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 2013  gennaio 22 Martedì calendario

RISPUNTANO LE SVASTICHE IN ASIA

[Molti non sanno nulla di nazismo, ma ammirano Hitler] –
L’Asia è alle prese con il ritorno della svastica. Il simbolo del nazismo, che in realtà era nato parecchi secoli prima come portatore di buoni auspici nella cultura indiana, è riapparso innanzitutto in Birmania, ma il timore è che stia contagiando altre nazioni dell’Estremo oriente.

La svastica che simboleggia il Terzo Reich, in realtà, è diversa da quella buddista perché è inclinata verso destra.

A esibirla sono soprattutto i giovani, che, pur non conoscendo la storia di Hitler e gli orrori perpetrati a danno degli ebrei, vedono nel Fuehrer il simbolo dell’uomo forte, del leader politico-militare in grado di assicurare ai cittadini il benessere economico e l’orgoglio nazionale.

Così a Sittwe, nella parte nord-occidentale della Birmania, capita di incontrare motociclisti che indossano un casco della Werhmacht, l’esercito tedesco che conquistò quasi tutta l’Europa. Nella capitale Rangoon si incontrano giovani con magliette raffiguranti il simbolo del nazionalsocialismo. Il nome di uno dei più famosi gruppi rock birmani, Iron Cross (croce di ferro), è un riferimento alla decorazione prussiana che fu ricevuta, tra gli altri, da Hitler. E il logo della band è un’aquila che afferra la croce stessa.

La Birmania, che da poco si è affacciata alla vita repubblicana dopo una lunga dittatura e un successivo colpo di stato, ha dovuto assistere all’indottrinamento scolastico. Oltre all’aspra critica nei confronti del colonialismo britannico, terminato nel 1948, la versione della storia tedesca evidenzia le pessime condizioni economiche e sociali della Germania nel primo dopoguerra e il fatto che molti tedeschi ritenevano che gli ebrei controllassero l’economia e fossero responsabili dei problemi della nazione. In nessun testo, però, commenta la storica americana Rosalie Metro, si legge che i nazisti avevano torto e neppure l’Olocausto è mai menzionato.

Secondo l’antropologa australiana Jane Ferguson, la gente si è affezionata a questi simboli semplicemente perché vanno di moda: qualcosa di esotico e, al tempo stesso, derivante dalla svastica in uso nella cultura buddista e in quella indù.

Non tutti, però, tendono a sdrammatizzare. Il rabbino Abraham Cooper, americano, membro del centro Simon Wiesenthal, dice che la prima reazione è stata quella di pensare che fosse più che altro una questione di ignoranza. Però Cooper è allarmato per il diffondersi dei simboli nazisti in Estremo Oriente: quell’area geografica del pianeta non ha una tradizione di antisemitismo. Il centro Wiesenthal ha pensato di varare delle contromisure, organizzando mostre per spiegare il fenomeno dell’Olocausto al pubblico che lo ignora.