Francesco Borgonovo, Libero 22/1/2013, 22 gennaio 2013
«NEL MONDO TEMPESTATO DAL GOSSIP PASSA PER UN EROE DA ROMANZO»
Quando nei suoi romanzi raccontava la mutazione genetica del ceto medio italiano - che si sta «imborgatando», cioè sta assumendo tratti caratteristici delle borgate raccontate da Pasolini - Walter Siti citava una massima di Fabrizio Corona: «Se hai soldi, una bella macchina e un po’ di cocaina, puoi scopare chiunque». In tempi come questi, un motto del genere può mietere consensi e non solo fra i giovanissimi.
Allo stesso modo, l’ex paparazzo ora in fuga viene elevato al rango di eroe. Su Twitter e Facebook si moltiplicano le dichiarazioni d’amore, cresce il numero dei fan che tifano per lui nella lotta contro l’autorità. E poco importa se Corona non è un ribelle con una causa. Anzi, una causa è fiero di non averla. A questo proposito Siti, autore di libri fra i più significativi della letteratura italiana di oggi, ricorda un’altra pillola del Corona-pensiero: «Ora c’è chi lo considera un Robin Hood. Lui una volta ha detto di essere Robin Hood a metà. Se l’eroe di Sherwood rubava ai ricchi per dare ai poveri, lui rubava ai ricchi, ma poi si teneva i soldi».
Perché un personaggio del genere affascina?
«Masnadieri e delinquenti sono sempre piaciuti. Piace questa idea di giocare con la legge, l’impressione di farla franca. Il fascino della trasgressione, banalmente. E poi Corona è un bel ragazzo, sempre circondato da donne bellissime ».
Da qui a esser considerato un eroe, però, ce ne vuole...
«In questi anni Corona si è costruito un piccolo alone epico. È il borghese che si è ribellato alla famiglia per diventare un cattivo ragazzo. Poi fa presa il fatto che lui giochi sul filo dell’ambiguità. Sul dualismo fra violenza e fragilità. Dice che lo dipingono come un cattivo ragazzo, come quello che butta i soldi, però lui in fondo è buono. Racconta che ha le crisi di panico che costringono i suoi amici a portarlo al pronto soccorso...».
Siamo sempre al «bello e dannato».
«Sì, ma non è uno stereotipo che fa presa solo sul sottoproletariato. Se ci pensate, la letteratura è piena di personaggi del genere, come Jean Valjean dei Miserabili, illuminati dal fascino demoniaco ».
Però quei personaggi hanno una loro grandezza, nell’essere maledetti, Corona invece...
«Qui siamo sempre nel gossip. Siamo agli ultimo barlume del feuilleton, ovviamente riportato a un livello basso. In un mondo in cui dominano la mediazione, il buon senso e spesso anche il grigiore, appaiono grandi i gesti non misurati. Se intorno tutto è calcolato, Corona è capace di atti che sorprendono».
L’ultimo maledetto...
«In sedicesimo, chiaro. In un mondo squallido, è in grado di stupire. E poi questo suo non farsi prendere... Non sorprende che tifino per lui. Anche Pinocchio piace molto di più quando scappa rispetto a quando si fa prendere dai carabinieri... ». Intanto, il cattivo da feuilleton di terz’ordine continua la sua fuga. Più che un romanzo, una farsa.