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 2013  gennaio 22 Martedì calendario

CORONA? È SOLO UNO SBRUFFONE NON UN CRIMINALE

Fabrizio Corona è quello che è, lo conoscono tutti nel bene (poco) e nel male (tanto), quindi non è il caso che indulga anch’io a raccontarne le gesta. Se mi è concesso, vorrei definirlo con un sostantivo abusato, ma che rende l’idea: sbruffone. Sì, uno sbruffone di talento sprecato, non un delinquente abituale. La condanna a cinque anni di galera è eccessiva, incongrua, come dicono gli avvocati per darsi un po’ di arie. Il reato che gli hanno attribuito fa effetto: estorsione, una specie di rapina a mano armata. In realtà è una faccenda di fotografie malandrine lecitamente scattate con la solita tecnica da rubagalline. Avendo diretto per la Rizzoli un settimanale, L’Europeo, so come funzionano certi meccanismi. Il paparazzo segue un personaggio e, se lo coglie in flagranza di peccato con una ragazza «clandestina» o, meglio, «avventizia», lo inchioda con un’istantanea. La quale istantanea fa ovviamente gola ai giornali gossipari, pronti a ben pagarla. Altrettanto pronto a ben pagarla è il personaggio in questione: per evitare grane in famiglia, sempre odiose o almeno fastidiose.
Il fotografo a questo punto ha due opportunità: vendere il prodotto del proprio lavoraccio a un rotocalco o direttamente al bischero beccato in fallo. L’affare si conclude con chi offre di più. Mi rendo conto: il giochetto è ai limiti della liceità e talora li supera. Però siamo nel campo delle consuetudini, nulla di particolarmente scandaloso.
Se il prezzo richiesto dal paparazzo alla sua «vittima» è troppo alto, si può parlare di estorsione? Dipende dai punti di vista. Comunque, cinque anni di carcere per una pratica assai diffusa nell’ambiente sono un’esagerazione. Ai tempi in cui dirigevo L’Europeo - per citare un esempio eloquente- ogni anno, d’estate, arrivava in redazione il piazzista di un’agenzia specializzata in immagini spinte ed esibiva la foto di un grande dell’industria mentre dal suo yacht si tuffava (biotto) in mare, nella quale era visibile l’apparato riproduttivo, col passare delle stagioni sempre più pendente. I funzionari della casa editrice e i direttori delle varie testate si mobilitavano all’istante per acquistare lo stuzzicante servizio. Perché? Urgeva accaparrarselo allo scopo non di pubblicarlo bensì di toglierlo dalla circolazione.
Questa era la prassi. Mai a nessuno venne in mente che si trattasse di estorsione. Corona invece per un’operazione (o numerose operazioni) simili deve scontare la reclusione: 5 anni, non 5 settimane. D’altronde, la giustizia è uguale per quasi tutti: alcuni pagano anche per altri. Il che non giustifica il fatto che su Facebook sia in atto una campagna di simpatia verso il suddetto Corona: migliaia di persone che inneggiano a lui incitandolo a non farsi catturare. Eppure l’iniziativa spiega molte cose. Una soprattutto: a volte, se tra le guardie e i ladri si preferiscono i secondi, un motivo c’è.