Giuseppina Manin, Corriere della Sera 23/01/2013, 23 gennaio 2013
MOZART PERCHE’? UN BREVIARIO PER SCOPRIRE IL GENIO DELLE NOTE
Perché Mozart è tanto famoso? La domanda 111, l’ultima di un volumetto che tante ne pone e a tante cerca di dar risposta, scocca all’ultima pagina di Piacere, Mozart!, breviario di curiosità sul genio dei geni della musica, messo a punto dall’Edt in collaborazione con il Mozarteum di Salisburgo (pp. 208, 14,50).
Perché, dunque, Amadeus è così noto? Perché, al di là dell’ovvia fama musicale, quel ragazzino imparruccato, quel giovane uomo dallo sguardo ora beffardo ora melanconico a seconda dei ritratti, resta ancora oggi l’oscuro oggetto di tanti interrogativi e misteri? Sintetica e un po’ laconica la risposta del libro: «Perché è riuscito ad avere successo in stili e generi differenti e insieme a creare uno stile proprio, per la sua immensa produttività, per esser stato bambino prodigio ed esser morto giovane, a soli 35 anni».
Tutto vero, ma non abbastanza. La risposta 111 non soddisfa. O meglio va integrata con le 110 precedenti. Che, raggruppate per capitoli, cercano di indagare sulla sua vita pubblica e privata, sul suo aspetto fisico e sul suo carattere, sui suoi rapporti complessi con la famiglia, conflittuali con l’autorità, disastrosi con il denaro, birichini con le donne.
Una sfilza di interrogativi seri e semiseri, un puzzle di informazioni autorevoli e scherzose per ricostruire un «proprio» Mozart ideale: inquieto, ribelle, fragile, vitalissimo, giocoso. Divino. Tra le domande più curiose, la numero 9: cosa faceva Amadeus da bambino? Giocava con la musica, naturalmente. Jonas Schachtner, amico dei Mozart, racconta che per quel bimbetto «qualsiasi attività diventava interessante solo se accompagnata da sottofondo musicale». Ma Wolfy amava anche tirar di scherma, era dotato per il disegno e le lingue straniere. Era abile nel gioco delle carte ed esperto ballerino. Come tale si esibì per la prima volta in pubblico a 5 anni in onore dell’arcivescovo di Salisburgo von Schrattenbach, generoso datore di lavoro di suo padre Leopold.
Meno lieti, per Amadeus, i rapporti con il successore, von Colloredo. La domanda 41: perché volle andarsene da Salisburgo? Mette in luce l’avversione profonda del compositore per quel signore dispotico che lo assunse come Konzertmeister ma «lo trattava come un servitore, facendolo pranzare in cucina». A sancire la rottura il traumatico Arschtritt, il calcio nel sedere con cui il conte-arcivescovo lo cacciò dal palazzo. Furioso Amadeus scrive al padre: «Un fatto del genere significa che Salisburgo non fa più per me, a meno che non mi si offra una buona occasione per restituire al signor conte un calcio in culo, dovesse anche avvenire sulla pubblica via».
Quanto alla tanto chiacchierata «rivalità» con Antonio Salieri, cardine del celebre film di Milos Forman, la risposta alla domanda 52 è categorica: «pura leggenda». Tra le prove addotte: Salieri ebbe a sua volta grandissimo successo e Mozart scelse proprio lui come insegnante per suo figlio Franz.
Sorprendente, infine, il capitolo «Mozart e le donne»: le prime esperienze sessuali con la cuginetta Maria Anna, i legami amorosi con le sorelle Weber, prima innamorato di Aloisia, poi di Constanze, che sposò. Anche perché la futura suocera gli aveva fatto firmare un patto con cui si impegnava, non avesse tenuto fede entro tre anni, a pagare a Constanze una rendita di 900 fiorini annui. La portò all’altare, la amò, ma non le fu fedele. Innumerevoli pare le sue relazioni: allieve, cantanti, baronesse… «Le sue avventure con le cameriere», le definiva ironica Constanze. Che d’altra parte non vi dava troppo peso. «Era così amabile — scrive — che non era possibile restare arrabbiati con lui. Gli si doveva di nuovo voler bene».
Giuseppina Manin