Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 25/01/2013, 25 gennaio 2013
LERNER: STELLA ESITANTE NELLE SCELTE
[Mentana e Santoro presi in ritardo. C’era la fila per venire qui] –
Gad Lerner è sempre stato molto critico nei confronti di Giovanni Stella. Sia quando il manager era ai vertici di Telecom Italia Media e di La7 sia ora che è uscito dal gruppo. E durante la presentazione del suo nuovo programma Zeta, al via oggi in seconda serata su La7, le stoccate di Gad verso l’ex dirigente non si risparmiano: «Non ci s’improvvisa manager televisivi in uno o due anni.
Anche se si sono avute esperienze importanti in altri settori. Ma è un lavoro completamente diverso. Stella, diciamo così, è stato molto roboante nei proclami, molto esitante, invece, nelle scelte editoriali. Ho un grosso rammarico per tutte le occasioni perse da La7. Abbiamo preso Enrico Mentana con un anno e mezzo di ritardo», prosegue Lerner, che quando parla di La7 lo fa sì come volto di rete ma anche come fondatore, essendo al canale sin dagli inizi, nel 2001, «e Michele Santoro con un anno e forse più. Altri facevano la fila per arrivare a La7, e non furono presi non tanto per motivi economici, quanto per esitazioni tattiche che avevano a che fare con la politica». Quindi, verso il lavoro di Stella (che peraltro lascia il gruppo con perdite intorno ai 100 milioni di euro nel 2012) solo critiche? «Ribadisco che queste cose gliele ho dette in faccia quando era nostro manager. E adesso non voglio infierire. Lui ha voluto spalmare gli investimenti su una ipotesi di tv generalista più consueta. Investimenti che invece non hanno avuto il ritorno sperato. La rete, secondo me, andava profilata di più sulla informazione e sull’intrattenimento legato all’attualità. Ma tutto ciò andava fatto quando si poteva sfruttare la debolezza degli altri, e in particolare della Rai. Quando noi siamo partiti, era già tardi».
Il direttore di La7, Paolo Ruffini, e quello marketing (ed ex direttore di rete), Lillo Tombolini, assistono in silenzio allo show di Lerner (Ruffini, anzi, a un certo punto se ne va perché «c’è fuori un taxi che mi aspetta_»).
Nel suo nuovo programma, che debutta oggi con una intervista a Mario Monti, Lerner promette di non invitare mai Silvio Berlusconi. Ma quanto lo infastidisce l’ipotesi di ritrovarsi, come editore di La7 o il fondo Clessidra di Claudio Sposito (ex a.d. di Fininvest) o Urbano Cairo, che ha mosso i primi passi proprio come braccio destro del Cavaliere? «Premetto che secondo me Telecom Italia commette un errore nello svendere La7. Gli azionisti non sistemeranno le loro minusvalenze cedendo la chiocciolina La7. Si farebbe solo un grosso favore a Mediaset, perché in questi tempi di crisi i 175 milioni di raccolta pubblicitaria di La7 non sono briciole per Publitalia. Detto questo, i due possibili futuri editori, quelli che finora hanno presentato offerte per La7, non mi imbarazzano. Sposito è un uomo di affari, vorrà valorizzare il suo investimento. Non farà un portage o un acquisto finto a favore di Mediaset. E penso la stessa cosa pure per il consulente Marco Bassetti, che certo, in passato, ha lavorato con Mediaset, ma che ora intende crearsi delle alternative. Quanto a Cairo», prosegue Lerner, «è un imprenditore che conosco, e che sa bene che decine di milioni di utili che fa con la sua azienda gli arrivano proprio da La7, grazie alla raccolta pubblicitaria». E soprattutto grazie a una intesa pluriennale con minimi garantiti piuttosto bassi, firmata da Stella, che consente a Cairo communication di fare utili con la raccolta come concessionaria, e che vede, invece, La7 in perenne rosso di bilancio. «E infatti non credo che quel contratto firmato da Stella con Cairo si possa considerare un capolavoro», chiosa Lerner. Che, tuttavia, è costretto ad abbandonare la prima serata del lunedì, a chiudere il suo Infedele dopo oltre 10 anni e a rifugiarsi nella seconda serata del venerdì, dalle 22,15, con il comodo traino dello spettacolo di Maurizio Crozza, che lo precede. «Diciamo che io sono stato disarcionato da Paolo Del Debbio, che con Quinta Colonna, su Rete 4 al lunedì, ha fatto audience superiori alle mie. Ci sono molte reti che, improvvisamente, hanno scoperto la crisi e la povertà, che ospitano sempre la famiglia disperata che non arriva alla fine del mese. Sono nati paladini del giustizialismo sociale», conclude Lerner, «che considerano i politici tutti ladri e tutti uguali. Io questa tv, la tv delle piazze e degli indignati, non riesco a farla. Anche Corrado Formigli, che ora va in onda al posto mio al lunedì, è un personaggio che funziona, probabilmente più adatto alla prima serata. Ma usa un linguaggio che non è il mio».
Il programma Zeta sarà anche occasione di sinergie con La Effe, il canale televisivo di Feltrinelli (che controlla il 70%, mentre Telecom Italia è al 30%) che nascerà ufficialmente nella primavera del 2013 (diretto da Riccardo Chiattelli, ex direttore di Cielo), e di cui Lerner è presidente del comitato editoriale.