Mario Baudino, La Stampa 23/1/2013, 23 gennaio 2013
QUEI BIBLIOFILI TRA FOLLIA E SANTITÀ
I libri, come dicono e ripetono gli incendiari pompieri di Fahrenheit 451 , portano alla follia? L’interrogativo posto dal romanzo di Ray Bradbury (per lui la risposta era ovviamente negativa) arriva alla fine di una plurimillenaria discussione sull’argomento. Va detto però che, nei secoli, proprio coloro che più amano i libri ci hanno rivelato come una malattia esista eccome, anche se fortemente minoritaria. È un male elitario, segreto. È quel «furore d’aver libri o raccoglierne», secondo la classica definizione di Jean-Baptiste Le Rond meglio noto come D’Alembert. Dai greci e latini, che cominciarono a patirne quando ancora era questione di rotoli di pergamena, l’argomento è immenso. C’è al proposito una letteratura vasta almeno quanto la biblioteca che Peter Kien, il sinologo di Elias Canetti, brucia insieme a se stesso al culmine di Autodafé .
Leopoldo Cicognara, nella sue Osservazioni sulla bibliomania (1807), citava «quella insaziabilità che è il preciso contrassegno della malattia dello spirito, fomentata purtroppo dalla eccessiva quantità di libri che inondano la terra». Ma il vero sospetto è che, alla fine, questo desiderio di divorare attraverso i libri il mondo e se stessi, questa fame cannibale sia stata alimentata proprio da coloro che, atteggiandosi a medici, l’hanno messa a fuoco e deprecata. Chi ne parla è sempre complice: come si vede bene nei ritratti che Luigi Mascheroni dedica ai più voraci bibliofili italiani contemporanei, in Scegliere i libri è un’arte, collezionarli una follia (Bibliohaus, pp. 176, € 15).
Che aggiungere alle parole dell’avvocato Leandro Cantamessa, il più grande collezionista di libri d’astrologia al mondo, del tutto consapevole del piacere intinto di dolore che distilla dalla caccia alla sue collezioni? Che ha sfidato le stelle? Forse, ma chi avrà sfidato allora, con la sua colossale collezioni di libri erotici, Massimo Pini, manager, editore, e avidissimo lettore? I bibliofili, i bibliomani e persino i bibliofolli sono depositari di una saggezza iperbolica, di una sapiente follia; la loro cifra è l’ossimoro. E in ogni libreria, anche nella più castigata, c’è sempre un vago, inebriante odore di zolfo; oltre che di carta, di pergamene, di polvere e, va da sé, di santità.