Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/1/2013, 19 gennaio 2013
PERISCOPIO
L’euro ha significato un enorme accumulo di debito, di capitali in eccesso, che appunto, per la bassa produttività delle nazioni mediterranee, le borse, a ragione, stanno svalutando. I capitali creati in eccesso si svalutano, giacché il precedente accumulo non trova rendimento. L’Italia non cresce abbastanza per ripagarlo. Geminello Alvi, economista. Panorama.
Solidarnosc, in Cina, è una parola proibita. Uno sciopero non deve sfidare il potere, può soltanto opporsi a una cattiva impresa, straniera preferibilmente, con la quale poi trattare. Mark Leonard: What Does China Think (Cosa pensa la Cina, ndr), Plon.
Ecco una prova del fatto che la nuova classe al potere, comunisti in testa, non voleva o poteva fare il processo al fascismo. Io riuscii ad avere il testo integrale del discorso che Mussolini aveva tenuto al Lirico di Milano, città ancora in mano ai fascisti. Lo pubblicai integralmente su Cantachiaro commentandolo con frasi pungenti, allusioni ironiche e disegni umoristici. Il giornale andò a ruba e la gente si divertì un mondo, ma l’allora ministro di giustizia, Palmiro Togliatti, fece sequestrare il giornale e sull’Unità uscì una nota, in prima pagina, in cui mi si qualificava come fascista. La nota dell’Unità era più comica del discorso di Mussolini. Franco Monicelli: Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.
Io dicevo spesso, in dialetto trentino: «Se se g’ha da morir, che i mora!», Se si deve morire, che muoiano. Nino Graffer.
Saverio Polito non è soltanto Saverio Polito, ma è il riassunto e, per così dire, il simbolo della metamorfosi che interessò milioni di italiani. Da fascisti ad antifascisti. Un esodo gigantesco, una migrazione che si compì in un istante. Un momento prima erano lì, e un momento dopo erano già qui. Sebastiano Vassalli: L’italiano. Einaudi.
Queste stagioni, come si infilano l’una appresso all’altra, senza darci respiro! Mentre l’una dura, l’altra comincia. Passano incatenate come i vagoni di un treno in corsa e noi stiamo a guardarle attoniti; vediamo riapparire sempre i quattro vagoni con fiori, frutti, vento e gelo, e non ci resta niente in mano. Achille Campanile. Cantilena all’angolo della strada. Rizzoli. 2000.
Massimo, con una spinta si stacca dalla barca, crede di stare in piscina? E nuota a tutta forza verso la scogliera, come se al posto dei piedi tenesse un motorino fuoribordo. Stile da velocista, va forte sui cento. Arrivato, si volta sul dorso, si ravvia i capelli con l’acqua, s’arrampica sugli scogli. Sdraiato al sole. Raffaele La Capria: Ferito a morte. Bompiani.
Era il crepuscolo, ed era scesa quella frescura effimera che calava non appena il sole tramontava. Era l’ora in cui le bancarelle delle viuzze laterali venivano tutte illuminate di candele, i dadi sbattevano secchi sui tavoli dove i francesi giocavano a quatre-cent-vingt-et-un e le ragazze in pantaloni di seta bianca tornavano a casa in bicicletta lungo la rue Catinat. Phouong stava bevendo un bicchiere di succo d’arancia, io avevo preso una birra, e sedevamo in silenzio, contenti di stare assieme. Graham Green: Un americano tranquillo. Mondadori.
Dentro e fuori le mura ’strogote di Trento c’era pieno di cardinali, caloneghi e moneghe, colorati come se ci fosse cascato addosso l’arcobaleno, broccati di raro cremisino, tessuti e ricamati con figure e fiori d’oro e d’argento, nuvole d’incenso e croci e processioni e concerti di musica barocca sull’organo di Santa Maria. Le mitrie ondulavano come l’erba pettinata dal vento. Ce n’era da tutto il mondo, parlavano tutte le lingue, anche se per intendersi usavano il latino. Piera Graffer: Fammi volare. Sarabande, 1996.
Aveva la faccia marrone piena di rughe come una borsa della spesa; il testone grigio pareva un portacenere. Nantas Salvalaggio: Un uomo di carta. Rizzoli.
Le foglie, lievemente scosse dal vento, si accarezzano con pudore. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
«Come sta?». «Disperato, grazie. E lei?». Gesualdo Bufalino: Bluff di parole. Bompiani.