Massimiliano Lussana, il Giornale 22/1/2013, 22 gennaio 2013
ADDIO A GARRONE, IL PETROLIERE CHE HA FATTO GRANDE LA ERG
[Malato da tempo, era anche presidente della Sampdoria È stato fra i protagonisti dell’imprenditoria italiana] –
Era malato da tempo, Riccardo Garrone, per gli amici «Duccio », presidente della Sampdoria e presidente onorario della Erg, morto ieri sera a 76 anni. Eppure, fino all’ultimo, non aveva rinunciato a nessuna delle sue passioni e, soprattutto, a dire la sua su tutti e su tutto, senza mezze parole. Il che, a Genova, città dai toni eternamente bassi e dagli scontri più sotterranei che aperti, è sempre stato vissuto come una bizzarria. Eppure, in quel suo essere innamorato di Genova, ma mai veramente ricambiato da Genova, quasi in una ricerca continua dell’amore della sua città, di cui è stato fino all’ultimo un vero mecenate, c’è una delle chiavi di lettura di uno degli ultimi, veri,imprenditori del Ventesimo secolo. Uno di quelli alla Adriano Olivetti. Un imprenditore a tutto tondo, capace di spaziare dal petrolio – il core business – alle banche, dalle attività culturali allo sport, dalla lirica alla scienza, fino alla politica quando si candidò nel Pri.
Gli è rimasto, fino all’ultimo, il carattere di un bambino: capace di entusiasmarsi per l’ultimo gioco di cui si è appassionato – dalla caccia, amore della vita, al calcio che gli ha regalato grandissime gioie e grandissime delusioni negli ultimi anni – e di battere i pugni per quello che non gli piaceva, dicendo e quasi urlando che il re era nudo. Senza risparmiare e risparmiarsi nulla. A volte anche eccedendo,fino all’ingenerosità. Capace però di riconoscere gli errori, mentre i suoi avversari non sono praticamente mai stati capaci di riconoscerne i meriti.
Ha guidato la Erg per quarant’anni, dal 1963 al 2003, ereditandola da suo padre Edoardo e lasciandola a suo figlio Edoardo (e ad Alessandro, a lungo amministratore delegato), trasformandola nella prima azienda petrolifera privata del Paese e iniziando a diversificarne gli investimenti, che ora puntano molto sulle rinnovabili. Ma, contemporaneamente, è stato più volte presidente di Confindustria Genova, facendone uno strumento di battaglia e non un salottino da chiacchiere, è stato presidente del Banco di San Giorgio fino allo scorso anno, istituto di credito erede della più antica banca italiana. E, soprattutto, non ha mai abdicato dal ruolo di imprenditore che pensa al futuro. Un esempio su tutti:trent’anni fa studiò il progetto per portare Eurodisney a Genova. La città lo sbeffeggiò, dicendogli che Genova non poteva diventare «la città dei camerieri». Sarebbe stato il futuro. E, come ogni imprenditore vero, a tutto tondo, non ha mai rinunciato al mecenatismo: dall’appoggio a Mus – e, sua creatura attenta all’integrazione dei bimbi stranieri, all’ideazione con il suo braccio destro Paolo Corradi della Fondazione Edoardo Garrone, massimo centro della cultura genovese, capace di sostituire le istituzioni. Che, ovviamente, non gliel’hanno praticamente mai riconosciuto. Un grande.