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 2013  gennaio 24 Giovedì calendario

PERCHÉ BERSANI NON VA IN TV? PERCHÉ GLI SPETTATORI FUGGONO

[Nei sondaggi il segretario Pd è in vantaggio, ma in video non sfonda: a Ballarò persino Monti lo ha battuto con uno share del 30% contro 20] –
In questa pagina ci sono dei grafici che possono spaventare: ricordano il famigerato indice spread e la curva, se associata a Mario Monti, s’impenna provocando le vertigini. Il giochino non tratta l’economia, ma il televisivo share e si riferisce a due puntate di Ballarò, la mezz’ora per il candidato per Palazzo Chigi. I sondaggi dicono il contrario, eppure questi numeri premiano il professore bocconiano e penalizzano il segretario democratico: il primo attira il pubblico, il secondo lo disperde. La fotografia va ripulita e spiegata: a Bersani si contrapponeva una partita di Coppa Italia finita ai supplementari, a Monti il solito palinsesto del martedì.
OCCHIO al telecomando, però. Come reagisce il telespettatore mentre Bersani e Monti parlano? Il pubblico televisivo va con la stessa velocità di un traffico cittadino: si sposta in massa e crea congestione oppure si muove a gruppetti e non si formano ingorghi. Il professore e il segretario si mostrano a una platea simile: 20 per cento ciascuno, poi c’è il blocco pubblicitario e comincia la rimonta. Quella di Bersani è lenta, si schioda a fatica dal 15% e non va mai oltre il 20, cioè ritorna al traguardo passando per lo stesso punto di partenza. Anzi, a volte provoca un effetto saliscendi: sta per superare il 20% e, improvvisamente, crolla al 17, e poi ancora su e poi ancora giù. Il calcio lo batte, soffre Inter-Bologna su Rai2, nonostante il canale sia il più piccino fra i generalisti Rai. Il riflesso è metafora politica: il pubblico-elettore di Bersani, raggiunta una vetta notevole, si può soltanto ridurre. Il professore impressiona, forse perché non detiene uno spread di simpatia né di efficacia comunicativa. Non maneggia l’ironia meglio di Bersani, che si è dotato di autoironia quando gli hanno rinfacciato di non avere carisma. Monti decolla da un’altitudine pari a quella di Bersani e lievita velocemente, bruciando i 30 minuti e quasi 10 punti di share. Quando Giovanni Floris lo congeda, Ballarò sfiora il 30%. E la crescita televisiva del prof. è molto lineare, costante. Può rimandare al gonfiarsi del prodotto interno lordo dei cinesi negli anni più floridi, non certo al Pil italiano né di epoca berlusconiana né di mandato tecnico. Monti è riuscito a neutralizzare persino la seconda sosta pubblicitaria, che può essere un momento utile per le fughe: invece lo share si tiene immobile, intorno al 25% e al ritorno in studio prosegue la cavalcata. Il confronto a distanza di Ballarò, che si può leggere nelle tabelle pubblicate più che nei commenti scritti, può giustificare la timidezza con cui il segretario s’avvicina al mezzo televisivo: un mezzo e nient’altro, appunto, per il Pd che parte da una posizione di vantaggio (netto) rispetto ai concorrenti. Esempio. L’Agcom ha sanzionato Studio Aperto, Tg4 e TgLa7 perché sbilanciati: “Se un politico si butta dalla finestra - dice Enrico Mentana - per par condicio facciamo buttare tutti gli altri?”. Tradotto: se un politico (Bersani) è assente, non si può metterlo presente. Nel primo mese di campagna elettorale, Silvio Berlusconi ha disintegrato la concorrenza con più di 60 ore in televisione, Monti si è difeso benissimo, poteva finanche pareggiare il conto con il Cavaliere, mentre Bersani si è concesso un terzo del tempo. Francesco Siliato insegna Massmediologia al Politecnico di Milano e conosce i trucchi e i misteri di questo pazzo parametro chiamato share: “A votare ci vanno i cittadini e non i telespettatori che si comportano diversamente. Monti rappresenta la novità, l’uomo da studiare, ma ha saputo sfruttare la sua popolarità, che non importa se negativa o positiva, per far correre la sua propaganda.
BERSANI è molto più familiare, da anni viene visto di qua e di là e il suo pensiero, a parte la competizione elettorale, risulta noto a chi l’ascolta. Nessuno dei due è un mattatore televisivo, ma in questo periodo il professore in video è più forte del segretario”. Forse alleati andrà meglio. Come insegnano gli esperti di televisione: il pubblico non si somma né lo share, chissà se con le schede elettorali funziona. E martedì toccherà al Cavaliere, se Angelino Alfano non si ribella. Anche stavolta sarà divertente scommetterci.