sceglierebbe in base ai programmi fiscali dei partiti. «Le trattenute in busta paga di questo mese sono state di 700 euro. Troppi soldi», dice. Crede che l’impatto delle tasse sia l’unico modo che ci sia per scegliere. «Se uno ha sette case, sceglierà sulla base di quanto ti fanno pagare di Imu. Se non hai sette case, guardi l’Irpef... Però...». Però non si fida delle promesse fiscali. «Non sarà il mio voto a decidere e nessuno dei miei amici rumeni che si trova nella mia condizione andrà a votare».
Il ragazzo con le Reebock blu e gli occhiali neri dice che non ha ancora deciso per chi, ma voterà a sinistra. Dovrà scegliere tra Sel, Rivoluzione civile e Pd. Sulla base di che cosa lo farà? Adesione ai valori della sinistra, solidarietà, equità, giustizia. Grillo? No, Grillo no. Come si informerà? Leggerà un po’ di giornali. Crede che siano superiori ai dibattiti tv, i quali dibattiti tv li trova rissosi e chi li frequenta di solito poco chiaro e autoreferenziale. «In questi giorni ha sentito della questione Monte dei Paschi? No, non l’ho sentita», dice.
MEGLIO INTERNET DELLA TV
La maggior parte di loro guarda poco la tv. Preferiscono internet, perché non ha palinsesti né orari e agevola la condivisione (la condivisione si avvia a diventare fattore culturale permanente dei nostri tempi). Ma internet ha una criticità: è più difficile fidarsi. In generale, rispetto al passato le scelte sono meno schematiche. Un tempo si era cattolici, laici, comunisti, fascisti. Oggi la mappa delle idee non corrisponde alla sua proiezione partitica. Dice Olga, 22 anni: «Per noi informarsi è più importante e anche più difficile».
Prendiamo l’offerta per chi non voterà i partiti di sinistra. Scuola privata dalle parti dell’Eur. La maggior parte dei ragazzi tende a votare centro-destra. Dice Mauro, 19 anni che non sa ancora per chi votare. «Al momento quello che mi piace di più è il programma di Oscar Giannino: ”non siamo né di destra né di sinistra, ma per andare avanti”. Questa frase mi è piaciuta. Però lui mi sembra troppo europeista. Adesso mi informerò su Fratelli d’Italia. Il governo tecnico non mi piace, perché ha spaventato la gente con quella storia delle tasse». Grillo lo hai preso in considerazione? «Non dice cose sbagliate, però non lo vedo come un leader».
LE RICHIESTE
Su quali basi faranno le loro scelte, quali gli interessi, le idee che metteranno gerarchicamente in fila? Tendono a rispondere in tre modi. Il meno interessante è il più schematico: valori, ma senza saperli declinare. Il secondo modo è quello di partire dalle cose più vicine. E cioè: avere scuola e università che funzionino, condizioni che favoriscano il lavoro, meritocrazia, politica rispettosa dei cittadini (modo gentile per non parlare esplicitamente di casta e suoi privilegi). Terza visione più consapevole e generalista. È quella dei ragazzi che guardano sostanzialmente a tre cose: alla crescita economica (non solo intesa come mantra occidentalista, diciamo così), alla difesa della funzione esemplare della politica (onestà prima dei privilegi), a una forma di equità complessiva che passa per bilanci pubblici non squilibrati e per un’idea generale di giustizia. Ma quelli della mozione tre al momento sono in minoranza.