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 2013  gennaio 22 Martedì calendario

Il centro-destra decide di non candidare i cosiddetti “impresentabili”, levando a Bersani e Vendola l’argomento principale della loro campagna elettorale: fuori Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino e Claudio Scajola, tutti sotto processo ma in attesa di una sentenza in via definitiva (quindi, presunti innocenti), dalle liste del Pdl

Il centro-destra decide di non candidare i cosiddetti “impresentabili”, levando a Bersani e Vendola l’argomento principale della loro campagna elettorale: fuori Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino e Claudio Scajola, tutti sotto processo ma in attesa di una sentenza in via definitiva (quindi, presunti innocenti), dalle liste del Pdl. Aspettando che la sinistra si inventi qualcosa per non soccombere in una campagna elettorale che aveva già impostato sul solito raccapricciante populismo giustizialista, strumentalizzando le vicende giudiziarie degli avversari politici, non possiamo fare a meno di notare come il nuovo slogan di Pd e Sel sia sulle “liste pulite”. Forte della candidatura dell’ex procuratore anti-mafia Pietro Grasso, il partito di Bersani ha pensato di potersi giocare l’asso nella manica ancora una volta sulla questione morale. Ma sarà vero? Le liste del Pd sono davvero “pulite”? No, nient’affatto. Non è così. I media non vogliono infierire sul fatto che ai primi posti delle liste del Pd ci siano i “catapultati”, candidati di nome e di grido ma assolutamente non eletti alle parlamentarie, e che quindi l’esito delle parlamentarie stesse sia stato stravolto e gli elettori in qualche modo presi in giro. Ammettendo che in ogni caso i più votati alle parlamentarie sono perlopiù in lista in posti dignitosi (anche se è riscontrabile qualche incongruenza in talune circoscrizioni) non infieriremo neppure noi. Ma sull’ipocrita slogan “liste pulite”, no, non possiamo transigere e ignorare che il Pd ha candidato anche indagati e persone sotto processo. Ovviamente anche per questi signori vale la presunzione di innocenza, come dovrebbe valere per i Dell’Utri, gli Scajola e i Cosentino che non sono ancora stati condannati in via definitiva e probabilmente mai lo saranno (Dell’Utri è stato condannato nei primi due gradi di giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, ma la Cassazione ha sancito che il processo d’appello è da rifare. E la prescrizione, che non è una condanna, si avvicina). Intanto, però, pubblichiamo la lista degli “impresentabili” del Pd che sono stati candidati senza problemi: CATERINA ROMEO (Senato, Piemonte) condannata a 1 anno e 4 mesi per violazione della legge elettorale. GIOVANNI LOLLI (Senato, Abruzzo) rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento, prescritto. NICODEMO OLIVERIO (Camera, Calabria) imputato per bancarotta fraudolenta. FRANCANTONIO GENOVESE (Camera, Sicilia) indagato per abuso d’ufficio. ROSARIA CAPACCHIONE (Senato, Campania) sotto processo per calunnie nei confronti di un sottufficiale della Guardia di Finanza, che aveva legittimamente fatto arrestare il marito di lei. BRUNO ASTORRI (Senato, Lazio) indagato per concorso in abuso d’ufficio con tutto l’ufficio di presidenza nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi d’oro. Ma ci sono anche i tanti paracadutati, candidati solo perché “amici degli amici” LUIGI MENCONI (Senato, Sardegna) marito di Bianca Berlinguer, dir. TG3. MARIETTA TIDEI (Camera, Lazio) figlia di Pietro Tidei, sindaco PD di Civitavecchia. DANIELA CARDINALE (Camera, Sicilia) figlia dell’ ex ministro Salvatore Cardinale. SIMONE VALIENTE (Camera, Campania) figlio del deputato PD Antonio Valiente. CAMILLA SGAMBIATO (Camera, Campania) moglie del capogruppo PD Giuseppe Stellato ALESSANDRO EMILIANO (Camera, Puglia) fratello di Michele Emiliano, sindaco PD di Bari.