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 2013  gennaio 17 Giovedì calendario

IL MONDO RAPITO DA RUZZLE IL GIOCO CHE SALVA DAI COLLEGHI

[Ha conquistato milioni di fan, soprattutto negli uffici. Stimola ma sgombra la mente. E con la scusa che è sullo smartphone ci si può fingere sgobboni] –
Posso smettere quando voglio. Ripetiamolo come un mantra e forse diventerà vero. O forse basterà aspettare il nuovo giochino distruggitempo da cellulare. C’erano una volta i solitari con le carte e la Settimana enigmistica , oggi c’è Ruzzle, una sorta di Scarabeo o Paroliere elettronico diventato in poche settimane fenomeno mondiale: secondo le stime ce l’hanno già su iPhone e simili 15 milioni di persone in 128 Paesi. E ogni giorno ci giocano in almeno un paio di milioni. In Italia Ruzzle ha cominciato a circolare in modo massiccio solo da Natale, eppure è già un tormentone generale. Ci giocano tutti, dal cantante Frankie Hi Nrg al manager Marco De Benedetti. Ma proprio tutti: lunedì scorso nell’aula del processo «Ruby» a Milano metà della folla di cronisti brandiva rapito il telefonino, e non per scattare foto alla conturbante «nipote di Mubarak». Il meccanismo è semplice: sullo schermo «touch» compare un quadrato di quattro lettere per lato, lo scopo è unirle tracciando una linea col dito, in ogni direzione purché adiacenti, in modo da formare una parola di senso compiuto. Ogni quadrato «nasconde» anche 4-500 vocaboli e per fare punti bisogna scovare i più lunghi e originali. Ovviamente, nell’era dei social network, ci si sfida a distanza con perfetti sconosciuti grazie al collegamento in Rete.
Ne è nata una competizione mondiale, ma in fondo per l’utente medio la gara serve solo a fornire quel minimo titillo dell’ego che ti spinge a schiacciare l’avversario o a odiarlo e chiedere la rivincita. Il succo vero è la semplicità del gioco che, nonostante la necessità di attivare un minimo di materia grigia, è un perfetto svuota-testa. E, a differenza dei solitari, garantisce una privacy perfetta.
Ed è questa una delle chiavi del suo successo. L’utente medio è senz’altro una persona che lavora in compagnia: negli uffici è ormai il migliore alleato del travet. Ruzzle è perfetto da giocare davanti ai colleghi: riesce a isolarti dalle chiacchiere inutili, donando momenti di intimo brio anche alla più tediosa delle riunioni. Basta rispolverare qualche trucco da scuola media per poter fingere di non essersi persa una parola del capo e dribblare l’imbarazzo di una domanda improvvisa. Tecnica analoga quando la consorte che ha messo il lucchetto alla playstation vi intrattiene con gli impellenti problemi del rapporto genitore- alunno (che ovviamente è il vostro recalcitrante erede, a sua volta più attratto da «Pro Evolution Soccer» che dal compito in classe). Col solitario le scuse non tenevano, con lo smartphone si può sempre dire che si sta leggendo una mail importante o «googlando » i consigli pedagogici di Silvia Vegetti Finzi.
È proprio vero che la tecnologia fa risparmiare tempo. Così ce n’è di più per giocare a Ruzzle. Pare che ogni giorno si disputino nel mondo partite per un tempo pari a 115 anni. E ora scusate, devo sfidare Sallusti.