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 2013  gennaio 24 Giovedì calendario

LA SOLITUDINE DI MARELLA, VEDOVA GIÀ DA MOGLIE

[Oggi a Torino la messa per la morte dell’Avvocato. Ma nessuno si ricorda di lei] –
Oggi Torino ricorda Gianni Agnelli. Dieci anni dopo la sua morte. Una messa in Duomo, lo stesso luogo dove venne officiato il funerale, quindi un incontro in Municipio alla presenza del Capo dello-Stato Giorgio Napolitano e del sindaco Piero Fassino. Poi tutto tornerà nel silenzio della memoria. Tutto, compresa donna Marella Caracciolo di Castagneto, la vedova dell’Avvocato. Ignorata, dimenticata, quasi evitata. Messasi in disparte per scelta e rispetto. Ma tenuta ai margini anche negli scritti dedicati al marito, celebrativi, di elogio e pure sferzanti ma nessuna parola, nessun pensiero per lei. Da sessant’anni all’ombra di Lui,da quel giorno festoso di novembre, era il diciannove, del millenovecentocinquantatre, le nozze nel castello di Osthoffen a Strasburgo segnarono l’inizio di una nuova epoca per la dinastia illustre.
Al tempo Gianni Agnelli contava trentadue anni, Marella ventisei, bellissima, eterea, un cigno come venne definita da Richard Avedon, l’americano fotografo di Marilyn e della Bardot e della Loren, sempre usando pellicola in bianco e nero. Donna Marella venne ritratta con il marito da Andy Warhol in una serigrafia colorata. Erano anni anche quelli in technicolor, la Fiat era nelle mani di un piccolo grande uomo, gli Agnelli«dipendevano»da Edoardo Valletta, per loro c’era il tempo dei giochi, la Juventus, la vita in barca, in Costa Azzurra a New York, comunque, dovunque. Vennero gli anni di Edoardo e Margherita, i figli, percorsi difficili, tortuosi, drammatici e poi tragici. Il doppio matrimonio di Margherita, con il seguito di una figliolanza clamorosa («L’ho lasciata che era una figlia adesso è una bambinaia » disse con la solita perfidia suo padre Gianni), il suicidio di Edoardo, hanno rappresentato macchie impossibili da coprire, nemmeno con il silenzio, la lontananza, l’esilio. Soprattutto la fine di Edo aveva provocato una serie di maligne letture per il rapporto tra madre e figlio, Edoardo prigioniero della propria debolezza e imprigionato dalle ossessioni e dalle paure della madre. Così Margherita, vicina e lontana assieme, con un epilogo clamoroso, la vertenza sull’eredità di Gianni Agnelli, una storia bassa e volgare per la pubblicità con la quale venne corredata e alimentata. Marella Agnelli è stata vedova anche da moglie, dunque, incantata dal fascino del marito, in penombra rispetto al riflettore che illuminava tutta la famiglia, anche accecandola. Era un’ombra, una figura di passaggio, una presenza fotografica, rara, un sorriso e uno sguardo di circostanza, quasi un dovere di esistere ma senza essere. Mai Donna Marella è stata personaggio pubblico, da esibizione, semmai appartata, in silenzio, nonostante la sua bellezza elegante, raffinata, consorte del sovrano, genitrice degli eredi a un trono che poi ha avuto altra successione. Dieci anni sono trascorsi da quella notte in cui la cronaca di Gianni Agnelli si concluse ed incominciò la sua storia e la sua leggenda.
Dieci anni sono trascorsi e nessuno, forse pochissimi, si sono ricordati di Lei, di una donna rimasta improvvisamente più sola di quanto già lo fosse prima, di una madre addirittura allontanata dalla propria figlia per una questione di denaro, di carte bollate, di avvocati, di tribunali, di sospetti. Di tutto e di più è stato scritto sull’Avvocato.
Invece, righe veloci, appena un accenno su chi ha dovuto sopportare la sofferenza di queste ultime amare e drammatiche vicende.
La solitudine di una principessa senza corona, di una donna nobile dimenticata da molti, da troppi. Oggi qualcuno a Torino dovrà cercare il suo volto, i suoi occhi, i suoi bianchi capelli. Sarà forse inutile. Ancora una volta, Marella rimane una memoria che non si può vivere, se non ricorrendo a suo marito, ai suoi figli, ai suoi nipoti. Quasi Lei non ci fosse più.