Grazia Longo, La Stampa 23/1/2013, 23 gennaio 2013
PAPA: NON MI HANNO NEANCHE AVVISATO CHE NON ERO IN LISTA
[“Peggio del carcere. Gli farò perdere una marea di voti”] –
Nessuno, dico nessuno, mi ha telefonato per avvertirmi che ero fuori dalle liste. Peggio che tornare in carcere. Ma io non mi arrendo e non solo non voterò più Pdl, ma non lo farò più votare da una marea di elettori!». A differenza di Nicola Cosentino - salvato dal carcere grazie alla mancata autorizzazione da parte del Parlamento - l’onorevole Alfonso Papa, ex magistrato, sa che cosa significa vivere tra le mura di una cella. Il 20 luglio 2011 la Camera dei deputati votò «sì» alla richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Napoli per il suo coinvolgimento nello scandalo della Loggia P4. E ora, se condannato in via definitiva per i tre casi di concussione, uno di corruzione e un altro di ricettazione che lo vedono indagato, Papa tornerà in prigione. Eppure, a sentir lui, «non è questo a darmi preoccupazione».
Ma nel caso di una sentenza di colpevolezza lei non potrà più godere dell’immunità parlamentare, non ha paura?
«Io non ho avuto paura quando sono entrato nel carcere di Poggioreale, figuriamoci se ne ho adesso. Ho molta più fiducia nella giustizia e nei magistrati che nei politici. Primo, perché questi ultimi mi tradirono accettando la richiesta per la mia detenzione. Secondo, perchè sono stato nuovamente tradito in questa mancata corsa elettorale».
Era certo d’essere candidato?
«Me lo aveva promesso il presidente Berlusconi in persona, a Palazzo Grazioli. Aveva condiviso la mia linea politica concentrata sulla riforma della giustizia, la fine della carcerazione preventiva, l’attenzione ai detenuti».
Come le è stata giustificata la mancata candidatura?
«In alcun modo. Nessuno si è scomodato ad avvertirmi della mia estromissione, tant’è vero che credevo di essere ancora dentro».
Perché alcuni indagati, come lei e Cosentino, siete ritenuti impresentabili mentre altri, tipo Verdini e Laboccetta no?
«Io sono e resto un garantista, ma è un dato certo che nel Pdl ci sono indagati non solo tra i parlamentari uscenti alla ricerca di una riconferma, ma anche tra persone che si candidano per la prima volta. Ma allora dov’è la tanto sbandierata pulizia di Alfano e Berlusconi?».
Silvio Berlusconi è il primo quanto ad avvisi di garanzia e processi in corso: non le pare un controsenso?
«Bisognerebbe chiederlo a lui. A me, nonostante l’affetto e la stima che mi legano a lui, pare che non dimostri coerenza politica. Ha agito per mero calcolo, cancellando anni di battaglie politiche fondate sull’ingiusta persecuzione giudiziaria di cui è stato vittima».
Voterà ancora per il Pdl?
«No, assolutamente no. Almeno non per questo Pdl. Apriremo un tavolo di trattativa con tutti i partiti, pronti a sostenere chi condivide e appoggia le nostre idee in materia di giustizia, detenzione, carcerazione preventiva».
Perché parla al plurale?
«Al mio fianco ci sono centinaia di migliaia di famiglie pronte a combattere nel nome del garantismo e del miglioramento delle condizioni dei carcerati».
Quanto vale il suo pacchetto di voti?
«Non voglio farne una questione di numeri, ma nelle elezioni sono comunque fondamentali. E le persone che gravitano intorno alla mia battaglia per difendere le vittime della malagiustizia sono tre milioni. Farò di tutto per spostare il più alto numero di questi voti su quei partiti che intendono battersi in nostra difesa».