Giovanni Vegezzi, Il Sole 24 Ore 20/1/2013, 20 gennaio 2013
LA VIA SPAGNOLA: METTERE I CREDITI NEL «BANCO MALO»
«Matar dos pajaros de un tiro». È forse questa espressione spagnola - che indica i due proverbiali piccioni presi in un sol colpo - a spiegare meglio l’obiettivo che la bad bank creata dal Governo di Madrid si prefissa: non solo alleggerire i bilanci delle banche dagli asset tossici, ma anche scrivere la parola fine sulla bolla immobiliare che, scoppiata a fine 2007, da troppo tempo affossa il settore del credito.
Per questo nel novembre del 2012 nasce Sareb, acronimo che indica una Spa (Società di gestione degli asset proveniente dalla ristrutturazione bancaria) destinata a raccogliere attivi immobiliari problematici o fortemente svalutati. Si tratta di asset dal valore minimo di 100 mila euro rimasti in portafoglio agli istituti di credito con la crisi del ladrillo, il mattone che aveva trainato l’economia iberica all’inizio degli anni Duemila.
Il parto è stato indotto dall’Europa (negli accordi salva-banche firmati dalla Spagna a luglio c’è ben chiara la clausola relativa a una "pulizia" dei bilanci bancari), ma comunque è stato accolto da una certa partecipazione degli investitori privati. Se infatti il Fondo pubblico spagnolo per la ristrutturazione bancaria (Frob) ha versato il 45% del capitale, la maggioranza è stata messa sul piatto, a fine dicembre, da una decina fra banche e assicuratori, compresi gruppi stranieri come Deutsche Bank, Barclays, e Axa. Certo, la parte del leone nel predisporre le risorse necessarie – per massimo di 3,8 miliardi di euro in mezzi propri previsti nella prima fase e composti per il 25% da capitale e per il 75% da debito subordinato – l’hanno fatta gli istituti spagnoli ancora in salute: Santander ha messo 164 milioni, Caixabank 118 milioni, Banco Sabadell 66 milioni, Banco Popular 57 milioni e Kutxabank 25 milioni.
E questo perché è anche interesse loro che il settore risolva una volta per tutte un male - quello dei crediti deteriorati – che è ancora endemico: secondo i dati comunicati venerdì dalla Banca di Spagna a novembre i prestiti in sofferenza hanno raggiunto quota 191,63 miliardi di euro, pari all’11,38% dei crediti totali, un nuovo record rispetto all’11,23% di ottobre.
Il lavoro da fare, insomma, è tanto e, secondo gli analisti, a farsi sentire saranno per primi gli effetti negativi della medicina: da un lato l’impatto sulle banche obbligate a disfarsi di circa 17 miliardi di euro di titoli che avevano come collaterale i mutui passati alla bad bank (con problemi che si aggiungono a quelli più tipici della ristrutturazione, fra cui il taglio di migliaia di posti di lavoro); dall’altro l’accelerazione nella caduta dei prezzi immobiliari provocata dalle dismissioni di Sareb. Una febbre in vista della guarigione - si spera - definitiva che implicherà secondo Standard & Poor’s una diminuzione dei prezzi del mattone del 20% nei prossimi 4 anni, l’orizzonte temporale fissato per lo smaltimento dello stock di case in eccesso.
Proprio il 2017 dovrebbe essere per la bad bank l’anno dell’utile, con profitti stimati fra 150 e 200 milioni di euro. L’obiettivo, infatti, è che l’operazione "banco malo" sia redditizia: al netto delle svalutazioni che hanno ricondotto gli asset in mano a Sareb dagli 80 miliardi cui venivano contabilizzati dalle banche a 40 miliardi (diventeranno 55 entro marzo con una nuova tranche di conferimenti), l’istituto prevede di guadagnare un 15% nei prossimi 15 anni. Con una distribuzione di dividendi prevista - se va tutto bene - a partire dal 2018.