Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 20 Domenica calendario

GLI APPALTI DEL VIMINALE. IL GIP: UN ALTRO SUICIDIO PER LE PRESSIONI INTERNE —

Alla fine dello scorso marzo si uccise il viceprefetto Salvatore Saporito, indagato dalla Procura di Napoli nel procedimento sugli appalti previsti dal Patto per la sicurezza. Ora si viene a sapere di un altro suicidio che si incrocia con quest’inchiesta. Quello di Vincenzo Paracuollo, ex direttore della sede di Napoli del Cen (il centro elettronico della Polizia).
Ne parla il gip Claudia Picciotti nella sua ordinanza di interdizione nei confronti di alcuni imputati, tra i quali l’ex vicecapo della polizia Nicola Izzo e l’ex prefetto dell’Aquila Giovanna Iurato. Il giudice allega poi altre intercettazioni che svelano i comportamenti proprio di quest’ultima.
Le minacce
a indagati e testimoni
Il gip cita un passaggio della richiesta della Procura in cui si fa riferimento «agli episodi accertati di intimidazione o di semplice pressione a cui sono stati sottoposti alcuni dei testimoni o indagati» e ricorda la vicenda del viceprefetto Saporito. Quindi scrive: «Sempre nel medesimo solco non può non rilevare quanto riferito dal funzionario dr. Vincenzo Paracuollo (anch’egli recentemente deceduto in circostanze oggetto di accertamento)».
Paracuollo fu ascoltato come teste in Procura il 20 gennaio del 2011. E raccontò che alle riunioni operative sui lavori in programma «venne convocato il mio vice, che venne anche inserito nei gruppi di lavoro da cui venni escluso. All’inizio provai a informarmi dal mio vice sugli esiti di quelle riunioni, ma egli non mi dava risposte, per cui capii che non volevano che venissi informato».
Nella deposizione Paracuollo riferì anche di un tentativo di Izzo di trasferirlo da Napoli a Roma a un anno dalla pensione. Fu sostituito come direttore del Cen, e quando andò a chiedere spiegazioni al suo superiore diretto «egli mi disse che lui non sapeva nulla e che era stata una decisione personale del dr. Izzo. Anzi, mi comunicò in quell’occasione che Izzo intendeva trasferirmi a Roma». Lui disse subito che non avrebbe accettato «e fu allora che venni collocato a disposizione e lasciato a Napoli».
La richiesta
per la «bonifica»
Il giorno dopo essere arrivata a L’Aquila il prefetto Giovanna Iurato voleva che la Polizia scientifica le bonificasse l’ufficio. I magistrati titolari dell’indagine su Finmeccanica sospettano che fosse per evitare eventuali intercettazioni disposte proprio da loro. È il 28 maggio 2010, Iurato chiama Francesco Gratteri, all’epoca capo della Direzione anticrimine. E sollecita l’intervento.
Iurato: perché la struttura al momento è un porto di mare dove ci sono tutti di tutti.
Gratteri: Ho capito però nel tuo ufficio non è che entra il primo che arriva, insomma.
Iurato: a me il colonnello dei carabinieri mi ha detto che...
Gratteri: Eh però allora aspetta un attimo. Allora mi permetto di darti un suggerimento, perché non vorrei... perché siccome là arrivano... noi facciamo tutto quello che vuoi: il tuo ufficio, tutti gli uffici... tutto quello che vuoi, però siccome siamo in una struttura militare... ed è una questione delicata, secondo me lo devi dire a Sandro Valeri (il capo della segretaria del Dipartimento, ndr)... Perché eventualmente ne parli con il capo, capito perché, non so se mi spiego? Lì coloro che ti ospitano potrebbero pure risentirsi, io mi risentirei, capito?...
Iurato: il colonnello dei carabinieri mi ha detto che questa cosa l’ha fatta anche Franco!
Durante il suo interrogatorio di quattro giorni fa il prefetto ha sottolineato che il «Franco» di cui parlava è il suo predecessore Gabrielli e, come evidenzia il suo legale Renato Borzone, «la bonifica si rendeva necessaria perché nel suo ufficio venivano convocate le riunioni per l’affidamento degli appalti e dunque era necessario che fosse garantita la massima riservatezza». In ogni caso la richiesta non andò a buon fine perché Gratteri decise che non fosse opportuno, come spiegò al prefetto nella stessa telefonata.
Gratteri: Eh ho capito... però tu hai... cioè là deve... arriva la polizia, in una caserma della Finanza con valigie e valigette, per fare la bonifica al prefetto, che sta in una struttura della Finanza!!! È un po’... è un po’ antipatica come cosa no Gianna... perché tu ovviamente, è che io che sono del mestiere che cosa ti dico? Ti dico Giovanna, se qualcuno l’ha messa qualcosa, l’ha messa con la compiacenza della Finanza.
Iurato: Ah, allora, devi sapere che lì non c’è una situazione fisiologica normale...
Gratteri: siamo tutti d’accordo, ci mancherebbe, io te la faccio anche di notte, quando vuoi tu però chiedo, trattandosi di una struttura della Finanza, questo tipo di delicatezza... lo diciamo a Valeri perché valuti di dirlo al capo e vediamo quello che c’è da fare.
Fulvio Bufi
Fiorenza Sarzanini