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 2013  gennaio 22 Martedì calendario

E SPUNTA UN’ALLEANZA TRA CASALESI E ISLAMISTI

Spunta un’alleanza tra camor­ra e terrorismo islamico nell’indagine dei magistrati an­timafia napoletani che ha portato all’arresto di Carmine Schiavone, 29 anni. Il terzogenito di Francesco Schiavone, capo storico della camorra casalese, è considerato l’at­tuale reggente della cosca dopo l’ar­resto del padre e dei tre fratelli. Formalmente accusato di tentata e­storsione aggravata dal metodo mafioso, il giovane boss aveva in realtà ampliato gli interessi del clan fino a rafforzare l’alleanza con i ter­roristi islamici stretta dal fratello maggiore Nicola prima che questi fosse arrestato a giugno 2010.
Sostanzialmente un patto per assi­curare rifugio nel basso casertano ai componenti di cellule terroristi­che della jihad, ricercati per fatti di sangue. In cambio il clan avrebbe ri­cevuto denaro e sostegno logistico in previsione di omicidi eccellenti e di attentati contro i magistrati na­poletani del pool antimafia, in par­ticolare contro il procuratore ag­giunto Raffaele Cafiero de Raho, cui i figli di Francesco Schiavone han­no sempre addebitato «la causa del­la rovina del padre», e contro il so­stituto procuratore Antonello Ardi­turo, troppo attivo secondo il boss nelle indagini sul cartello dei casa­lesi e titolare delle indagini che han­no permesso di interrompere la la­titanza di oltre uin centinaio di capicosca.
Un’alleanza, quella con i mujaheddin, da far pesare nei rapporti con la ’ndrangheta cala­brese e la mafia siciliana. Di fatto gli accordi tra casalesi del clan Schiavone e terroristi islamici si so­no fermati ai primi approcci. Certo è che Nicola Schiavone ave­va personal­mente incon­trato alcuni e­sponenti di un centro islamico a Trentola Ducenta, nel casertano, collegati ad una cellula jihadista, ed aveva dato disposizioni perché un suo uomo fidato, Roberto Vargas, mantenesse i contatti con i terrori­sti. A raccontarlo è lo stesso Vargas, da tempo collaboratore di giustizia, che descrive minutamente i traffi­ci del clan: dalle estorsioni ai gua­dagni sul noleggio dei videopoker, all’attività immobiliare comprese le case per gli americani della base militare di Gricignano. La guida del­la cosca è passata da Nicola al fra­tello Carmine secondo “una sorta di diritto di successione in virtù del quale a capo dell’organizzazione deve esserci sempre uno dei figli del capo clan Schiavone Francesco, detto Sandokan - scrivono i pm. - Si è riscontrato che i figli non detenuti assumono la guida pro tempore dell’organizzazione e controllano le attività criminali eseguite dagli affiliati nell’intero territorio caser­tano ». Attualmente dei cinque figli di Francesco Schiavone solo Walter non è in carcere. Lo stesso Carmi­ne Schiavone, arrestato ieri in un pub ad Aversa dai carabinieri di Ca­sal di Principe, era incensurato e in libertà. È accusato di aver tentato di estorcere 10mila euro ad un im­prenditore dell’agro aversano, che lo ha prima denunciato ai carabi­nieri e poi ha collaborato con gli in­vestigatori. Il boss non faceva scon­ti e, hanno accertato gli inquirenti, si serviva di “una componente mi­­litare” appositamente organizzata all’interno del clan per evitare rea­zioni ’al giogo estorsivo’.