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 2013  gennaio 20 Domenica calendario

VITA COL REDDITOMETRO

In attesa che il fisco misuri i redditi degli italiani, per il momento è possibile misurarne i timori. Il redditometro si è trasformato in uno spauracchio non solo per i candidati alle elezioni (con rimpalli relativi alla sua paternità tra Silvio Berlusconi e Mario Monti), ma anche per il contribuente medio che si interroga sugli effetti della sua applicazione. Chiamati a sciogliere dubbi e fornire rassicurazioni sono i commercialisti, gli interlocutori naturali per chi non sa se l’aiutino per arrivare a fine mese con la pensione della nonna o il risparmio accumulato negli anni passati possano costituire un parametro per finire nella lista dei presunti evasori. Ecco un campionario delle angosce e delle domande che il contribuente italiano si pone, in una panoramica da Nord a Sud.

È necessario conservare tutti gli scontrini?

È la domanda più gettonata. Ma sposta la questione su un piano poco corretto. «Non ha molto senso chiedersi dove siano finiti gli scontrini del 2009» spiega dal suo studio a Udine Claudio Siciliotti, ex presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti «piuttosto considererei le maggiori entrate, è un consiglio più ragionevole degli scontrini. Meglio documentare quel che entra, che quel che si spende». C’è poi un ulteriore aspetto: il contribuente che non è un professionista o un imprenditore, magari non conserva tutti gli anni i pezzi di carta che dimostrino le sue entrate. «È un problema serio per il cliente medio dimostrare la sua capacità di spesa reale» Nicola Cavalluzzo, commercialista a Milano «lo sfasamento temporale non aiuta. Per il fisco è facile perché è tutto memorizzato nelle banche dati».

Come si fa a dimostrare di avere ragione in caso di accertamento?

Il cosiddetto «onere della prova» con il redditometro è stato ribaltato sul contribuente, che deve essere in grado di motivare un eventuale scostamento tra reddito e capacità di spesa. E non si tratta di un caso che riguardi esclusivamente i grandi evasori. «Ho clienti anche di 40-50 anni - racconta Cavalluzzo - che ricevono cifre periodiche stornate dalla pensione dei genitori o da zie che non hanno figli. Di certo non vengono versate su conto corrente con un bonifico ed è quindi difficile dimostrarne la provenienza a posteriori». Gianluca Zizza, commercialista in Calabria a Lamezia Terme aggiunge un ulteriore ostacolo: “Nel caso di professionisti o aziende unipersonali c’è l’abitudine di usare un unico conto corrente, con il risultato di confondere le spese aziendali con quelle personali. Poi chi si ricorda di quella spesa o quel prelievo? A posteriori risulta difficile distinguere».

Cosa fa scattare il redditometro?

«Sono le spese non routinarie, il famoso viaggio che ci si concede con tutta la famiglia magari spendendo 10 mila euro ma ogni 4 anni - chiarisce Cavalluzzo - e che poi non è detto che si sia in grado di dimostrarlo, perché non è che tutti gli anni teniamo a mente le spese eccezionali. Quello che vedo dai clienti dello studio è il terrore delle persone: prima ancora di sostenere la spesa si preoccupano di dimostrare la capacità. Questo porterà una frenata dei consumi ed è una cosa assurda». Prosegue Zizza: «Si preoccupa di più il contribuente onesto, quello che dichiara tutto e viene a fare dei conteggi prima di comprare una macchina o un bene durevole. Gli elusori incalliti continuano a sfuggire. È il caso un avvocato di cui mi ha raccontato un collega che dichiarava 15 mila euro l’anno e con il vecchio redditometro è stato beccato, sfiorando il penale, con 250 mila euro sul conto e assegni per parcelle fino a 80 mila euro. Si preoccupava di vendere e spogliarsi di tutto. Ben venga il redditometro in casi come questo».

Il Redditest è veramente anonimo?

La naturale diffidenza italiana, quando si parla di fisco sfiora la paranoia. «I miei clienti mi chiedono spesso se questo software che l’agenzia ha messo in giro è sicuro - confida Cavalluzzo - abbiamo la certezza che nessuno dall’altra parte se ne renda conto? Penso che abbonderanno i Paperino, Pluto e Topolino che fanno delle prove sul reddito». Il Redditest permette infatti di fare un’autovalutazione della proprio congruità scaricando un programma sul proprio pc. «È difficile convincere l’italiano con qualche peccatuccio che nessuno potrà controllare i dati inseriti. Gli esperti informatici a cui ho chiesto non l’hanno escluso in via definitiva». Ma è altrettanto improbabile che sia questa la strada scelta dal fisco per effettuare i controlli. Ciononostante conclude Cavalluzzo «c’è chi preferisce spendere qualche soldino e andare in un internet cafè o altrove e fare una prova fuori casa o ufficio».

Ci sono differenze tra Nord e Sud?

La capacità di spesa a Nord è maggiore e questo si riflette anche nel rapporto con il consulente. «Al Sud non c’è l’attenzione che ci dovrebbe essere perché chi si preoccupa della sopravvivenza non pensa al redditometro - spiega Zizza -. Al Nord il dilemma sulle spese e i consumi è più sentito. Ma chi guadagna il problema se lo pone anche qui».