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 2013  gennaio 24 Giovedì calendario

IL CORAGGIO DI CAMBIARE


Purtroppo negli ultimi tempi il mondo della finanza ci ha abituato a ogni sorta di spiacevole sorpresa tanto in Italia quanto all’estero. Ci piacerebbe dire che le notizie di un derivato da almeno 220 milioni, stipulato dall’allora presidente del Montepaschi, Giuseppe Mussari, per coprire delle perdite e – secondo le dichiarazioni della società - non rivelato al consiglio e ai revisori, siano solo l’ennesima prova del marcio presente dappertutto.
Tuttavia non possiamo. Non si tratta di un rogue trader come Jerome Kerviel di Société Générale o Kweku Adoboli di Ubs, non si tratta di una divisione fuori controllo come la Aig Financial Product o la divisione di Londra di Jp Morgan, e neppure di una cospirazione tra i trader di diverse banche, come nello scandalo Libor. Queste notizie, se confermate, coinvolgono l’ex vertice della terza banca italiana, recentemente rieletto all’unanimità alla presidenza dell’associazione dell’intero sistema bancario italiano. Beppe Grillo e tutti coloro che vogliono aizzare la rabbia popolare contro le banche non potevano sperare in notizia migliore. Come è possibile spiegare agli italiani, inviperiti dal pagamento dell’Imu, che l’equivalente di tutti i proventi della prima rata è stato utilizzato per ripianare il deficit di patrimonio generato della folle passata gestione del Montepaschi? Se si vuole evitare un’esplosione incontrollata di rabbia urgono misure non solo per punire nel modo più esemplare possibile coloro che verranno ritenuti colpevoli, ma anche per evitare che simili disastri si ripetano.
Individuare e punire i responsabili è certo un compito della magistratura. Ma il salvataggio offerto dal governo, sotto la forma dei Monti bond, attutisce non solo l’ammontare delle pene ma anche la probabilità che tali pene vengano comminate. In Italia – mi diceva un famoso avvocato penalista – di fatto si va in galera per reati societari solo in caso di fallimento e successiva bancarotta. I Monti bond allontanano questo rischio da Montepaschi. Ma è giusto usare i soldi della comunità per proteggere i colpevoli? Se Montepaschi può operare senza Monti bond, perché prestargli 3,9 miliardi? Se invece i Monti bond servono per evitare un fallimento, perché proteggere i colpevoli dalle giuste conseguenze? Non sono un giurista, ma se fosse legalmente possibile io introdurrei una norma che equipari l’aiuto statale al fallimento per quanto riguarda i reati societari commessi. Altrimenti la gente si sente veramente presa in giro.
Per prevenire il ripetersi di simili fenomeni è necessario un serio ripensamento del nostro sistema di vigilanza. È possibile che Bankitalia, Consob, società di revisione e collegio sindacale siano stati tutti ignari del problema? Urge una commissione parlamentare di inchiesta che accerti non solo le responsabilità, ma anche i rimedi per evitare simili problemi in futuro. Se effettivamente tutti questi organi di vigilanza hanno fallito, non rimane che introdurre quel premio per i denunzianti civici che da anni vado proponendo. Se ci fosse stato un premio di svariati milioni a chi denunciava grosse irregolarità nel bilancio, pensate forse che nessun dipendente di Montepaschi si sarebbe fatto avanti per rivelare il contratto segreto? Negli Stati Uniti questo meccanismo, introdotto per le frodi contro lo Stato, ha funzionato a meraviglia. Perché non introdurlo da noi? Per prevenire il ripetersi di simili fenomeni è necessario anche un serio ripensamento del nostro sistema di governance bancaria. Ci avevano detto che, grazie alla positiva influenza esercitata dalle Fondazioni, le banche italiane non avevano investito in titoli tossici, non avevano speculato aggressivamente, non si erano lanciate in una estrema ricerca del profitto, ma avevano operato nell’interesse del Paese. Le vicende del Montepaschi sembrano dimostrare il contrario. Gli investimenti in titoli tossici c’erano, ma sembra che siano stati nascosti da trucchi contabili. I derivati rischiosi c’erano, ma sembra che non venissero riportati in bilancio. Lungi dal proteggerla dalla "miope" pressione per i profitti il controllo della Fondazione bancaria Montepaschi ha reso possibile un pericoloso intreccio tra politica e banca: intreccio che è finito per costare estremamente caro alla città di Siena e a tutti i cittadini italiani. Urge un disegno di legge per impedire alle Fondazioni ex bancarie di esercitare funzioni di controllo. Sono enti benefici e se vogliono rimanere tali dovrebbero diversificare completamente il loro patrimonio.
Last but not least, urge una nuova normativa sull’uso dei derivati. Non sono tra coloro che li demonizzano. I derivati possono essere molto utili ma, Montepaschi insegna, possono essere anche estremamente pericolosi se dati nelle mani di manager senza scrupoli. Purtroppo il danno si scopre sempre troppo tardi, come abbiamo visto con lo stesso governo italiano, che l’anno scorso ha dovuto pagare 2,6 miliardi di euro a Morgan Stanley per terminare alcuni derivati contratti nel 1994. Per evitare che questo succeda è necessaria la massima trasparenza. Per questo io assoggetterei la validità di un derivato alla controfirma della società di revisione, che così si assume la responsabilità che questi contratti siano riportati correttamente in bilancio. In questo modo si evita che un amministratore poco onesto tranquillizzi la controparte (mentendo) che il contratto era stato messo a conoscenza dei revisori.
Molti diranno che la campagna elettorale non è un buon momento per discutere di riforme serie. Non sono d’accordo. La campagna elettorale è il momento migliore per forzare i rappresentati politici, spesso troppo compiacenti con i poteri della finanza, a prendere una posizione chiara su questo punto. Le mie quattro proposte sono certamente perfettibili, e quindi invito tutti i partiti a discuterle e a migliorarle. Ma chi si rifiutasse di prendere un impegno elettorale preciso su questi punti o, peggio, ignorasse il problema, ai miei occhi diventerebbe un complice del degrado finanziario.
Luigi Zingales