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 2013  gennaio 22 Martedì calendario

NICK O ’MERICANO L’UOMO DA 30 MILA VOTI

Le urla e l’ammuina, da basso napoletano. E Angelino Alfano strattonato come un albero di fichi, e Verdini esterrefatto, e Sandro Bondi volto al giallognolo come uno dei Simpson. E le minacce a scatti, con tutti i santi e le Madonne tirati giù dai capitelli di Palazzo Grazioli: «Lo capite o no che così finisco in galera? E questo sarebbe il partito garantista? Ma io vi rovino, ritiro i miei consiglieri e faccio saltare decine di giunte in Campania:poi vi faccio perdere le elezioni!!!»; e, infine, Nick che, incazzatissimo. si fotte la sua teglia delle liste elettorali e se ne scappa via e mette il partito nei casini. Questo narravano, ieri, le prime cronache , pur in parte smentite.
Ora, se non avesse la sfumatura del dramma euripideo, la cancellazione dell’«impresentabile» Nicola Cosentino detto Nick O’Mericano dalle liste elettorali sembrerebbe la scena nevrotica di una commedia di Louis de Funès. Invece, per restare nella metafora cinematografica Cosentino, è il sosia con gli occhiali, il «separato dalla nascita» del virile Armand Assante, attore hollywoodiano Golden Globe - guarda caso - per le interpretazione del mafioso John Gotti e di Ulisse. Come per il caratterista Assante, del caratterista Cosentino si conoscono le opere, i successi, il basso profilo, la loro personale Odissea; ma, di prim’ acchito, non si riconosce la faccia. Eppure la faccia di Cosentino, il sorriso sicuro di “mister 30 mila preferenze” nelle tempeste giudiziarie, ne raccontano la storia meglio d’una fiction. Figlio di emigranti di ritorno, Nick O’ mericano nasce nella Gomorra di Casal di Principe, il 2 gennaio 1959. Dal padre, oltre che il soprannome, eredita anche la società attiva nel commercio di gas e carburante oggi in mano ai fratelli. Le sue biografie - specie Wikipedia e la vendutissima e non autorizzata Il Casalese edita CentoAutori e scritta da nove - sono maliziose. Non accennano alla moglie e ai figli ma ne descrivono le parentele: «È parente acquisito di diversi camorristi: suo fratello Mario è infatti sposato con Mirella Russo, sorella del boss dei casalesi Giuseppe Russo (detto Peppe O Padrino), che sconta un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa; un altro fratello è sposato con la figlia del boss Costantino Diana, poi deceduto ». È tutto vero, pure se non s’esclude una puntina di pregiudizio. Fortunatamente di Cosentino si evocano anche la carriera e i sogni infranti da centravanti. Di rapina. È un infortunio ad aprirgli la strada al vero futuro. Quell’aria da ragazzino scattante in tenuta da calciatore viene sbattuta sui manifesti ai muri della città; da dove, con la prima affissione, comincia la sua avventura politica. È il 1978, e Nick viene eletto consigliere comunale nelle file del Partito Socialdemocratico.
Poi, consigliere ed assessore provinciale tra il 1980 e i primi anni ’90. Alla vigilia di Tangentopoli, nonostante il suo partito sia stato travolto dagli scandali e sparito dalla agone politico, il lungimirante Nick prova prima a buttarsi a sinistra con Alleanza Democratica - fondato dall’ex magistrato siciliano Giuseppe Ayala -; però il matrimonio con Ad naufraga dopo poco. Sicchè, ecco il salto di qualità tra le fila dell’allora Forza Italia – con elezione nel consiglio regionale, poi alla Camera dei Deputati – sulla nascente Seconda Repubblica, tra il 1995 ed il 1996. Da allora l’ascesa dell’ex goleador è silenziosa ed implacabile. Il suo pacchetto di voti diventa la cornucopia elettorale del centrodestra. Si parla del 70% di preferenze a Casal di Principe e comuni limitrofi, roba - scrive Antonio Polito sul Corriere della sera «che assomiglia più a un controllo militare del territorio che a un lavacro democratico ». L’uomo diventa, negli anni, il personaggio più influente della Campania; soprattutto grazie all’accumulo di potentissime cariche: coordinatore regionale del Pdl, primo partito del centrodestra italiano; e di sottosegretario all’economia delega alla programmazione economica. Nick, insomma, a soli 50 anni, si ritrova a ricoprire il duplice incarico di uomo di governo; ha a che fare con l’Empireo del suo partito.
Entra sempre più nelle grazie di Silvio Berlusconi, il quale nelle sue frequenti puntate in Campania all’insegna della canzone popolare napoletana non manca di farne un invincibile sodale. Le prime accuse di collusione con la camorra arrivano dopo la pubblicazione, nell’ottobre 2008, su L’Espresso di una dichiarazione del boss pentito Carmine Schiavone, che confermava un patto elettorale siglato con Cosentino; ma il pm Raffaele Catone le giudica false e le archivia. Nel settembre 2008 viene pubblicamente accusato di aver avuto ruoli di primo piano nel riciclaggio abusivo di rifiuti tossici attraverso la società per lo smaltimento dei rifiuti Eco4, come emerge dalle rivelazioni di Gaetano Vassallo, uomo immerso nello smaltimento abusivo fino al collo.
Viene, in seguito, sfiorato dalla truffa dell’eolico in Sardegna e dalle avventure della nuova P2 di Carboni che l’avrebbe favorito come candidato governatore di centrodestra per la Regione Campania alle elezioni 2010. Ma quando la P2 il candidato del centrodestra diventa Stefano Caldoro, Nick viene gentilmente spinto a dimettersi da Sottosegretario all’Economia e alle Finanze. Nel 2012 PiazzaPulita, su La7, indaga su un suo appartamento romano nel prestigioso quartiere Prati, acquistato da Propaganda Fide «a metà del valore», e qui si rischia d’aprire un nuovo capitolo di sospetti. Ma è robetta. Perchè il crescendo dei suoi casini giudiziari sarà wagneriano. Oggi Nick sta affrontando a Santa Maria Capua Vetere un processo nel quale è accusato di concorso esterno in associazione camorristica. Per i magistrati «contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni ’90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale [...] creando e cogestendo monopoli d’impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose». In pratica, per farla breve, Nicola Cosentino sarebbe imputato in due processi come «colletto bianco» del clan dei Casalesi (concorso in associazione camorristica, corruzione, reimpiego di capitali illeciti aggravati dalla finalità mafiosa). Da qui la sua ineludibile «impresentabilità ». Nick, all’accusa dei pm, ha sempre agito con molta fierezza e molta sicumera: «sono perseguitato da un ufficio investigativo (quello della Procura antimafia di Napoli, ndr) ad personam », che avrebbe iniziato a indagarlo in stretta connessione con il suo ingresso nel governo Berlusconi. Inoltre, accusa i pm napoletani anche di non averlo voluto ascoltare come indagato e addirittura di avergli mentito.
Per due volte, nel 2009 e nel 2012, l’onorevole è stato oggetto di richiesta di arresto respinta dal voto della Camera grazie all’ordine determinante di Umberto Bossi - da cui la spaccatura nella Lega e l’inizio della fine del Cerchio Magico -. Oggi Nicola Cosentino è ancora un uomo innocente, almeno finché una sentenza di primo grado, una di appello ed eventualmente un giudizio di Cassazione non affermino il contrario. Epperò la sua trombatura politica per un partito che tenta di «rinnovarsi nella trasparenza» è apparsa, onestamente inevitabile. In fondo, anche il gemello Armand Assante sperava in un Oscar che non arrivò mai. Spesso è il destino di chi vive sotto la cresta dell’onda...