Massimo Gramellini, La Stampa 25/1/2013, 25 gennaio 2013
DONNE IN PRIMA LINEA
Chiedo scusa se non esulto alla notizia che l’esercito americano consentirà alle donne soldato di combattere in prima linea. La parità nell’uccidere non mi sembra una grande parità. La parità nel drogarsi per superare la paura di dare e ricevere morte. La parità nel parlare come il caporale di Full Metal Jacket. Non era questo il percorso che noi femministi sognavamo. Noi sognavamo un mondo meno aggressivo, dove fossero le donne a contaminare il modello degli uomini e non viceversa.
Intendiamoci. Per ora il maschio violento e possessivo conserva il monopolio dei delitti familiari e sessuali. Ma intanto al cinema le Angeline e le Charlize hanno cominciato a menare come ossesse. Ve la immaginate Katharine Hepburn prendere Spencer Tracy a calci nella giugulare? Negli uffici molte donne assurte a ruoli di responsabilità hanno rinserrato il cuore dentro una fodera di cinismo e alzato la mascella fino al soffitto. Non alternative ai manager maschi, ma cloni in tailleur. Quanto al futuro, la cronaca è invasa da storie di ragazzine che si uniscono in gang per picchiare il prossimo: ieri, in una scuola media del Pisano, il padre esterrefatto di un alunno ha sottratto una dodicenne al pestaggio in stile Arancia Meccanica cui la stavano sottoponendo tre coetanee. Finora, quando incrociavo qualche banda di bulli in una strada buia e poco popolata, la presenza nel gruppo di una ragazza aveva il potere di tranquillizzarmi. Adesso anche, ma nel senso che le andrò incontro per ingaggiarla come guardia del corpo.