Diego Gabutti, ItaliaOggi 25/01/2013, 25 gennaio 2013
CHE FINE HA FATTO IL RIGORE? MAH, NON NE PARLA PIÙ NESSUNO
Che fine ha fatto il rigore? Era il rimedio in loden a tutte le disgrazie del paese, anzi dell’Europa, o meglio del pianeta, ed ecco che improvvisamente non ne parla più nessuno, a parte Angela Merkel (e dev’essere per questo che perde le elezioni in Bassa Sassonia). Ma tutti gli altri tacciono, prendono le distanze e promettono una politica economica di gran lunga meno rigorosa per l’avvenire.
Che buffonata il redditometro! Che salasso l’Imu! Qui si esagera con le tasse! A cominciare dal Caro Leader e dai suoi ministri, che sono stati bacchettati persino dal Financial Times, salvo scuse e precisazioni tardive, per i potenti come per gli onnipotenti la parola d’ordine non è più rigore ma clemenza.
«La tradizione della sinistra a livello internazionale, e della socialdemocrazia in Europa, è di tipo statalista. Lo stato è considerato un fattore indispensabile per la redistribuzione economica, il che è in gran parte vero. In una società in cui gruppi intermedi come le classi sociali — compresi i residui del feudalesimo — e istituzioni religiose come la Chiesa cattolica sono molto forti, lo statalismo assume un ruolo più rilevante. E rivela la stessa ferocia della tradizione giacobina nella politica francese» (Conversazioni con Michael Walzer. Il pluralismo, la libertà, la sinistra, a cura di R. Jahanbegloo, Marsilio 2012).
Clemenza fino al giorno delle elezioni, poi naturalmente si vedrà. Non ci sono soltanto gli elettori e i contribuenti a questo mondo. Ci sono anche le istituzioni e i mercati — questi finanziari, quelle internazionali — e bisogna pure ascoltare la loro autorevole opinione su come spendere i vostri soldi («vostri», d’altra parte, è una parola grossa) e su come rispettare (o sospendere) i vostri diritti.
Finalmente è stato detto con chiarezza che (forse, ne discuteremo, chi lo sa) il futuro governo di centrosinistra Bersani-Monti-Vendola non introdurrà, come si temeva, una tassa patrimoniale che faccia piangere i ricchi e le ministre del lavoro (anche il Financial Times, a quanto pare, non approverebbe). Sospettano tuttavia le malelingue che anche qui, passata la festa elettorale, e qualunque cosa ne pensi il Financial Times, la parola d’ordine del futuro governo non sarà più niente tassa patrimoniale ma contrordine, ragassi, si scherzava.
«I milionari ci consolano dicendo che si possono fare anche delle indigestioni di ostriche» (Peter Altenberg, Meno ancora che schegge di pensieri, in P. Altenberg, in Favole della vita, Adelphi 1998).
Anche per questo il Divorziato (sembra di sognare) cresce nei sondaggi. Della sinistra, decisamente un po’ troppo plurale, dove ciascuno tende imboscate a ogni altro, non si fida nessuno, nemmeno i suoi stessi elettori. Anche su di loro pesano le tasse, e anche loro hanno sperato, e anzi continuano a sperare, in una riduzione della spesa pubblica. Che non significa affatto, come la nomenklatura di sinistra strilla con aria sempre meno convinta nell’illusione di compiacere il suo pubblico, riduzione delle spese sociali indispensabili ma abolizione delle spese superflue — comprese, naturalmente, anche le spese sociali superflue.
Perché il Fidanzato sia tornato a infestare la casa degli elettori moderati è uno di quei fenomeni paranormali che la scienza non riesce a spiegare. Come gli UFO e le apparizioni mariane, come il Mistero del Santo Graal e gli Enigmi dell’Area 51, è più roba da Cazzenger_ pardon, da Voyager che da pagina dei commenti. Ma è anche vero che sempre di più gli analisti politici si ritrovano a glossare, poveretti, fenomeni in tutto e per tutto paranormali, dai Rebus del Movimento 5 Stelle agli Arcani della Maglietta Aderente di Nicole Minetti.
«I romantici veneravano Dante Alighieri, Shakespeare e Michelangelo, che insegnavano loro il sublime; i neoclassici Omero, lo scultura antica e Raffaello, che li educavano alla possente calma e alla nobile semplicità; i moderni cercano i loro classici nei primi fumetti e nelle prime fotografie. [_] Oggi non si costruisce più coll’illusione d’una durata secolare; come gli etruschi di D.H. Lawrence ci si soddisfa dell’effimero, e dovremmo (come loro) trovare in questo la felicità; la troviamo?» (Mario Praz, Classici dei moderni, in M. Praz, Bellezza e bizzarria. Saggi scelti, Meridiano Mondadori 2002).