Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 22 Martedì calendario

COSÌ L’ITALIA INTERVERRÀ IN MALI E SIGONELLA È GIÀ IN ALLERTA

[Oggi il governo proporrà al Parlamento l’invio di aerei da trasporto e rifornimento in volo. E dalla base Nato in Sicilia decollano droni-spia] –
L’Italia è pronta a schierare aerei di trasporto per mezzi e soldati che partecipano all’intervento francese in Mali contro i talebani d’Africa. Lo dovrebbero annunciare questa mattina il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola e quello degli Esteri, Giulio Terzi. L’aeronautica può mettere a disposizione anche i velivoli per i rifornimenti in volo dei caccia bombardieri francesi. E le basi del Sud sono pronte a un eventuale appoggio logistico agli alleati impegnati in Mali. Queste le opzioni sul tappeto, che dovranno venir votate dal parlamento.
Non solo: «Gli americani hanno messo in allarme la base di Sigonella nel caso di un intervento in appoggio ai francesi », conferma al Giornale una fonte governativa. Gli Stati Uniti hanno già sorvolato il Mali con i droni partiti da Sigonella, ancora prima dell’intervento francese. E domenica alcuni ostaggi occidentali, da 10 a 20, liberati in Algeria nel sanguinoso blitz contro i terroristi che avevano occupato un impianto di estrazione del gas, hanno fatto scalo nella base siciliana con un C 130 attrezzato all’assistenza medica ed un altro velivolo. Gli americani sono andati a prenderli atterrando nel deserto.
Oggi alle 8.30 a Montecitorio, Di Paola e Terzi riferiranno alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato «sui recenti sviluppi della situazione in Mali ». Secondo fonti governative siamo pronti a mettere a disposizione un paio di aerei C 130 o C127J per trasportare mezzi e soldati, soprattutto francesi.
Sul piano dell’appoggio logistico l’Italia può anche garantire i rifornimenti in volo sul Mediterraneo dei caccia bombardieri. Le fonti spiegano che «abbiamo 4 aerei cisterna Boeing KC 767A, di cui due sempre operativi. Anche i C 130 sono in grado di rifornire in volo o addirittura sganciare serbatoi di carburante per mezzi a terra». Le basi italiane del Sud di Trapani, Gioia del Colle, Brindisi e Amendola potrebbero venir messe a disposizione soprattutto in caso di emergenza, o supporto logistico, per i caccia in missione in Mali.
«L’Italia deve appoggiare politicamente con forza l’azione in Mali e mettere a disposizione un sostegno logistico – dichiara al Giornale il sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri – Il pericolo è un’enclave di al Qaida alle porte di casa».
Sul nostro territorio sono mobilitati anche gli americani a cominciare dalla base siciliana di Sigonella. Il sito The Aviationist, ben informato sui voli militari, rivela che ben prima dell’intervento francese il Pentagono ha «intensificato le attività di sorveglianza, ricognizione e raccolta d’informazione (Isr) sul Nord e Centro Africa da Sigonella, Rota in Spagna e Souda bay a Creta». Dalla guerra in Libia in poi sono stati lanciati anche dalla Sicilia i super droni Global Hawk. «Alcune di queste missioni si sono spinte in profondità in Africa – rivela il sito – anche nel Nord del Mali controllato da tre gruppi islamici armati».
Nella campagna nel continente nero sono coinvolti due comandi americani in Italia: quello della marina a Napoli e US Army Africa (Usaraf) a Vicenza. La missione di quest’ultimo è aiutare e addestrare «le forze terrestri africane per promuovere sicurezza e stabilità» della regione. Il 14 gennaio, pochi giorni dopo i primi bombardamenti francesi, il generale Patrick J. Donahue II è volato da Vicenza in Mauritania, confinante col Mali, dove gli Usa finanziano «un programma per migliorare la capacità del paese contro la minaccia di al Qaida».