Luigi Garlando, La Gazzetta dello Sport 25/1/2013, 25 gennaio 2013
Qui si fa la mia Italia– [Intervista a Cesare Prandelli] Tra una decina di giorni (6 febbraio), con l’amichevole di Amsterdam, riparte l’Italia di Cesare Prandelli, protagonista di un Europeo entusiasmante
Qui si fa la mia Italia– [Intervista a Cesare Prandelli] Tra una decina di giorni (6 febbraio), con l’amichevole di Amsterdam, riparte l’Italia di Cesare Prandelli, protagonista di un Europeo entusiasmante. Dovrà guadagnare il pass per Brasile 2014 e giocarsi a giugno l’antipasto della Confederations Cup. Pronto a salpare, il c.t. guarda l’orizzonte della stagione. Ma, prima di dare vento alle vele, si volta indietro. Prandelli, un ricordo di Gianni Agnelli? «Era curioso del gesto tecnico. Amava riprodurlo. Un martedì venne all’allenamento e ci chiese: "Avete visto il gol di Monelli da metà campo?". Prendemmo i palloni e provammo tutti a calciare. Tutti, tranne Platini. "E lei perché non tira?", chiese l’Avvocato. "Troppo facile senza portiere", rispose Michel che ordinò al custode del Combi di aprire una porticina larga un metro che collegava due campi. Platini la centrò da centrocampo. "Ho capito. Arrivederci", salutò soddisfatto l’Avvocato». Il coniglio bagnato, Baggio, lascia la Figc. «Mi mostrò il suo progetto. "Splendido - gli dissi -, ma dovresti presentarlo al ministero dello sport...". Era un’idea geniale, ma riguardava tutto, anche competenze del Club Italia, mentre avrebbe dovuto limitarsi all’istruzione di allenatori e preparatori, in quanto presidente del Settore tecnico. Come se un ministro degli Interni suggerisse farmaci a quello della Salute. Ma ho grande stima di Roby. Da dirigente o da allenatore si proporrà da protagonista. Deve trovare la sua strada». Come Maldini e altre bandiere ferme. «Il calcio ha bisogno di loro per avere idee nuove. Non è un caso se hanno meritato tanta passione. Un tesoro da non disperdere». Maldini team manager azzurro? «Quel posto è di Gigi Riva, non si tocca. Ora che sta meglio, lo aspettiamo. Coverciano è casa sua». Pensi al Maracanà... «Chiudo gli occhi e sogno. Da bambini all’oratorio dopo un gol dicevamo: "Neanche al Maracanà...". Il massimo. Mai entrato. Mi godo con emozione l’avvicinamento, giorno dopo giorno». Il nuovo c.t. Scolari? «Darà ancora più disciplina e senso di appartenenza al Brasile zeppo di talento. E’ la squadra da battere». Guardiola al Bayern Monaco? «Una scelta che è una cometa. Attenzione, il calcio va in quella direzione: società organizzata, cultura del lavoro, gioco propositivo, stadio moderno, tifosi maturi che non tifano contro. Pep ci dice: seguite il modello del calcio tedesco. Ha ragione». Guardiola migliorerà indirettamente anche la nazionale tedesca. «Che non è messa male... Sì, il lavoro di Guardiola col blocco del Bayern aggiungerà conoscenze. Come fece per la Spagna col blocco del Barcellona». E poi la Francia di Deschamps. «Contro di noi ha mostrato il suo valore. Guardate come sono cresciuti in due mesi Belfodil e Pogba e immaginate cosa potrà diventare nel 2014». Noi siamo l’isola del 3-5-2 che l’Europa non considera. Al vertice è legge. La Roma che offre un calcio più europeo fatica. Non la preoccupa? «Perché quando un 3-5-2 è in svantaggio si mette a 4? Perché lo ritiene più offensivo. Allora osatelo subito... Ho visto le cifre: non è vero che con la difesa a 3 si prendono meno gol. Ma il 3-5-2 dà sicurezza, ed è più facile da allenare: le sincronie della difesa a 4 sono delicate. Comunque i numeri dicono poco. Se fai il 3-5-2 con terzini sulle fasce e mediani in mezzo è un conto, se lo fai con Cuadrado e il palleggio della Fiorentina un altro. La Fiorentina col Pescara doveva fare 6 gol, a Udine minimo doveva pareggiare. Però, dopo due sconfitte, sento dire che Montella sbaglia. Invece ha proposto per mesi un calcio di grande qualità. Mi sta a cuore questo punto: bisogna difendere con forza e coraggio un calcio del genere e cercare l’intensità di ritmo che ci separa dall’Europa». Marchetti ha messo la freccia su Buffon? «Marchetti sta facendo bene, lo seguiamo. Potrebbe essere con noi alla prossima. Ma con me Buffon è titolare da qui alla fine del mondo». Dal fronte terzini nessuna buona nuova. «Criscito e Santon vanno bene. De Sciglio ha confermato di essere un ragazzo di grande prospettiva, buono per due fasce». L’idea di riadattare Schelotto terzino? «E’ lui il primo a non esserne convinto. Invece deve, perché è lì che può imporsi a livello internazionale e tornarci utile. Da ala ha gamba, ma non un dribbling irresistibile. Anche Colantuono gliene ha parlato». Preoccupato degli infortuni di Chiellini? «Si fa male spesso per la sua irruenza. E’ il suo modo di giocare, la sua forza. Preferisco uno che si fa male a uno che non lotta». Ora a tutti piace Lodi. «Volevo portarlo all’Europeo. Ne parlai con Montella, poi feci una scelta di prospettiva: Verratti nella lista dei 30. Anche per questo mi è sembrato scandaloso che in Italia se lo siano lasciati scappare: un under 21 già arrivato in Nazionale». Ora Verratti sta faticando. «Un passaggio cruciale, che capita a tutti i giovani: smetti di essere una novità e tutti diventano più esigenti. E’ qui che devi dimostrare forza. E’ qui che i grandi fanno il salto». Florenzi cresce senza pause. «Ha il vantaggio di essere stato sempre nel suo ruolo ideale. E, date le sue caratteristiche, gioca con una generosità che ti porta a perdonargli qualche errore». Ha sentito De Rossi? «Non serve. E non devo essere io a coccolarlo. Giusto che affronti da solo, in modo adulto, il momento con il suo allenatore. Daniele è tosto. Uscirà rafforzato e in azzurro ci metterà ancora più orgoglio». Non coccola neppure Balotelli? «Abbiamo parlato per telefono, gli ho dato consigli personali, che restano tra noi. La situazione calcistica è chiara: è fermo ai gol di giugno alla Germania. Siamo quasi a febbraio. Chi ricorda una bella giocata da allora? La speranza è sempre la stessa: che Mario decida di investire finalmente su di sé; che dica una buona volta: okay, ora divento il più forte del mondo; che metta in cantina il personaggio e lasci parlare solo il calciatore. Io ci credo sempre. Per nessuna ragione un allenatore può permettersi di mollare tanto talento». Mancini stavolta è tentato di farlo. «Non esiste un allenatore che più di Mancini meriti la riconoscenza di Mario. Lo ha voluto, difeso. Mario deve fare ciò che gli chiede Roberto. Il Milan? Non mi riguarda». La «mela marcia» a Coverciano? «Con noi non ha mai sgarrato. Sempre l’ultimo a presentarsi all’allenamento, ma mai in ritardo. Sempre sul filo. Rispetto a Mancini ho il vantaggio di averlo per periodi brevi... Ma all’Europeo è stato impeccabile». El Shaarawy sta rifiatando. «Ricordo i commenti dopo il suo esordio contro l’Inghilterra. Molti lo criticarono. Io invece vidi la corsa di un giocatore vero, che lottò con generosità per la squadra. Gli dissi: "Vai e dai il massimo al Milan. Ci rivedremo". Non avevo bisogno che segnasse 14 gol. Mi bastava quello che avevo visto. Quante seconde punte segnano 14 gol?». A giugno se lo porta in Confederations? «Devo ancora parlarne con Mangia. Le finali europee dell’Under 21 sono importanti, ma la priorità è la Nazionale. Ce li divideremo. Credo che El Shaarawy e Verratti saranno con noi». Destro cresce a strappi. «Ha 20 anni (22, ndr)... Zeman gli farà solo bene». I nervi di Osvaldo continuano a vibrare. «E’ portato a strafare e non accetta che non gli riesca ciò che ha in testa. Da qui le reazioni. Maturità significa accettare le difficoltà, gli avversari, convivere con il disagio. Crescerà. I gol comunque li fa». Vede «nuovi italiani» all’orizzonte? «Uno su tutti: Icardi della Samp». Ma dice di volere l’Argentina. «A noi ha detto altro... Gli abbiamo parlato, c’era un’intesa, poi è successo qualcosa. Ma ci speriamo ancora». Esterni da corsa come Icardi e El Shaarawy che vedono la porta e la potenza di Mario in mezzo. Mica male... «Vedremo». Vediamo oltre il Mondiale: il suo ritorno in un club. Meglio una grande già pronta per vincere, tipo Juve o una big inglese, o un progetto da sviluppare nel tempo, tipo questa Roma? «Ho in testa il Mondiale. Davvero». Si forzi... «Mettiamola così. Valorizzare giovani e ricominciare da capo dopo un paio di anni l’ho già fatto. Vorrei un squadra o un progetto per vincere. Ora voglio vincere. In Italia non è facile. Il progetto che ha più futuro è la Roma: età bassa e qualità alta». Tra una settimana Prandelli sarà all’oratorio di Rivolta d’Adda con Mondonico per rispondere alle domande dei bambini che quando giocano sognano il Maracanà. Come il c.t.