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 2013  gennaio 19 Sabato calendario

TEMO SOLO DIO …E MERYL STREEP


LA LISTA È LUNGHISSIMA: il suo nome compare tra le 50 Maggiori Star di tutti i tempi, i 50 Smartest People in Hollywood (i più intelligenti, i più "svegli"), quella degli Uomini più sexy (viventi) e dei 100 più sexy della storia del cinema (defunti compresi). E si potrebbe continuare. Negli ultimi trent’anni Denzel Washington è apparso in ogni possibile graduatoria: con un cachet che continua ad aggirarsi sui 20 milioni di dollari a film (per American Gangster pero ne ottenne 40), sei nomination all’Oscar e due statuette incassate, la star cinquantottenne è uno degli attori (ma è anche produttore e regista) più ammirati e stimati di Hollywood. Poco incline a raccontarsi – anche battaglie politiche e interventi da filantropo li compie fuori dalla pubblica arena – è sposato dal 1983 con Paulette Pearson e ha quattro figli, tutti impegnati nel mondo del cinema. Nell’ultimo anno è stato il protagonista di due film piaciuti al pubblico e ai critici – Safe House e Flight – e per quest’ultimo è stato anche candidato ai Golden Globe e all’Oscar. Sicuro di sé, deciso nelle sue risposte e sempre attento a non rivelare troppo della sua vita, Washington ha un innegabile carisma. E quando vuole, sa stare al gioco col cronista.
La sua interpretazione del pilota alcolizzato in Flight è realistica e toccante. Si è forse immerso nel mondo degli Alcolisti anonimi per capire la psicologia del suo personaggio, il Capitano Whitaker?
No, perché lui non pensa di essere un alcolizzato, ha completamente rimosso il problema ed è in grado di funzionare normalmente anche dopo aver bevuto. Non mi interessava entrare nella psicologia di una persona che frequenta gli Alcolisti anonimi, semmai volevo capire bene come funzionasse il fenomeno della rimozione.
Anche nei momenti più tragici di Flight, Whitaker sembra capace di dominare la paura. Lei come vince le sue angosce?
Le vinco attraverso i miei ruoli: i militari, per esempio, hanno un training che li addestra a superare le emozioni e le paure nei momenti cruciali, e Whitaker è un pilota di grande esperienza.
Vuole dire che anche lei ha avuto un training come i piloti dell’esercito?
No, però come attore ho imparato vari trucchi. Vede, quando ero giovane qualsiasi parte mi procurava angoscia: se dovevo interpretare un personaggio che era al gelo per 23 giorni, mi mettevo a congelare per 23 giorni. Adesso, invece, so già cosa vuol dire soffrire il freddo intenso, così posso sorvolare su certi slanci realistici.
Liberarsi da una dipendenza può essere diffidassimo, per alcune persone è addirittura impossibile. Le è mai capitato di dover faticare per staccarsi da un vizietto pericoloso?
Solo con un paio di ragazze (ride).
E poi?
Ho dovuto combattere un po’ per liberarmi da me stesso. Abbiamo tutti dentro di noi certi demoni, certe battaglie da vincere. Ho notato che spesso alcuni attori devono bere per farsi coraggio prima di girare una scena o di salire sul palcoscenico – il mio non è un giudizio morale, solo un’osservazione – ma io non sono così. Ci ho anche provato, ma con me l’alcol non funzionava.
Lei è una star di successo da anni, e da anni ha la stessa moglie...
Non posso avere entrambe le cose? (ride).
Sì, ma ci spieghi come le riesce
No (ride), queste cose le tengo per me.
Adesso che tutti i suoi figli sono ormai fuori casa, non si sente un po’"disoccupato"?
Non mi preoccupo, ritornano sempre all’ovile. Tutti i miei ragazzi si mantengono da soli e lavorano nel cinema: la mia figlia maggiore è assistente alla produzione di Quentin Tarantino. Io devo solo imparare a fare meno il padre e cercare di ascoltarli di più.
Lei era un grande amico di Tony Scott, il regista morto suicida l’estate scorsa. Aveva presagito questa tragedia?
No. Gli avevo parlato una decina di giorni prima che morisse, ma come si fa a sapere cosa c’è nel cuore e nella mente di un’altra persona?
E che ricordi ha della sua amica Whitney Houston, anche lei scomparsa in modo così tragico e prematuro?
Ho mille ricordi di Whitney, di lei a casa nostra, di lei al lavoro. Aveva questa risata forte e invece era così piccola e minuta. La chiamavamo Nippy, perché era una bitty girl, una ragazzina.
Sul grande schermo lei è stato l’attivista politico Stephen Biko e anche Malcolm X. Le piacerebbe interpretare un film sul presidente Obama?
Certi ruoli hanno bisogno della distanza: abbiamo appena visto Lincoln (da noi esce il 24 gennaio, ndr) e parliamo del 1863. Il presidente Obama è troppo vicino a noi.
Qualche settimana fa Tyler Perry, potente produttore, ci ha detto che lei è una delle poche persone che lo mettono in soggezione. C’è qualcuno che invece intimidisce lei?
Ho paura solo dell’Onnipotente, di nessun altro. Non lo dico per fare lo spaccone, sono davvero fatto così. Possono anche menarmi (ride) ma...
Quale attore potrebbe intimidirla?
Vuole dire quale attore potrebbe eccitarmi? Meryl Streep forse mi renderebbe un po’ nervoso... E se penso a qualcuno che rispetto molto, certamente mi viene in mente Daniel Day Lewis.
Se si rivede sullo schermo cosa prova?
Lo trovo doloroso e... quello sì, mi da anche un po’ di soggezione.