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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

SCANDALO BUS, L’AD MANCINI SI DIMETTE DA EUR SPA

(due articoli) -
Riccardo Mancini questa volta si arrende e rassegna le sue dimissioni dalla carica di amministratore delegato di Eur spa. L’annuncio è arrivato nella tarda mattinata di ieri, dopo un rapido giro di consultazioni che ha coinvolto in primis il Campidoglio. A far precipitare la situazione ai vertici di via Ciro il Grande è stato l’arresto di Francesco Ceraudo, ex ad di Breda Menarinibus, indagato per una presunta mazzetta che sarebbe stata versata allo stesso Mancini, per un appalto per l’acquisto di 45 autobus destinati alla linea Eur-Laurentina-Tor Pagnotta. La poltrona dell’ad vacillava da settembre, quando si sono diffuse le prime notizie su quest’inchiesta. Proprio in quei giorni era arrivata la direttiva del ministro dell’Economia Vittorio Grilli, che aveva chiesto un giro di vite sui manager di società pubbliche coinvolti in vicende «penalmente rilevanti».
L’ANNUNCIO
«Ho deciso di rassegnare le dimissioni sia in riferimento a non trascurabili problemi di salute che da tempo mi affliggono, sia per poter difendere in qualsiasi sede la mia onorabilità - scrive Mancini in una nota - nei giorni scorsi ho avviato personali contatti con i soci, rispettivamente ministero dell’Economia e delle Finanze e Roma Capitale, ai quali ho comunicato la decisione di lasciare irrevocabilmente l’incarico ricoperto, lasciando naturalmente agli azionisti il tempo tecnico di convocare l’assemblea dei soci, che dovrà provvedere alla nomina di un sostituto». Il manager dimissionario ritiene la sua scelta «doverosa anzitutto nei confronti dell’azienda pubblica che ho rappresentato negli ultimi quattro anni e alla quale auguro un percorso di grandi successi e un futuro di forte prosperità». Alemanno, preventivamente informato della decisione, apprezza: «Ringrazio Riccardo Mancini per il senso di responsabilità che sta dimostrando dimettendosi volontariamente dall’incarico di amministratore delegato di una società pubblica - sottolinea il sindaco - sono convinto che riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati e gli faccio i miei migliori auguri per un pronto ristabilimento delle sue condizioni di salute».
LE REAZIONI
Il Pd insorge: «Alemanno ancora una volta ha messo la persona sbagliata nel posto sbagliato», commenta il senatore Ranucci. «Chiediamo al governo Monti e al ministro Grilli di scegliere un manager in piena autonomia - sottolinea il capogruppo capitolino Marroni - una personalità di alto profilo in grado di garantire con la massima trasparenza la funzionalità di Eur spa a partire dal completamento del centro congressi la Nuvola». Ma per Athos De Luca, consigliere comunale democrat, serve «un commissario all’Eur, in attesa delle nomine da parte del nuovo governo». Secondo Monica Cirinnà, «tra scandali e dimissioni la squadra di governo messa in insieme da Alemanno nella Capitale si è progressivamente sfaldata: dopo i cinque anni della destra in Campidoglio Roma si ritrova a contare i danni provocati dal malgoverno, dagli scandali e dall’inadeguatezza di una compagine che ha usato la città a fini di parte e non nell’interesse dei cittadini». Adesso «esigiamo dal sindaco il blocco della delibera sul velodromo e chiarezza sul Tre Fontane», sottolineano i consiglieri d’opposizione del Municipio XII, Vincenzo Vecchio e Matilde Spadaro.
Fabio Rossi

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BRUSCO E SPREGIUDICATO, COSI’ FACEVA AFFARI -
E’ un totem che viene giù, come le vecchie statue del socialismo reale. Il potere fatto persona nella Roma di questi anni, l’abile tessitore, il manager spregiudicato, l’uomo del «dobbiamo fare cassa» - che poi a come farla ci pensava lui - il gran ciambellano di un cerchio magico che affonda nei circoli neri degli anni’80: tutto questo è stato Riccardo Mancini e forse altro ancora. Adesso che ha gettato la spugna, le immagini scorrono addirittura più nitide: quel vocione, quei modi bruschi, e comunque l’innegabile capacità di accattivarsi l’interlocutore, e una puntigliosità maniacale quando veniva sfidato a maneggiare cifre e bilanci.
QUATTRO ANNI DI REGNO
Dicono le malelingue che non sia stato tanto l’arresto di Francesco Ceraudo, ex amministratore delegato di Breda Menarini, quanto il ritrovamento di un’agenda in cui Ceraudo annotava i movimenti illeciti di denaro a convincerlo che il tempo era scaduto. Di fatto, Riccardo Mancini, 53 anni, ricco di famiglia, indagato da settembre in quest’inchiesta come destinatario di una presunta tangente da 500mila euro, ha preso carta e penna e abbandonato fragorosamente la scena.
Non è più l’amministratore delegato di Eur spa, il super incarico al quale Gianni Alemanno lo destinò nel giugno di quattro anni fa, dopo essere stato il fedelissimo della sua campagna elettorale nel 2006. Non è più l’ispiratore, l’organizzatore, il deus ex machina del vorticoso giro di interessi, della collaudatissima struttura d’affari che ha fatto nascere attorno all’Eur.
DISCOTECHE E MEGASTORE
Trasformò quel gioiello di architettura, i palazzi, i colonnati, le gallerie, in un fantasmagorico gioco di bar, di ristoranti, di discoteche, e anche di centri benessere e di megastore, e se gli fosse stato un altro po’ di tempo, di alberghi e di palazzoni. Trasformò l’Eur in quartiere privato, appunto, il suo e dei suoi amici. Gettando simbolicamente alle ortiche una convenzione del 2004 tra Eur spa e Campidoglio che obbligava l’azienda a occuparsi sì dei suoi affari, ma anche dello sviluppo del quartiere, a garantire parcheggi, sottopassi, piscine, impianti sportivi, scuole, biblioteche. A farsi carico, insomma, anche dei bisogni della collettività. E’ andata come è andata, come è sotto gli occhi di tutti. Ci sono sottopassi, per dirne una, di cui non si parla neanche piu: Tor de’ Cenci, via di Malafede, Castellaccio.
Poi il velodromo, quello delle Olimpiadi del ’60, demolito con 1.300 cariche di tritolo. Altro che campus scolastico e giardini. Mancini ha smontato tutto il piano, dovrebbero venir su una torre e quattro palazzine, il solo progetto, bontà sua, che «garantisce equilibrio economico e finanziario».
ASPETTANDO LA NUVOLA
Quindi i parcheggi. Solo per riassumere, erano previsti seimila posti auto e se tutto andrà bene ne verranno fuori soltanto 1.300: 700 già realizzati dalle parti della Laghetto e altri 600 sotto la Nuvola di Fuksas, il nuovo centro congressi, il grande cruccio di Mancini. Ci teneva tanto a vederla completata e invece non ce l’ha fatta. Mica tutta colpa sua: l’opera è in ritardo di quindici anni, ma intanto dagli iniziali 175 milioni veleggia verso i 500. Alemanno ha annunciato l’inaugurazione per un giorno preciso, il 31 gennaio 2013, tra una settimana. Ma i più ottimisti rimandano il taglio del nastro a dopo le elezioni amministrative.
Gli affitti, infine. Il vero core business di Mancini, massaggi, abbigliamento, locali notturni, ristoranti a go go, senza nessuna regola se non quella del mercato, senza nessuna fede se non quella dei rapporti personali. Con questo giochino, però, l’Eur spa ( 10 per cento del Comune di Roma e 90 per cento del ministero dell’Economia) portava a casa almeno 40 milioni di euro l’anno.
TUTTE LE CARICHE
Nell’augurargli di risolvere presto e bene i suoi «non trascurabili problemi di salute» e di poter «difendere in qualsiasi sede la mia onorabilità», non resta da chiedere a Riccardo Mancini come si regolerà con tutte le altre cariche che in questi anni ruggenti ha accumulato. Riepiloghiamo: amministratore delegato di Eur Congressi (che dovrà gestire la Nuvola), di Eurfacility (che dovrà occuparsi della manutenzione del Palazzo delle Poste) di Eurtel (che progetta la cablatura del quartiere grazie a 16 chilometri di cunicoli mussoliniani), e poi presidente di Aquadrome (la società che avrebbe dovuto far nascere un parco acquatico al posto del Velodromo e che invece si sta occupando di palazzine), di Eurpower (energia e teleriscaldamento), e anche consigliere della Marco Polo (beni del territorio). Non è un po’ troppo, visti i tempi, anche per le sue larghe spalle?
Nino Cirillo