Rossella Bocciarelli, IlSole24Ore 23/01/2013, 23 gennaio 2013
SCANDALO DERIVATI IN MPS, MUSSARI LASCIA L’ABI
[L’ex numero uno del Monte rassegna le dimissioni irrevocabili dalla presidenza dell’associazione dei banchieri] –
ROMA
Giuseppe Mussari ha rassegnato ieri sera «con effetto immediato e irrevocabile» le sue dimissioni da presidente dell’Abi. In una lettera al vicepresidente dell’Associazione di Palazzo Altieri, Camillo Venesio, Mussari, che ha scelto di lasciare dopo le polemiche sulla vecchia gestione del Monte dei Paschi di Siena e dopo le notizie di stampa sull’operazione in derivati Alexandria, spiega nella lettera a Venesio le proprie motivazioni: «Assumo questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento, ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto all’Associazione. In questi tre anni - aggiunge – ho cercato di servire l’Associazione mettendo a disposizione tutte le energie fisiche e intellettuali di cui disponevo, usufruendo dell’insostituibile contributo della direzione e di tutti i dipendenti dell’Associazione». Una decisione, quindi, maturata in assoluta autonomia , anche in rapporto agli altri colleghi del comitato: alcuni banchieri componenti del comitato esecutivo dell’Abi avrebbero anzi espresso contrarietà alle dimissioni presentate questa sera dal presidente Giuseppe Mussari.
Sta di fatto, però, che sin dai ieri mattina mentre in borsa il titolo Mps accusava la prima, forte flessione e mentre Nomura affermava in una nota ufficiale che l’operazione sui derivati "Alexandria" era stata esaminata e approvata prima della sua definizione ai massimi livelli, incluso il presidente esecutivo del tempo, si è riproposto il tema della necessità di evitare una difficoltà di tipo reputazionale all’organismo associativo che ha tra i suoi compiti istituzionali primari quello di tutelare l’immagine del sistema creditizio italiano.
Inevitabilmente dev’essere riaffiorato l’imbarazzo, come già era accaduto nel maggio del 2012, quando l’indagine avviata dalla procura di Siena nei confronti dei vecchi vertici operativi del Monte per «aggiotaggio e ostacolo alle autorità di Vigilanza» sull’acquisizione di Antonveneta, aveva allungato le ombre di un rischio reputazionale sulla riconferma di Mussari e aveva creato dubbi fra i suoi grandi elettori, anche se il presidente non risultava indagato. Il giornale Il Fatto quotidiano aveva diffuso in effetti proprio ieri mattina la notizia che la Procura di Siena sta indagando su un’intesa tra i vecchi vertici del Monte (compreso Mussari) e la società Nomura in materia di derivati, un’intesa di cui l’attuale amministratore delegato Fabrizio Viola e il presidente Alessandro Profumo sono venuti a conoscenza solo il 10 ottobre del 2012, e che avrebbe consentito il maquillage del bilancio 2009 dell’Istituto. Il consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi se ne occuperà giovedì 24 gennaio perché a fronte dell’impatto patrimoniale dell’operazione Alexandria dovrà essere presa la decisione di aumentare di 500 milioni ( da 3,4 a 3,9 miliardi) la richiesta al ministero dell’Economia di sottoscrizione dei Monti bond.
Adesso, l’Associazione Bancaria Italiana potrebbe convocare un comitato esecutivo urgente per nominare il nuovo presidente. È possibile che il comitato dei saggi, cui solitamente spetta l’individuazione del presidente, operi contestualmente al comitato esecutivo, proponendo il nome del successore. Il prossimo esecutivo è convocato per il 20 febbraio, quindi è possibile che il comitato esecutivo si riunisca prima di quella data per nominare un nuovo presidente. Non c’è certezza, tuttavia, sul fatto se valga anche in questo caso l’alternanza alla presidenza tra le banche piccole e medie e le grandi banche prevista dal cosiddetto "lodo Patuelli". In teoria, la presidenza spetterebbe alle grandi banche fino al luglio 2014, data della scadenza del secondo mandato di Mussari. Per ironia della sorte, lo sconquasso che poi avrebbe portato alla scelta di delle dimissioni è avvenuto proprio mentre all’Abi arrivavano in visita gli esperti del Fondo monetario. Il check up del Fondo monetario sulla solidità finanziaria del paese è diventato una missione di ordinaria amministrazione da quando la crisi finanziaria internazionale ha cominciato a scuotere le certezze di tutti i paesi più avanzati, tanto che perfino gli stati Uniti, da sempre poco inclini a sottostare ad esami esterni, vi si sono sottoposti di buon grado. Ma ieri del dibattito con gli esperti Fmi per ricordare, con l’aiuto dei calcoli della Price Waterhouse, che le aziende di credito italiane sono solide e non vanno confuse con quelle spagnole si è occupato il direttore generale dell’Associazione, Giovanni Sabatini.