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 2013  gennaio 20 Domenica calendario

Venerdì è andato in onda su RaiTre un nuovo programma di Lucia Annunziata, Leader , che proponeva un modo nuovo di impostare i talk politici: i leader, circondati da uno staff scelto da loro, rispondono a domande dei cittadini mettendosi in gioco direttamente

Venerdì è andato in onda su RaiTre un nuovo programma di Lucia Annunziata, Leader , che proponeva un modo nuovo di impostare i talk politici: i leader, circondati da uno staff scelto da loro, rispondono a domande dei cittadini mettendosi in gioco direttamente. Si è cominciato con Ingroia, il più incosciente o forse quello che ha meno da perdere. Lo schema iniziale era chiaro: non cittadini scelti senza filtro ma imprenditori, sindaci, presidenti di associazioni, a cui aggiungere cum grano salis qualche voce più «selvaggia». Al Colonna Palace Hotel di fronte a Montecitorio, in una sala scenografata con sagome di legno alla Ceroli, erano raccolti i sostenitori di Ingroia e i rappresentanti «civili», più qualche giornalista. L’Annunziata aveva deciso di non rendere a Ingroia la vita facile: aveva convocato chi potesse metterlo in difficoltà con le domande, sia politiche che umane. Tutto si è risolto in un mezzo disastro: ci si è incartati quasi subito sulle beghe interne delle liste, sulla delusione degli esclusi che rimproverano a Ingroia un’eccessiva subordinazione ai partiti, con urlacci e allusioni non sempre comprensibili e Ingroia che dava tutta la colpa al Porcellum. Una plausibile domanda di Sallusti («perché lei si presenta a Palermo, ben sapendo che lì non è eleggibile ?») ha scatenato un inferno di «mascalzone!», «vade retro!», nello stile dei peggiori pollai tradizionali. Si è profilato uno scoop, con Grillo disposto a intervenire in diretta, ma l’audio non funzionava. Gli autori hanno provato a buttar dentro il «popolo» ma è stato quasi peggio, non si è andati al di là di «voi parlate de cose che alla ggente comune nun je ne frega gnente». Un’impressione generale di scoordinamento, di scalette saltate, di mancanza di polso della conduttrice. L’Annunziata, con ammirevole onestà intellettuale, ha ammesso «ho condotto malissimo, la prossima volta andrà meglio» e ha chiesto scusa «per tutte le cose che non hanno funzionato stasera». Lei a dir la verità ci ha provato cocciutamente per due ore a pretendere risposte precise, ma si è trovata di fronte un Ingroia esitante e poco carismatico, che diceva e disdiceva, che a proposito dell’Ilva ammetteva dopo un’ora di «essersi confuso», che a ogni domanda che non fosse sulla legalità ripeteva «facciamo parlare il nostro esperto in materia». Anche lui probabilmente per onestà, per scarsità di impudenza. Due brave persone, che forse loro malgrado hanno smascherato la macchina del talk: hanno mostrato quanta finzione, quanti simulati saperi ci siano dietro un programma ben oliato e spettacolare. In politica il facile porta più voti del difficile. Se, com’è augurabile, il programma continuerà nonostante il flop di ascolti, sarà interessante vedere come i leader grossi si attrezzeranno per dare risposte circostanziate senza buttare tutto in vacca.