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 2013  gennaio 22 Martedì calendario

DAL DRAMMA ALLA FARSA: IL GIALLO DELLE LISTE RUBATE

“Ccá è permesso tutt’e cose, no’ pecché tiene ’o diritto... ma pecché s’è sempe fatto... o è sultanto pe’ dispietto!”. Alle tre del pomeriggio, quando ne mancano una manciata alla chiusura delle liste, sparisce l’uomo di Nicola Cosentino che ha in mano l’incartamento da presentare alla Corte d’Appello con i documenti dei candidati campani. Panico. E Silvio Berlusconi scopre che la “città di Pulcinella” non è “dolce”né “bella”. È un casino. L’esclusione dell’ex sottosegretario all’Economia dalle liste ha creato un putiferio a Napoli e i candidati vengono richiamati di corsa all’hotel Terminus per firmare nuovamente le carte e consegnarle al commissario regionale del Pdl, Francesco Nitto Palma, che aspetta la cartellina sul luogo della consegna. Trepidante. Il tutto si risolve al fotofinish. Ma si risolve. Ed è l’epilogo della giornata più lunga di questa campagna elettorale.
Domenica notte Berlusconi è andato a dormire quasi all’alba. Per chiudere quelle maledette liste di candidati. Quando Morfeo spegne gli interruttori di Palazzo Grazioli, Cosentino è ancora in lista. Ma il risveglio a via del Plebiscito coincide con una nuova offensiva di Angelino Alfano, l’uomo che si è intestato la battaglia del “partito degli onesti”. La guerra, l’ex Guardasigilli, la perde perché nelle liste azzurre ci sono un sacco di indagati, ma vince la sfida personale con Cosentino. E con Verdini. Angelino si mette a martello dal mattino e convince Berlusconi, che doveva ripartire per Arcore, a convocare un altro vertice sul caso. A Grazioli arriva anche il leader del partito campano. Prova a spiegare le sue ragioni. Poi gli animi si surriscaldano. Raccontano anche di una sberla, che all’apice dello scontro, Cosentino abbia mollato ad Alfano. Voci.
Ma quando anche Berlusconi annuncia «a malincuore» al deputato di Casal di Principe: «Non ti posso più candidare, devo dare un segnale, rischio di perdere milioni di voti», è qui che inizia il giallo. Trapela che Nicola, per rappresaglia contro la decisione berlusconiana, sia andato via con l’incartamento necessario a presentare le liste in Campania. Un guaio: perché si ripeterebbe il caso delle Regionali nel Lazio del 2010. Stavolta con dolo. Ma al partito smentiscono fermamente la fuga di Cosentino. Il faldone c’è e ce l’ha Nitto Palma che sta andando a consegnare le carte alla Corte d’Appello. Il commissario conferma: «Ho ricevuto le liste da Cosentino a Caserta alle ore 16». Un’altra ricostruzione, invece, racconta di una spedizione con alla testa Denis Verdini (amico di Nicola) per far ragionare Cosentino e ottenere il prezioso incartamento. La teoria più credibile è che sia stato un collaboratore del deputato ad allontanarsi con le liste facendo succedere il putiferio. Nel frattempo i candidati vengono convocati di corsa all’hotel Terminus di Napoli per rifare tutte le pratiche. In un modo o nell’altro, alle 20 le candidature sono depositate. E al partito non resta che raccogliere i cocci di una giornata surreale. Con Alfano che, avuto la meglio sul rivale Verdini, canta vittoria al Tg1 («Abbiamo preso la scelta più giusta») e con un Berlusconi dispiaciuto ma convinto dell’inevitabilità della cosa: «Mi dispiace, Nicola è un amico,ma dovevo dare un segnale chiaro al nostro elettorato. Rischiavamo di perdere voti». Però adesso la Campania, una delle Regioni in bilico, è compromessa sul serio senza la squadra al completo. Cosentino? «È amareggiato ma alla fine ha compreso e ha rinunciato alla candidatura», dicono i suoi sodali.