VARIE 24/1/2013, 24 gennaio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUL CASO MPS (MONTE DEI PASCHI DI SIENA)
REPUBBLICA.IT
MILANO - Mentre infiammano le polemiche politiche e istituzionali sul dossier Mps, l’azione della banca senese continua imperterrita la sua marcia indietro e chiude una nuova seduta di passione sotto di oltre otto punti percentuali. In neppure tre sedute di Borsa, è scesa da 0,294 a 0,233 euro, un tonfo del 20% tra intensi flussi di scambio, e con i venditori a imporsi. Sarebbe comodo prendersela con Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, i due protagonisti della passata gestione che da mesi sono diventati i parafulmini della tempesta su Siena. Ma gli analisti finanziari e i gestori di fondi, gente che non si stupisce facilmente e che già conosceva bene la situazione del Monte, non si possono blandire guardando solo gli specchietti retrovisori. E al Monte, da un anno, c’è una gestione nuova, guidata da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, messa al suo posto per tentare una dolorosa ristrutturazione. E’ contro di loro che si sta vendendo l’azione Mps ora, come atto di sfiducia nel loro ruolo di "ripulitori", e come atto di sfiducia sulla possibilità del Monte di tornare a restituire al Tesoro i 4 miliardi che sta per avere in prestito, e senza i quali andrebbe a fondo.
Dalla pubblicazione delle indiscrezioni sulle operazioni strutturate delle passate gestioni, Mps si è rimangiata una buona metà del rialzo, corposo, effettuato tra dicembre e gennaio, quando tutto il settore bancario è stato riscoperto dagli investitori. Oggi le vendite fioccano anche mentre il resto del comparto tenta di risalire. Sulle prime, si era parlato di "impatto emotivo", una sorta di effetto immagine che gli operatori applicavano dopo avere letto i titoloni sui giornali. Ma qui si sta andando oltre, sia per ampiezza del movimento sia per volumi. E soprattutto, tenendo conto che i titoli tossici e gli errori della gestione senese non sono affatto una novità. Già a maggio, in televisione, Report aveva parlato di "Alexandria" (lo strutturato che ha scoperchiato il vaso martedì, provocando anche le dimissioni di Giuseppe Mussari dalla presidenza Abi). Le censure alla dirigenza Mussari, totalmente smantellata in Mps tra fine 2011 e metà 2012, erano numerose e dettagliate. In più la stessa banca aveva, a fine novembre scorso, preannunciato un impatto negativo per circa 500 milioni dalla chiusura di alcune operazioni, le stesse che ora sono alla pubblica gogna. Dunque qual è la novità che ha fatto cambiare umore ai compratori?
Tra le sale operative e gli uffici studi sono condivise due considerazioni. La prima, che la nuova gestione è stata a conoscenza di un buco nei conti fin da ottobre 2012 (almeno), e sostiene di averne informato Bankitalia e la Consob. Ma non è chiaro quando ciò sia avvenuto, soprattutto è chiaro che il mercato non è stato informato tempestivamente di queste operazioni, che avevano un evidente impatto sull’andamento del titolo. Tutte le informazioni sono uscite dopo le fughe di notizie sui giornali, e su pressione delle autorità. Così gli investitori si trovano la frittata dopo un mese che comprano Mps a mani basse, e a un giorno dall’assemblea che dovrà sbloccare la statalizzazione di fatto della banca. Perché in quasi un anno la nuova gestione non ha fatto emergere i titoli tossici? Qual era la missione, coprire le schifezze o evitare che esplodessero? E perché la cassaforte di Vigni in banca è stata aperta solo a ottobre, mentre l’ex direttore generale se n’era andato da mesi? Qualche investitore si sente un po’ tradito, perchè ha riposto fiducia - e denaro - nei messaggi e nel piano industriale presentato sei mesi fa dal duo Profumo-Viola.
La seconda considerazione è più tecnica, e legata ai numeri. Le perdite stimate dallo smantellamento delle tre operazioni strutturate sono tra 500 e 720 milioni, cioè circa il 20% della capitalizzazione della banca. Ma siccome le magagne vengono confermate soltanto dopo le singole indiscrezioni giornalistiche, gli operatori temono ci possa essere dell’altro. E ogni piccolo aumento del vecchio passivo renderà ancora più difficile tornare a remunerare gli azionisti. Il conto è presto fatto: su 3,9 miliardi di Monti bond a un tasso del 9% il primo anno (poi crescente), la banca pagherà al Tesoro, con priorità su tutti gli altri stakeholder, almeno 350 milioni annui non deducibili dalle tasse. Quanti anni dovranno passare prima che quel fardello sia stato rimborsato e tocchi agli azionisti? Anche a questa domanda è arduo rispondere.
(24 gennaio 2013)
MONTI: NO A SPECULAZIONI ELETTORALI (REPUBBLICA.IT)
ROMA - "La vicenda di Monte dei Paschi di Siena non può essere oggetto di fantasie elettorali". Il presidente del Consiglio Mario Monti prende la parola sullo scandalo della banca senese e dice: "Il governo, e nella fattispecie il ministro dell’Economia e delle Finanze, è disponibile a riferire in Parlamento". La richiesta era venuta sia dal presidente della Camera Gianfranco Fini che dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Ma che Palazzo Chigi non potesse rimanere ferma davanti al montare del caso risulta evidente anche dalle parole espresse oggi dal presidente della Repubblica. "Mi pare che sia una questione abbastanza grave", ha detto Giorgio Napolitano. "Non sono esperto di banche - ha osservato il capo dello Stato - ma se la questione è grave bisogna occuparsene. Ed io ho piena fiducia nella Banca d’Italia".
"Io - sostiene il Professore intervenendo dal forum Davos - posso riferirmi al comunicato del ministero dell’Economia che ricostruisce la vicenda. Non è in questione il tema dei controlli, ma è importante sottrarre questa tematica dalla confusione che si sta creando attorno alla banca per evidenti ragioni". "Quanto è stato detto sugli interventi finanziari e sull’ammontare che sarebbe stato impiegato per Mps e il gettito Imu è oggetto di fantasie - precisa ancora Monti - anche perché la sottoscrizione di nuovi strumenti finanziari non è ancora avvenuta. E’ un tema che non sussiste".
A parlare di controlli era stato in particolare Tremonti. "In Italia per legge e per
storia la vigilanza bancaria, sulle singole banche, è di esclusiva competenza della Banca d’Italia. Nel caso specifico è un po’ strano che la vigilanza non sia stata preventiva opppure anche successiva", aveva accusato l’ex ministro. "Nel caso specifico - ha aggiunto - non c’è stata un’azione ex ante, anzi tutti i controlli fatti per applicare i bond li ha fatti Banca d’Italia senza fare alcun rilievo, non c’è stata un’azione ex post perché questa l’ha fatta non la vigilanza ma la magistratura".
Parlando a margine della presentazione delle liste della lega Nord in Piemonte, dove è capolista al Senato, Tremonti aveva quindi incalzato il presidente del Consiglio. "Monti vada in Parlamento, riferisca e dica al Paese cosa è successo. Il Parlamento aveva bocciato quella norma e Monti su quella norma ha messo la fiducia, pertanto è il minimo che venga e ci spieghi che cosa ha fatto, anziché andare a Davos a raccontare agli illuminati suoi soci cosa sarebbe successo, venga e ci dica che cosa ha fatto. Che Monti sapesse risulta dalle carte. Il presidente della Camera ha detto che ha convocato Monti, e che non venga altri che Monti, se vuole accompagnato dalla Fornero, e dica al paese che cosa è successo".
Fini in precedenza aveva infatti auspicato un chiarimento parlamentare: "Non mi permetto di dare consigli al presidente del Consiglio, ma da presidente della Camera credo che farebbe bene il governo Monti a riferire immediatamente in Parlamento anche se è sciolto, in Commissione, circa quello che è a conoscenza il governo su questa vicenda", aveva sottolineato il presidente di Montecitorio a ’Omnibus’, su La7.
L’annuncio di Monti non placa però gli attacchi del Pdl. "Troppo comodo - sottolinea l’ex ministro Renato Brunetta - rimanere in carica per gli affari correnti, avere lo status di presidente del Consiglio e poi sottrarsi al doveroso dibattito parlamentare. Anche perché il professor Monti deve riferire non solo su Monte dei Paschi, ma anche su quella che Pierluigi Bersani ha chiamato ’polvere sotto il tappeto’, vale a dire sulla necessità di un’eventuale manovra correttiva in ragione del peggioramento congiunturale nel 2013, del 500% rispetto alle previsioni della sua Nota di aggiornamento al Def".
Intanto, dopo le polemiche dei giorni scorsi, Massimo D’Alema torna oggi a rivendicare l’estraneità del Pd alle vicende Mps. "Non è mai stato un punto di riferimento del nostro partito", dice. "Io - prosegue - capisco che i nostri competitori non hanno alcun argomento e sono spaventati dal fatto che si possa vincere le elezioni. Ma l’uso che si fa della vicenda è un segno del degrado del dibattito pubblico e non è accettabile a livello civile". D’Alema ha ricordato che l’indagine è solo all’inizio e che "non sappiamo neppure di quali responsabilità si stia parlando".
(24 gennaio 2013)
GRILLI - REPUBBLICA.IT
MILANO - La vicenda dei contratti derivati del Monte dei Paschi continua a tenere banco sulla scena politica ed economica nazionale. In campo scende anche il ministro uscente dell’Economia, Vittorio Grilli, che a margine della commemorazione per i 10 anni della scomparsa di Giovanni Agnelli non lesina le stoccate. "Non è un fulmine a ciel sereno", commenta Grilli a chi gli chiede di quanto sta emergendo a Rocca Salimbeni e nel sistema bancario italiano. "Sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica", aggiunge, escludendo però che si possa aprire una crisi anche in altri istituti: "Non ho evidenza di problemi simili in altre banche".
Come si sia arrivati a questa situazione e perché non la si sia intercettata prima non pare però essere un problema che riguardi il Tesoro: "Sui controlli - ha concluso Grilli - dico solo che spettano alla Banca d’Italia". Il riferimento è anche alle dichiarazioni di Via Nazionale circa "operazioni emerse solo di recente" e di cui la banca centrale era stata "tenuta all’oscuro"
La vicenda è diventata subito terreno di scontro in campagna elettorale, mentre l’amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, ha scritto ai dipendenti sottolineando che l’istituto ha avviato un percorso di "reale cambiamento e assoluta trasparenza gestionale". Viola sintetizza gli ultimi eventi culminati nella scoperta di vecchi documenti non a conoscenza dell’attuale management, ma spiega che le ultime novità "non ci colgono di sorpresa", in particolare in merito alle verifiche sui titoli strutturati avviate già da novembre. "Sono consapevole delle difficoltà del momento che rendono non facile la relazione con i nostri clienti" aggiunge Viola, che ricorda ai dipendenti il suo apprezzamento per il loro attaccamento all’istituto. Anche grazie a queste qualità, aggiunge Viola, anche questa volta sarà possibile un rilancio della banca.
Da via Nazionale era arrivata ieri una netta presa di distanza dagli ex vertici della banca toscana. Tra le accuse della Fondazione Mps e le reazioni in campo politico, oggi si sono fatti sentire anche i banchieri. Secondo il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, quelli del Monte sono "solo fatti episodici, la banca è già stata ampliamente rinnovata nei suoi vertici, ma il sistema bancario è sano". Il banchiere ha anche auspicato che si arrivi in fretta a nominare una nuova guida per per l’Abi, che ha perso il suo presidente Giuseppe Mussari, dimessosi appunto per la vicenda che riguarda il suo passato ruolo al vertice del Monte. Sulla stessa linea una seconda voce da Ca de Sass, quella del consigliere delegato Enrico Cucchiani, che ha specificato che "quello di Mps è un caso molto circoscritto, che non ha punti di comunanza con il resto del sistema bancario italiano". In accordo anche il direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro: "I numeri parlano chiaro. Il sistema è robusto perchè non ha in pancia rischi significativi".
In questo turbinio di voci, nessun commento arriva dalla Commissione europea. Il portavoce del responasabile della concorrenza Joaquin Almunia si è limitato a indicare che a metà dicembre l’Antitrust ha approvato temporaneamente l’aiuto pubblico al salvataggio, cioè la ricapitalizzazione per 3,9 miliardi di euro (attraverso i Monti bond) per ragioni di stabilità finanziaria. Il via libera è subordinato alla presentazione di un piano di ristrutturazione entro sei mesi dal 17 dicembre, cioè entro i prossimi cinque mesi.
Nel frattempo a Piazza Affari il titolo subisce ancora una ondata di vendite (segui il titolo in diretta), trovando il prezzo intorno a 0,24 euro.
(24 gennaio 2013)