Giordano Stabile, La Stampa 25/1/2013, 25 gennaio 2013
LA COREA DEL NORD PUÒ COLPIRE GLI USA?
I nordcoreani hanno annunciato ieri che effettueranno nuovi test di missili balistici e nucleari con «target gli Usa». Sono impazziti o è una boutade politica?
C’è tanta propaganda interna, ovviamente, dietro un annuncio così roboante. Se uno pensa di attaccare gli Stati Uniti, come minimo non lo dice. I giapponesi insegnano. Ma il successo, dopo oltre un decennio di frustrazione del lancio di un missile Unha-3, lo scorso 12 dicembre, ha galvanizzato la dirigenza della Corea del Nord. Per il giovane, e non del tutto accettato, Kim Jong-un, è stato un successo decisivo per consolidare il suo potere. Ora alza ancora l’asticella, mentre i problemi alimentari nel Paese non sono affatto risolti.
L’Onu, compatta, ha duramente condannato il lancio del 12 dicembre, perché prendersi questi rischi?
C’è una ragione esterna: Kim Jongun vuole far pressione sulla leadership sudcoreana e spera di indebolire il nuovo presidente, la signora Park Geun-hye, prima leader donna della Corea del Sud, figlia del generale Park Chung-hee, presidente dal ’61 al ’79, poi morto assassinato. Ma c’è anche una ragione interna: Kim Jong-un, secondo l’analista americano Victor Cha, del Centro per gli studi strategici e internazionali di Washington, «usa i lanci di missili e i test nucleari per consolidare il suo potere e ribadire il legame dinastico con il quasi divinizzato Kim Il Sung, suo nonno».
Per assomigliargli ancor di più si sarebbe fatto fare nove plastiche facciali. E vero?
La notizia è stata smentita dai media ufficiali di Pyongyang, ma non è inverosimile. Il culto della famiglia Kim è fondamentale per la tenuta del regime. E Kim Il Sung ha anche il problema di apparire troppo giovane: nell’Asia tradizionale il potere è associato all’anzianità e all’esperienza.
Ma davvero riuscirà a realizzare un missile che arrivi negli Usa?
Pyongyang ha effettuato test missilistici nel 1998, nel 2006, nel 2009 e nel 2012. «Ogni volta - dice ancora Cha - il tentativo è riuscito meglio del precedente». Gli analisti temono che possa arrivare a un missile con portata fino a 10mila chilometri. Nel caso, precisa Cha, «la Corea del Nord dimostrerà a uso interno ed estero che ha la tecnologia di una grande potenza».
Che gittata aveva l’ultimo missile lanciato?
«La portata dello Unha-3 è stimata in 4100 miglia, 6500 chilometri. L’Alaska dista dalla Corea del Nord circa 4500 chilometri, è a tiro. Per non parlare del Giappone, che prima del lancio del dicembre scorso aveva avvertito che intendeva distruggere «eventuali parti del vettore in caduta verso il suo territorio». In effetti il missile è passato sopra Okinawa.
Ma la Corea del Nord dispone di testate nucleari?
Ha compiuto almeno un test riuscito, il 9 ottobre 2006, e un secondo il 25 maggio del 2009. Oltretutto c’è un legame inquietante fra i test missilistici e quelli atomici. Sia nel 2006 che nel 2009 si sono succeduti nel giro di due-tre mesi. Gli analisti vedono all’orizzonte un altro test nucleare. Quanto alle bombe costruite, vengono stimate in 5-8. Non dovrebbero essere però di grande potenza, i base alle analisi sismologiche condotte al momento dei test.
Che cosa spinge a pensare che i nordcoreani vogliano far esplodere un altro ordigno?
I servizi di intelligence di Corea del Sud e Usa stanno in questo momento, con l’ausilio dei satelliti spia, monitorando il sito nucleare di Punggye-ri, nella provincia di Hamgyeong del Nord, e al momento non sarebbero state rilevate attività «significative». Ma secondo Seul, la Corea del Nord, con il via libera della leadership, può fare il terzo test nucleare «quando vuole»: «È nostra opinione che col consenso dei vertici, Pyongyang può far detonare l’ordigno in ogni momento», ha spiegato un portavoce del ministero della Difesa di Seul, all’agenzia Yonhap.
Che cosa rischia Pyongyang se si spinge così lontano?
Un nuovo inasprimento delle sanzioni, in un momento di carestia pesante all’interno del Paese. Rischia grosso, perché anche Russia e Cina, che di solito la proteggono, sono indispettite da una prova di forza quanto meno inopportuna. Per Washington è «una provocazione inutile»: «La minaccia di ulteriori test missilistici da parte della Corea del Nord - ha detto ieri il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney - rappresentano una violazione significativa delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e una ulteriore provocazione che può aumentare l’isolamento del regime di Pyongyang».
Che cosa si può fare per fermarli?
Esclusa l’opzione della forza, poco. Pechino potrebbe bloccare le forniture di petrolio. Un’opzione fino a poco tempo fa ritenuta impossibile, ma ora, visto l’irrigidimento, dei cinesi non è più da escludere. Mercoledì Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha allungato la «lista nera» delle entità nordcoreane colpite dalle sanzioni internazionali, stavolta anche col voto di Pechino. Un segnale.