Anna Bandettini, la Repubblica 19/1/2013, 19 gennaio 2013
ANGELA FINOCCHIARO “PERCHÉ SI PUÒ AVERE FASCINO OGNI ETÀ”
[L’attrice spiega il suo rapporto con il tempo che passa] –
«Il primo allarme è quando ti accorgi di essere diventata una donna invisibile. Il giorno prima non dico che si voltano a guardarti per strada, ma capita che qualche attenzione, qualche sguardo si posi su di te. Di punto in bianco invece è come se sparissi. È come se passassi in un’altra categoria, diventi quella a cui si dice “O scusi signora”. Signora a chi? Mi verrebbe da urlare. Ma intanto realizzi che sei entrata nei cinquanta». Angela Finocchiaro, aria forte e riservata, attrice brava sia di commedie campioni di incassi come Benvenuti al sud, sia di drammi profondi come Mio fratello è figlio unico: 57 anni ironici e schietti, sempre struccata, il fisico longilineo ma da sempre, una di quelle donne di cui, come succede alle non-bellone, il tempo sembra essersi distratto.
Angela attraversa senza imbarazzi, disagio e chirurgie plastiche quella soglia difficile che sono, per una donna, gli “anta”. Sì, perché malgrado le più accese battaglie femministe, malgrado l’emancipazione, le conquiste sociali, le quote rosa, le carriere, malgrado le pari opportunità, le donne restano “diverse” per quel che riguarda l’età. E non c’è età più diversa dei 50 anni, quando una donna non è più giovane né vecchia, né seduttiva né decrepita, quando quasi quasi devi chiedere scusa sia per le prime rughe, i capelli bianchi, la pancia tonda, sia se sei magra, con la pelle liscia e nessuna
smagliatura perché allora chissà che segreti avrai...
«Non parliamo poi del cinema — dice Angela — lì addirittura sono spaventati alla sola idea di raccontare una cinquantenne. Ispirazioni azzerate. Ma che errore. Sempre più io sono convinta che la mia è la prima generazione in cui le donne hanno una consapevolezza di sé nuova anche nella vecchiaia, sanno che i cinquant’anni possono essere vissuti in modo diverso, senza vergogna, senza sentire di perdere i propri diritti di donne. Lo vedo su di me, su come accetto i cambiamenti del mio corpo. Chiaro che non vorrei perdere la mia faccia, anche per il tipo di lavoro che faccio; ma non pretendo di avere a 50 anni la pelle di quando ne avevo 20. E in giro o tra le mie amiche vedo splendide cinquantenni, non ammaestrate alla chirurgia, che portano addosso la loro vita vissuta, magari la soddisfazione del proprio passato, e ne fanno una luce, un carisma che le rende raggianti».
A queste cinquantenni, Angela Finocchiaro, in questi giorni al Piccolo Teatro di Milano con una divertente commedia famigliare, Open day, ha dedicato un film a cui pensava da tempo, Ci vuole un gran fisico atteso per marzo nelle sale. Diretto da Sophie Chiariello, regista francese al suo debutto su grande schermo, con Raul Cremona, Rosalina Neri, Laura Marinoni, il film racconta di Eva una donna smarrita nella crisi della mezza età con un marito, Elio di Elio e le Storie Tese, che non intende invecchiare, e una serie di colleghi indifferenti e maligni. «Eva lavora in un grande magazzino al reparto cosmetici quindi ha a che fare con la bellezza e con tutti quei modi di parlare sopra le righe della bellezza della donna, per cui affrontare i segni dell’età sul corpo sembra una guerra, non una cosa normale. Ecco, Eva sta sparendo in quell’imbuto dei cinquant’anni, se non fosse per la stravaganza di incontrare a un certo punto un angelo che poi sarebbe Giovanni Storti di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ovviamente è una commedia, surreale, ma quello che a me premeva era di mostrare in un film una cinquantenne “normale”, una di noi, che parla di menopausa, sessualità, rughe non come un dramma, una disgrazia».
La finzione va bene, ma la realtà non è più crudele? «Molte cose sono cambiate. Se penso a mia mamma... Lei dopo la menopausa entrava in un ruolo che la chiudeva in uno status di donna non più desiderabile né desiderante. Ancora nei Sessanta le donne che si tenevano bene, che avevano cura di sé dopo una certa età, erano viste come ridicole. E oggi dobbiamo quasi ritenerci fortunate se non continuano a chiamare le nostre rughe “lesioni”. Il fatto è che oggi le donne non ci cascano più. Sono donne che non si vedono solo come madri, mogli o nonne. Diciamolo, noi cinquantenni di oggi siamo attive, sappiamo che almeno 30 anni davanti ce li abbiamo ancora e in più contiamo su una esperienza alle spalle che magari ci ha visto protagoniste di battaglie o semplicemente protagoniste a casa, sul lavoro. Siamo appassionate, competenti, colte. Dunque non abbiamo la testa né per fare le badanti, né per essere estromesse dalla vita pubblica. Noi stiamo invecchiando in un altro modo, forse più spigliato e per niente accomodante ».
Eppure non è tutto rose e fiori nemmeno per cinquantenni così felici. «Certo. Io le mie angosce ce le ho, ma almeno non mi sento schiava della decadenza fisica. Faccio ginnastica, ma due volte la settimana è già tanto. Mi curo più di una volta, vado a caccia di cremine alle vitamine, ma forse più per amore di me stessa che per paura di invecchiare. O forse semplicemente per mettere a tacere i miei figli. Perché i figli, chi ce li ha lo sa, sono spietati. Io poi li ho fatti tardi e ora che mi confrontano con i genitori dei loro coetanei non fanno che ripetermi, “mamma sei vecchia”. Al massimo della bontà mia figlia per tenermi su, il giorno del mio compleanno mi ha detto “non ti deprimere fino ai 60 ce la puoi fare”. Per non parlare di mio figlio che a ogni abbraccio non fa che notare la ciccetta sui fianchi che aumenta, i capelli che imbiancano. Sono i momenti in cui penso che aveva ragione Nora Ephron quella di Harry ti presento Sally, quando diceva che la più grande rivoluzione femminile è stata la tinta per i capelli. La verità è che per quanto consapevoli non è facile per una donna digerire l’età. Io mi sono ritagliata una frase che Madre Teresa di Calcutta ha dedicato alle donne: “Se non puoi correre cammina, se non puoi camminare veloce cammina piano, quando non potrai più camminare usa il bastone ma non trattenerti mai”. Mai».