Pietrangelo Buttafuoco, Panorama 24/1/2013, 24 gennaio 2013
MARA CARFAGNA - LA POLITICA SI È IMBASTARDITA, MA ABBIAMO BISOGNO DI UNA CAMPAGNA DI VERIT
Che tipo... «C’è qualcosa di bastardo nella politica». Mara Carfagna, capolista del Pdl in Campania 2, resetta una giornata fatta di 56 ore: niente sonno, niente cibo. C’era da chiudere la questione delle liste nel suo territorio. E c’era la questione Cosentino, il suo avversario, tolto dalla lista del partito negli ultimi istanti utili e che una leggenda smentita dall’interessato voleva in fuga con tutti i documenti.
Qualcuno se l’è pure mangiato, dei fogli.
Manco fosse il venerabile Jorge, il monaco di Il nome della Rosa che si masticò il secondo libro della Poetica di Aristotele, quello sulla commedia, affinché nessuno fosse deviato dal riso e dimenticasse Iddio. Suvvia, non facciamone un mostro...
Gli volete tutti bene, ormai, al mitico «Nick». Anche Stefano Caldoro...
Appunto, anche il presidente della regione, leale avversario da sempre di Cosentino, lo ha detto: attenti a non farne un mostro. E io, che l’ho sempre combattuto, ripeto che non è un mostro e, detto ciò, aggiungo che non dobbiamo farci redigere le liste elettorali dalla magistratura. Ma lo vogliamo ricordare che nel 1994 cadde il primo esecutivo Berlusconi, un governo che stava lavorando bene, a causa di un avviso di garanzia fondato sul nulla?
Ed è la data, quella, a partire dalla quale il politico Silvio Berlusconi comincia a essere l’imputato d’Italia, ben 26 processi.
Facciamo così, riscriviamo l’articolo 1 della Costituzione e stabiliamo, una volta per tutte, che «la sovranità appartiene alla magistratura», va bene così? Dopo di che sarebbe il caso di abrogare presso le celesti sfere anche il libero arbitrio e non opporre al potere dei giudici contrappeso alcuno. Evidentemente i padri costituenti sbagliavano di brutto a volere e prevedere l’immunità parlamentare.
Che tipo... Qualcosa di bastardo, si diceva.
La politica, ecco. La politica s’è imbastardita. Da 20 giorni sono commissario provinciale del partito a Salerno. Ed è qui che sono capolista. Qui siamo nella sede di via di Porta Elina e, come vede, è tutto uno scorrere di facce, storie e incontri. Mi turba il gran numero di persone che si trova in difficoltà. La politica, appunto, spesso è bastarda: c’è chi cerca il posto di lavoro, l’incarico...
È il nostro Sud al Sud del Sud.
E invece no. Quella stagione io la chiudo. Ho accettato con gioia questo incarico. Dialogo e mi confronto con i problemi veri. Non dimentico di avere raccolto 57 mila preferenze da consigliere regionale nel 2006. Qui io voglio aggregare le diverse realtà e dismettere per sempre i piccoli imperi chiusi dei politicanti. Altrimenti non nasce una classe dirigente. La politica, oggi, la voglio definire per come mi ha appena detto una giovane signora: «Coltivare una speranza». Non si arriva qui per elemosinare un favore.
Ma sarebbe un altro Sud se fosse così.
Eppure è così. Arrivano e mi dicono: «Voglio dare il mio contributo». Erano anni che non mi capitava. E mi piace che ragazzi, madri giovanissime e operai salgano in questa sede per dirmi: «Ti voglio aiutare». Io, negli anni in cui cominciavo a fare politica, mi ero avvicinata con diffidenza. La politica, al Sud specialmente, era come un circolo ristretto destinato a ingrassare con le clientele.
Ma sarebbe tutta un’altra Italia, trasformata d’improvviso...
E pure io mi sento profondamente trasformata. Quando ho iniziato, nel 2004, responsabile per la Campania di Azzurro donna, avevo dalla mia una grande passione ma poca competenza. E non ho problemi a dirlo. Ho sempre avuto, però, un’alleata: una volontà ferrea. Alla politica, al netto di ciò che di bastardo possa ancora esserci, devo la sorpresa di una scoperta. E cioè che la stragrande maggioranza, e sento di poterlo dire anche a nome dei colleghi avversari, lo fa per passione, sacrificando tempo agli affetti e alla vita privata. Quell’idea vecchia della politica, l’idea bastarda, è qualcosa del passato.
La politica, però, è un agone per vecchietti. Magari arzilli, però tutti vecchietti.
Il grande coraggio di Berlusconi, al di là delle maldicenze, è stato nell’avere voluto scommettere sui giovani e sulle donne. Nel 2008, non era forse giovane il ministro della Pubblica istruzione, era forse un vecchio il ministro della Giustizia e quello delle Regioni?
...e il ministro delle Pari oppurtunità, giovane e, come scrisse la «Bild», «die schönste Ministerin der Welt» (la più bella donna ministro del mondo), ricordiamo bene. Ma la sfida, oggi, è tra un Berlusconi che lei stessa ebbe a considerare «come un nonno» e un Mario Monti che si offre alle telecamere commosso parlando dei propri nipotini, uno dei quali, all’asilo, chiamato «Spread» dagli altri compagni.
L’Italia è un paese gerontocratico, come la politica. Io sono una leale berlusconiana critica. Quando lo si critica, è un favore che gli si rende, non un torto. Detto ciò, l’unico che ha innovato, in Italia, è stato lui. E Monti, poi: vuoi che non si trovava un tecnico giovane, in Italia?
A proposito di anni: non 40 ma 20 sono gli anni in cui voi berlusconiani avete avuto in mano l’Italia per non cavarne uno, almeno uno, di risultato.
E va bene, buttiamola sul pesante. Quello che dice sempre Berlusconi è purtroppo vero. Se non si cambia la Costituzione, non si potrà cambiare l’Italia. Otto anni fa, nel 2005, avevamo già fatto tre importanti passi in avanti: dimezzamento dei parlamentari, abolizione del bicameralismo e premierato forte. La sinistra gridò allo scandalo: il dittatore in arrivo. Avremmo avuto un Paese diverso, oggi, ma la sinistra blocca la modernità. Nel biennio dal 2006 al 2008 la sinistra, al governo, invece che migliorare la legge Biagi l’ha smantellata. Cinque anni di lavoro per potere finalmente costruire il ponte di Messina sono stati cancellati in cinque minuti da Antonio Di Pietro, ministro dei Lavori pubblici.
Però, che forza questa sinistra.
Metta in conto anche la vostra complicità, quella di voi giornalisti.
Sono 20 anni, onorevole Carfagna, per deludere soprattutto la destra e non la sinistra.
La sinistra non ha trovato il Paese sfasciato per colpa di Berlusconi ma nessuno dei giornali, ovvio, accusa le banche. Non si racconta la grande crisi del 2008, la Grecia, i debiti sovrani. E poi ancora i giochi di azzardo fatti con i risparmi dei cittadini. Abbiamo bisogno di una campagna di verità. E sarà tutto più facile in questa campagna elettorale.
Che tipo... La conversazione s’è svolta durante un preciso tragitto: dalle scale della sede di Salerno, in via di Porta Elina, in auto verso Roma, fino alla stazione di servizio Casilina per un panino. Mara ne prende uno e un avventore, notandola, le rivolge un’occhiata raggelante di sfida. Lei risponde con uno sguardo feroce. Che succede? «Nulla, comincia la mia campagna di verità. Gli faccio capire che sono pronta a difendermi».